Betty di Georges Simenon | Recensione

Betty di Georges Simenon

Betty è il titolo che il famosissimo scrittore belga del primo ‘900 Georges Simenon dà al suo romanzo. L’autore, già noto al pubblico soprattutto per avere inventato il personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese, ha lasciato 193 romanzi pubblicati sotto suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi. Betty fu scritto nel 1960 e pubblicato l’anno successivo, scardinando tutti i parametri letterari del tempo per raccontare la storia di una donna disturbata

La trama di Betty di Georges Simenon 

Betty di Georges Simenon è ambientato durante una piovosa notte parigina, quando una misteriosa ragazza traballante ed anestetizzata dall’alcol, Betty, entra in un bar, La Buca, accompagnata da un uomo. Ne uscirà qualche ora dopo, sorretta da un’altra donna conosciuta in quella fredda notte, Laure, la quale si prenderà cura della giovane Betty nelle settimane successive, raccontandole le storie degli “svitati” che nel corso degli anni sono approdati a La Buca. Dal canto suo, Betty, si lascia andare al racconto della propria vita tumultuosa, spiegandole cosa, chi e perché sia arrivata proprio in quel bar, in quelle condizioni. 

La recensione di Betty di Georges Simenon

Betty è un romanzo disturbante e controverso, sia per gli anni ‘60 in cui viene pubblicato, sia per l’epoca odierna. È il racconto di una donna fragile e confusa, continuamente inseguita dai ricordi traumatici dell’infanzia, che inconsciamente spostano la sua bilancia morale e la deviano verso le scelte sbagliate. Betty è una donna che, dopo un’adolescenza turbolenta, ha trovato un uomo dignitoso che la ama, ma dal quale non riesce a far altro che sfuggire per il desiderio perverso di sentirsi sporca, macchiata dal piacere della trasgressione.

Il suo godimento sta nel fallimento: la sua mente è mossa dall’autocommiserazione, che la spinge a pensare di non essere responsabile per i propri comportamenti. Betty è vittima e carnefice, soprattutto quando la sua razionalità prende il sopravvento e l’odio per se stessa diventa benzina per l’anima. Georges Simenon scrive quindi un vero e proprio romanzo psicoanalitico, scandagliando profondamente l’animo della protagonista. Betty viene descritta come una ninfomane, in tutti i suoi cambiamenti, manie e fobie. Il vero protagonista della storia è il suo “sporco”, il suo trauma passato che le vive incollato addosso e di cui non si libererà mai. All’interno del romanzo, il sentimento della misoginia é costante e palpabile, tanto da renderlo un testo difficile da digerire per il lettore che se da un lato giustifica ed empatizza nei confronti della povera Betty tormentata, d’altro canto condanna e si disgusta della Betty che si affaccia a La Buca ubriaca e spettinata. Il lettore diventa così giudice di una madre a cui sono state tolte le figlie per indecenza, ma anche di una donna vittima di una società che le ha inculcato il valore del matrimonio, ma senza dei moduli d’uso

Immagine in evidenza: Adelphi Editore 

A proposito di Valeria Chiara Toma

Vedi tutti gli articoli di Valeria Chiara Toma

Commenta