Antonio Moresco, lo scrittore mantovano ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Pomigliano d’Arco oltre ad essere stato ospitato al FLiP 2024
Antonio Moresco, il romanziere mantovano autore di Canto del buio e della luce (2024), Diario del caos (2022), Canto d’arco (2019), Fiaba d’amore (2014), La lucina (2013), Canti del caos (2009) e La cipolla (1995), è stato l’ospite d’onore della quarta edizione del FLiP- Festival della Letteratura indipendente di Pomigliano d’Arco, il quale si è svolto dal 29 agosto al 1° settembre nel parco pubblico Giovanni Paolo II di Pomigliano d’Arco (in provincia di Napoli).
L’incontro con Antonio Moresco, che è avvenuto l’ultimo giorno della kermesse letteraria, è stato moderato dal docente Francesco Paolo De Cristofaro, il quale insegna Letterature comparate all’Università degli studi di Napoli Federico II.
Antonio Moresco ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Pomigliano d’Arco
In primis, Antonio Moresco ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Pomigliano d’Arco per meriti culturali, un’iniziativa promossa dall’Assessore alla cultura Giovanni Russo, il quale ha riferito tali parole ai visitatori:
«[….] Questa sera l’amministrazione comunale di Pomigliano d’Arco, il sindaco Raffaele Russo […], questo assessorato alla cultura e alle politiche giovanili intende lasciare un primo segno, sottolineo questo primo, un primo segno tangibile dell’interessamento forte che questa comunità […] rivolge al maestro Antonio Moresco. E vorrei, prima di leggere la targa, che questa comunità […] dona e attribuisce al maestro, volevo evidenziare quanto sia importante questo festival nella vita culturale di questa città. Noi lo abbiamo investito perché noi pensiamo che questa sia un’occasione importante per creare un’osmosi continuativa con il mondo della cultura nazionale e internazionale. Sappiamo che Pomigliano può essere, deve essere ed è lanciata ad essere un luogo di incontro, un luogo […] dove la mescolanza e l’attraversamento, la coesistenza di voci diverse è sicuramente nel DNA di questa comunità che nasce rurale e poi si riscopre, all’improvviso traumaticamente, operaia [….]».
Il docente di Letterature comparate ha spiegato al pubblico l’importanza delle opere dello scrittore mantovano
Dopo il ricevimento della targa e la presentazione curata dai presentatori del Flip Carmen Verde, Emanuela Coco e Antonello Saiz, si è svolto l’ultimo incontro del FLiP 2024. Il professor De Cristofaro si è rivolto alla platea con le seguenti parole per descrivere Antonio Moresco e la sua idea di letteratura:
«[….] Una domanda sulla luce che è il grande tema di questo romanzo, che riesce ad non essere il romanzo distopico tipico, […], ma è un romanzo di domande abissali. La prima cosa che voglio dirvi dopo la lettura è questo. Ieri ho appresso una cosa che mi ha molto rallegrato: […] Feltrinelli sta per pubblicare un cofanetto che tiene insieme le tre grandi opere che compongono l’opera unica che si chiamerà Giochi di eternità. Questo è importante dirlo, perché [….] l’idea che Moresco abbia scritto un’opera di 4000 pagine già lo consegna […] al canone. Un’autore che scrive una grande opera fatta non di ossessioni ma di volute e riaperture, di ferite, di entrate plurime di questo genere, io credo che sia unico nel panorama europeo. Cioè, davvero, riprende una stagione del modernismo che, giustamente un amico comune mio e di Moresco, Massimo Rizzante, riassume nella figura dell’albero, […] qualcuno potrebbe anche dire che Balzac ha scritto la Comédie humaine che ne faceva il triplo; d’altronde, Balzac è un’autore che Antonio Moresco ama molto […], qua bisogna fare una differenza fondamentale. L’impressione che mi sono fatto come lettore non totale di Moresco ma parziale, devo confessare che non sono riuscito a leggerlo tutto, è che Moresco abbia fatto sua l’idea della letteratura come una macchina di espressione per dirla come Deleuze e Guattari [….], cioè l’idea che c’è una grande opera che si entra da mille porta ma che l’espressione sia unica […]».
