La tredicesima notte di Higuchi Ichiyō, trama e analisi

Higuchi Ichiyō è una delle scrittrici più importanti dell’era Meiji, ma anche la prima scrittrice di professione dell’epoca moderna. Si è spenta a soli 24 anni dopo aver contratto la tubercolosi, ma la sua breve vita è segnata da una prolifica attività letteraria in cui emerge il realismo e la sensibilità con cui ritrae la condizione della figura femminile. In uno dei suoi racconti più famosi, La tredicesima notte il cui titolo originale è Jūsan’ya, la protagonista dovrà prendere una decisione che potrebbe stravolgere la sua vita.

La tredicesima notte, trama

La protagonista de La tredicesima notte, Oseki, sta andando a casa dei genitori per comunicare loro che vuole divorziare: confessa di non voler tornare né quella notte né in futuro a casa dal marito Isamu, pur dovendo abbandonare il figlio Tarō. In sette anni di matrimonio ha sopportato l’atteggiamento scostante del marito ed è arrivata alla conclusione che sia stufo di lei e si comporti così affinché lei se ne vada di sua spontanea volontà. Se finora non lo ha ancora fatto però è solo perché lascerebbe senza madre suo figlio e così, per proteggere il suo onore e la sua dignità, sottostà alle angherie del marito.

La madre è adirata e risentita perché il genero era venuto meno alle sue promesse. Era stato lui ad insistere per avere Oseki in sposa quando aveva solo 17 anni e davanti alle obiezioni dei genitori di quest’ultima che la figlia non aveva ancora appreso nessuna arte femminile e che loro erano una famiglia di rango inferiore al suo, aveva obiettato che avrebbe preso lezioni una volta sposata e visto che la sua era una famiglia ricca, la dote e questioni legate al denaro non costituivano un problema. Passa però a rimproverare anche sua figlia: le rinfaccia il fatto di aver assecondato il marito per tutto questo tempo e di non aver parlato prima. 

Ne La tredicesima notte la figura del padre è molto interessante. Non si scaglia sulla figlia, al contrario della madre, ma si lancia in una silenziosa e tormentata riflessione che trascina dentro la mentalità della società Meiji. Vedendo la figlia con uno haori di ottima fattura e i capelli acconciati da donna sposata pensa a quando dovrà rinunciarvi per abiti più modesti e di come ciò influirebbe sulla sua reputazione. Inoltre pensa che per quanto sia legittimo il suo dolore, un giorno potrebbe pentirsi di aver abbandonato il figlio. Il padre però nasconde a Oseki i suoi timori e le dice che forse ha solo male interpretato l’atteggiamento del marito, dato che sono di diversa estrazione sociale. Nonostante la sua comprensione, la esorta a pensare a suo figlio e a fare ritorno a casa. Oseki fa tesoro dei consigli dei genitori e si convince che tornare a casa sia la decisione più saggia. Così sale su un risciò che la porta indietro.

La seconda parte del racconto La tredicesima notte si apre con il conducente del risciò che intima ad Oseki di scendere. La donna, dopo varie suppliche, riesce a convincerlo a proseguire finché non troverà un altro risciò. Alla luce di una lanterna i due si riconoscono: l’uomo si chiama Roku e abitava nel quartiere dove era cresciuta. Le confessa che ha acconsentito ad un matrimonio combinato, solo per assecondare il volere materno. Tuttavia neanche una moglie bellissima e l’arrivo di un figlio sono stati sufficienti a fargli abbandonare il suo stile di vita libertino, che finisce per ridurlo sul lastrico. Oseki avrebbe preferito sposare Roku, ma non poteva certo opporsi al volere dei genitori. Roku era un ragazzo promettente e brillante, ma venuto a conoscenza del matrimonio di Oseki si lasciò andare. Arrivati al capolinea i due si congedano, consci del loro amore adolescenziale, uno diretto a ovest, l’altra verso est sotto la cornice di un salice piangente a suggellare questo triste addio.

Analisi del racconto

Il titolo del racconto si rifà ad un usanza giapponese: la tredicesima notte di settembre ricorre una festa dedicata alla luna in cui si pratica lo tsukimi, ovvero la contemplazione della luna. Tale festività è volta a rendere grazie al raccolto stagionale e segna il passaggio delle stagioni, annunciando l’arrivo dell’inverno: ciò le conferisce un atmosfera malinconica. 

Il titolo preannuncia già il tono della storia, ma anche il suo finale. Durante la tredicesima notte infatti si dice addio alla bella stagione, incarnata in questo caso da Roku. La protagonista non solo dice addio per sempre al suo amore adolescenziale, ma con esso si lascia alle spalle la sua gioventù.

Una chiave di lettura per comprendere meglio la mentalità della società Meiji, in cui è ambientato il racconto, è l’espressione ryosaikenbo, ovvero, brava donna e brava madre. Ryosaikenbo era un requisito essenziale per la donna di quel tempo, tant’è che la stessa autrice davanti alla sua volontà di continuare gli studi venne esortata dalla madre a smettere per pendere marito.

La protagonista de La tredicesima notte, Oseki, sta andando a casa dei genitori per comunicare loro che vuole divorziare e dalle sue preoccupazioni si evince che il suo onore si regge sul suo ruolo di madre e moglie. Se decidesse di divorziare non sarebbe più fonte d’orgoglio per i genitori. Questa scelta significherebbe fare ritorno alla casa paterna, abbandonare suo figlio e compromettere la sua reputazione, il bene più prezioso per una donna dell’epoca.

La tredicesima notte di Higuchi Ichiyō è un racconto che trasmette l’inquietudine e il tormento davanti alla scelta che deve prendere Oseki. In accordo con l’attenzione tipicamente giapponese al mutare delle stagioni, vi è una protagonista che si oppone al cambiamento e si prepara al gelido inverno che è il suo matrimonio.

 

Fonte immagine in evidenza: Freepik

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