Gerardo Novi racconta la genesi della raccolta di poesie Acqua, la quale è stata pubblicata dalla casa editrice Affiori
Acqua è il secondo libro pubblicato da Gerardo Novi, studente iscritto al corso di laurea magistrale Filologia moderna presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, il quale coltiva (nel tempo libero) anche l’interesse per la scrittura di racconti e di poesie ed è anche un membro del laboratorio Libera Poesia Contemporanea di Fabiana Russo.
Acqua è disponibile per l’acquisto dal mese di settembre ed è stato pubblicato dalla casa editrice Affiori, la quale è parte del marchio editoriale Giulio Perrone Editore e si rivolge a tutti gli aspiranti autori e autrici. Gerardo Novi ha illustrato la genesi della sua opera e i temi trattati, ma ha anche offerto dei consigli di scrittura, nella seguente intervista.
Gerardo Novi illustra la genesi del suo canzoniere Acqua e la scelta della tipologia di versi usata nel suo libro
Innanzitutto, cominciamo questa intervista con le seguenti domande: questo volume, dal titolo Acqua, nasce come un progetto poetico preciso oppure si tratta di un canzoniere che raccoglie versi scritti nel corso degli anni? E cosa ti ha spinto alla pubblicazione delle tue poesie?
Comincio col dire che non mi sarei mai aspettato di pubblicare versi, in principio, perché cercavo in tutti i modi di cominciare pubblicando prosa. Quindi queste poesie nascono quasi di lato, senza che io me ne renda conto. Più o meno nel 2022 ho iniziato a mettere insieme in maniera seria le prime due parti del libro e poi a inizio 2024 ho scritto l’ultimo terzo. Non nasce quindi come progetto unitario ma nella fase di assemblaggio e correzione di tutti i testi ho notato che c’era un filo rosso sottile che univa tutto, un senso di progressione, forse meglio dire evoluzione, che ho cercato poi di far emergere. E l’Acqua ho notato essere una delle immagini più ricorrenti e che più spiccava. Mi sembrava quindi perfetto come titolo.
Da un punto di vista poetico, quali sono i temi che tratti all’interno di Acqua e perché prediligi l’uso del verso libero anziché un determinato metro della lirica italiana?
Se dovessi identificare un tema principale nel libro credo sarebbe quel bisogno di comprendere meglio te stesso e il mondo che ti circonda, il quale poi si snoda in diverse sue forme e attraverso varie voci, per riprendere un tema caro ad Antonio Moresco. Credo che questo sentimento di partenza viene poi sviluppato con diversi intenti nelle tre parti che compongono il libro, producendo quindi tre risultati, o tre voci, che vanno a differenziarsi anche nella forma. Un’amica, in alcune delle poesie, ha percepito una vicinanza con [Edgar Lee] Masters, e riesco a comprendere perché, ma in generale non avevo un’idea di partenza sulla forma che cercavo di dargli, sono venute fuori in una maniera molto spontanea, quasi a essere una sorta di fermo immagine di quel mio specifico momento. Le poesie che sto scrivendo attualmente si differenziano molto con lo stile, lì ricerco più una musicalità, rientro più nelle forme quasi geometriche della poesia classica, ed è affascinante poi tornare ad osservare quello che ho già scritto in questo libro e ritrovarlo già così diverso da me.
Un genere letterario diviso fra il passato e il presente: dalla playlist allegata e scaricabile gratuitamente su Spotify all’impatto della tecnologia sulla scrittura
Inoltre, hai realizzato una playlist scaricabile su Spotify dal medesimo titolo del libro, in cui è possibile trovare canzoni di generi diversi; per esempio, il rock di Jeff Buckley e dei Rolling Stones si trova assieme al pop di Lorde, Hozier e Lana Del Ray oppure al genere indie italiano con Gazzelle e Calcutta. Si tratta di canzoni che hanno influenzato la tua scrittura oppure usate per dare vita ad una giusta atmosfera per la lettura dell’opera?
Non sento che hanno influenzato la scrittura, o quantomeno non in un senso immediato. Considero le canzoni più che altro un vero e proprio accompagnamento emotivo che mi hanno permesso di portare a termine il lavoro. Alcune sono state così importanti che dovevo assolutamente citarle nel libro. Nella mia visione del lettore ideale spero che, seguendo l’ordine delle canzoni, si possa intravedere quell’evoluzione che ho cercato di tracciare all’interno del libro.
Dal momento che la nostra società ha abbracciato l’utilizzo della tecnologia in tutti gli ambiti della vita quotidiana, credi che questo cambiamento abbia avuto un forte impatto nella genesi di poesie da parte degli autori contemporanei?
Non credo ci sia stato un impatto su chi produce poesie, ma sicuramente c’è stato un impatto su chi le poesie le fruisce. Banalmente tutta la tecnica di cui ci circondiamo va ad influire sull’empatia e anche sulla soglia dell’attenzione, ma non voglio suonare scontato quindi non andrò ad approfondire. In fondo la poesia non è mai stato qualcosa che punta alla grande massa, qui parliamo di parole, di ossigeno per noi che ci ragioniamo, e non tutti riescono ad entrare in contatto con questa intimità. Credo vada semplicemente accettata come cosa e continuare a scrivere, continuare sempre a ragionare sulla prossima cosa da scrivere.
Così come Dante Alighieri aveva come propria guida poetica Virgilio, vorrei chiederti se anche tu avessi scelto qualche verseggiatore a cui fare riferimento oppure no?
No, non ho attualmente un particolare poeta di riferimento, sto ancora cercando di scoprirlo. Trovo molta ispirazione frequentando attualmente il laboratorio a Napoli di Libera Poesia Contemporanea, dove sono a contatto con giovani voci poetiche della mia stessa età e dove, grazie ai diversi punti di vista che riescono ad offrirmi, riesco a trovare menti aperte simili alla mia su cui poter rimbalzare. Già solo la consapevolezza di avere uno spazio poetico del genere dove poter lavorare liberamente sento che mi rende uno scrittore migliore.
I consigli per vincere l’imbarazzo e pubblicare le proprie poesie
Gerardo Novi, infine, ti chiedo quale consiglio daresti ad un aspirante poeta (o poetessa) che vorrebbe cimentarsi nella pubblicazione di una sua raccolta di poesie proprio come è avvenuto con Acqua.
Lavorare, raccogliere materiale, rifinirlo, correggere, rileggere tutto almeno tra le venti e le trenta volte, lasciar riposare per un po’ il testo, rileggere di nuovo tutto con mente fresca un’altra decina di volte e, una volta deciso che il lavoro è di livello, capire a chi proporlo, che è tutto un altro tipo di lavoro. Bisogna poi capire quali case editrici sono aperte a ricezioni e in quale di queste realtà editoriali il tuo lavoro potrebbe risaltare di più, bisogna pensare a passi tecnici come questi, e poi, una volta mandato il lavoro, si spera che saranno le vostre parole a parlare per voi e a lasciare un impatto significativo.
Fonte immagine di copertina: si ringrazia Gerardo Novi per la foto