Lezioni di piano: un film tra desiderio e norme sociali

Lezioni di piano: un film tra desiderio e norme sociali

Jane Campion con Lezioni di piano (The Piano), film del 1993 vince tre premi Oscar e la Palma d’Oro a Cannes e completa un trittico costellato da figure femminili problematiche ma estremamente vitali.

L’idea originaria prende ispirazione dalla passione della regista per il corredo fotografico della neozelandese Alexander Turnbull Library, di fatti, Lezioni di Piano venne girato in Nuovo Zelanda.
Nell’ideazione del personaggio di Ada è stata di fondamentale importanza l’influenza della scrittrice Emily Dickinson, e sempre della letteratura deriva l’atmosfera fortemente romantica che si traduce nel film come conflitto tra istinto e norme sociali, conflitto che ritroviamo nell’ambientazione di una natura selvaggia in cui prevalgono le passioni umane.

Il ruolo della musica

Il pianoforte costituisce all’interno di Lezioni di Piano l’oggetto attorno al quale tutto ruota. La scelta del pianoforte riflette l’abitudine dell’epoca (della metà dell’Ottocento) di portare con sé tale strumento dal Vecchio al Nuovo continente. Tuttavia, il pianoforte viene abbandonato sulla spiaggia, nonostante le proteste di Ada, per il rifiuto del marito di pagare il costo di trasporto fino alla loro abitazione. Il pianoforte sarà recuperato da Baines, socio del marito di Ada, il quale affascinato dal modo in cui la donna suona il piano, propone al marito un patto: in cambio di un appezzamento di terreno, lei dovrà insegnargli a suonare. La musica composta da Michael Nyman ha un ruolo fondamentale nello svolgimento del film, inoltre la regista stessa, per la direzione della protagonista, arrivò a prendere lezioni di piano.

Sia in fase di sceneggiatura sia durante le riprese, Campion si avvalse della collaborazione dello scrittore e attore maori Waihoroi Shortland, autore dei dialoghi nella lingua dei nativi e prezioso consigliere e mediatore culturale. Questo apporto era mirato a restituire in modo autentico il comportamento degli indigeni, considerando del resto che la cineasta non intendeva assumere nel film una posizione politica nei loro confronti.

La fotografia in Lezioni di Piano

Per quanto concerne la fotografia, fu determinante la passione condivisa tra la regista e il direttore della fotografia Stuart Dryburgh, per l’autocromia: si tratta di un antico procedimento di colorazione della pellicola che conferiva all’immagine un aspetto primitivo.
La narrazione comincia attraverso la voce della protagonista, nonostante nel film Ada sia muta. A tal proposito risulta fondamentale il ruolo giocato dal tatto, spesso messo in evidenza dalle numerose inquadrature che si spostano sulle mani della protagonista. Molti sono i dettagli “epidermici” che valorizzano lo scontro tra desiderio e oppressione: pensiamo a quando Baines, uomo inglese ma ambientato alla perfezione tra i Maori, scorge la pelle di Ada da un buco delle calze di lei, scena che ci appare quasi troppo privata e intima sullo schermo. Nonostante sia ritenuto un selvaggio a causa del suo rapporto di amicizia con i Maori e screditato da Ada in quanto incolto, Baines è un uomo passionale e autentico, grazie al quale la protagonista acquisisce consapevolezza di se stessa.

Lezioni di Piano è molto più che un semplice film, è un viaggio verso le passioni più nascoste, è un film da vedere almeno una volta nella vita.

Fonte immagine: Wikipedia

A proposito di Nadia Iervolino

Vedi tutti gli articoli di Nadia Iervolino

Commenta