Il professore De Cristofaro ha affermato di essere presente in qualità di rappresentante dell’Osservatorio del Romanzo Contemporaneo, un’iniziativa del Dipartimento umanistico della Federico II che comprende un gruppo di ricercatori che studiano l’attuale panorama romanzesco globale. La prima domanda che il docente ha posto all’anziano scrittore è il perché si scrive. In seguito, Antonio Moresco ha risposto al suo interlocutore e al pubblico con le seguenti parole:
«Magari gli scrittori lo sanno per chi scrivono; per esempio, ci sono scrittori che si specializzano, scrivere per qualcuno è una sorta di target, di lettore specifico e imparano le arti necessarie per riuscire a colonizzare questo tipo di lettore e di target. Io non lo so per chi scrivo, poi chiaramente è imbarazzante da dire, è enorme l’illusione che può animare uno scrittore persino in quest’epoca; però io non lo so. Non lo so per chi scrivo. La mia frase credo già di averla detta. Flaubert diceva “Io batto il mio tamburo di latta per commuovere le stelle”. Questo sostanzialmente uno scrittore cerca di fare: commuovere le stelle. Quindi, ahimè, tanto male non ti so rispondere».
L’idea di letteratura odierna che emergerebbe in Canto del buio e della luce
In seguito, la seconda domanda del professore De Cristofaro all’anziano scrittore è quella di descrivere il nuovo tipo di romanzo che si è affermato negli ultimi anni, in particolar modo “dove si sta dirigendo la forma romanzesca” rispetto all’audiovisivo. Così, lo scrittore Antonio Moresco si è rivolto al pubblico con le seguenti parole:
«C’è da dire che la parola è fortissima. Allora, qui immagino che il mondo sia sprofondato nel buio, perché a me sembra che sia sprofondato nel buio e per riuscire a dirlo dovevo salvare il fosso e renderlo reale e tangibile. Qui, ad un certo punto, si mettono in discussione nel buio tutti i nostri Saperi: ci sono le scienze, c’è la matematica, c’è la fisica, c’è la filosofia, c’è la teologia, tutti i nostri Saperi vengono messi in discussione dal buio. Anche la narrativa […] viene messa in discussione dal buio, perché una situazione così ti fa capire che (forse) noi abbiamo dato troppa importanza al tempo e troppo poca importanza alla luce; perché, nel momento in cui viene tolta, tu capisci che è così. E questo volevo portare dentro il romanzo e la letteratura; all’inizio, in altri miei libri passati e degli esordi l’ho fatto in modo inconsapevole che ho tolto l’elemento del tempo […], però ho fatto quasi vedere il mondo cancellato dalla luce e qui prendo il toro per le corna. […], nel buio, ci sono […] delle opere pittoriche di un pittore grande (a mio parere), si chiama Nicola Samorì, mi ha dato delle tavole in cui si vede la stessa figura che va sempre di più fino al buio e fino al nero più totale. La pittura non è possibile nel buio più profondo, io guardo La gioconda e non vedo niente, la musica non si può suonare perché non vedi gli spartiti, non vedi le tastiere e così tutte le altre forme».
Infine, Antonio Moresco si è posto la domanda su cosa possa sopravvivere alle tenebre, per poi fornirci la risposta:
«Qual è l’unica cosa che può continuare ad esistere nel buio più profondo e bucare il buio più profondo? È la voce. La voce umana. È qui di fatto c’è questa voce che si leva a cantare, che trascina dietro di se tutti i personaggi del libro. La voce è l’unica cosa che può bucare il buio ed è la cosa più potente. Il genere romanzo, essendo la grande “puttana della letteratura” (perché si accoppia con tutto) […] leggo Moby Dick e […] mette dentro la religione, il sacro, ci sono i diavoli che si imbarcano di nascosto sul Pequod [….], e questa roba qua è il romanzo. Io ho cercato in questo libro di metterlo assieme, in conflitto, con le scienze. Secondo me il romanzo è un genere che ha ancora una potenza di vita davanti a sé, certo uno deve prendersi tutto il coraggio possibile e immaginabile e tirarlo fuori da quella gabbietta di cui si parlava in molti incontri precedenti, questa idea del realismo del 5%, questa idea piccola e meschina che la realtà sia solo quel pezzettino che noi riusciamo a vedere. Secondo me il romanzo è la cosa più potente e più ancora […] è la voce che attraversa il romanzo […] [e] dice :“In un mondo che sta diventando sempre più buio la voce e anche le mie parole che scrivono diventano una luce, perché è l’unica cosa che può continuare a vivere anche dentro il buio più profondo”. Quindi, io ho questa sete folle, esagerata e dissennata nella voce e nella forma romanzesca e poetica».
Fonte immagine di copertina: Salvatore Iaconis