Le librerie indipendenti ai tempi del Covid-19: il reportage di Benedetta Iezzi

Le librerie indipendenti ai tempi del Covid-19: il reportage di Benedetta Iezzi

Benedetta Iezzi, giovane scrittrice abruzzese, nel suo reportage si chiede che cosa vuol dire essere una libreria indipendente ai tempi di una pandemia? E che cos’è una farmacia letteraria? Questi quesiti sono molto delicati, e non esiste un modo giusto o sbagliato per affrontarli, ma solo tanta sensibilità e voglia di approfondire, magari con dati alla mano. Sensibilità e documentazione sono stati gli strumenti di cui Benedetta Iezzi si è armata per realizzare il suo reportage che ha poi pubblicato sul suo blog personale, “Dear Salinger“.

Benedetta è una giovane scrittrice abruzzese, studia alla Scuola Holden di Torino e quello delle librerie indipendenti è un tema che le sta a molto cuore.

Che cosa vuol dire essere una libreria indipendente ai tempi del Covid-19? Lo abbiamo chiesto direttamente a lei 

1) Ciao Benedetta, grazie mille per la tua disponibilità. Partiamo dalla domanda più semplice (o forse, la più difficile, pirandellianamente parlando). Chi è Benedetta Iezzi?
Questa sì che è una domanda difficile! Non sono molto brava a parlare di me, mi trovo sempre in difficoltà. Ho 22 anni, sono abruzzese ma attualmente studio alla Scuola Holden di Torino. Da qualche mese ho aperto un blog “Dear Salinger” per parlare di libri e degli argomenti che più mi interessano, senza limitazioni.

2) Come mai hai deciso di fare questo reportage sulle librerie indipendenti?
Vivo a Chieti, una città comunque piuttosto piccola. Da qualche anno le attività del centro non fanno che chiudere, questo sta portando a una perdita della nostra identità territoriale. Ho un rapporto particolare con le librerie della mia città e volevo capire che cosa stesse accadendo. Credo che in generale nel nostro Paese ci sia poca consapevolezza sul lavoro delle librerie indipendenti. Volevo provare l’esperienza del reportage e il mio territorio mi offriva l’opportunità di fare un po’ di informazione sull’argomento. Quindi ho tentato.

3) Cosa è una farmacia letteraria e cosa ne pensi di questa idea?
Quella della farmacia letteraria è un’idea originale nata per rilanciare il mondo del libro e della lettura in generale. Sostanzialmente l’idea è questa: se invece di scegliere un libro in base alla trama o al titolo lo scegliessimo per “curare” delle nostre mancanze? Penso che sia un’idea molto carina, che avvicina il lettore comune al mondo della biblioterapia.
Può essere un’occasione per riscoprire il potere che le storie esercitano su di noi. È vero che alcuni libri possono fare la differenza se letti nel momento giusto, per curare certe ferite. In generale, credo che ogni iniziativa che renda la libreria indipendente un’esperienza sia vincente, poiché permette ai librai di offrire qualcosa che l’e-commerce non può dare. Puntare sull’intraprendenza è l’originalità è sempre una buona idea.

4) Cosa ne pensi della situazione che il mondo dell’editoria ha dovuto vivere durante il lockdown?
Purtroppo, i dati dimostrano che le vendite di libri siano molto calate durante il lockdown. È vero che la pandemia ha portato a uno stallo in tutti i settori economici, ma quello dell’editoria era già agonizzante. Molte uscite sono state rimandate e il mercato si è bloccato. Ma confido in una ripresa.

5) Quali pensi che siano i punti di forza e i limiti del genere del reportage per raccontare fenomeni di questo tipo? Quale forma letteraria vedi più adatta per narrare la situazione che stiamo vivendo?
Questa è stata la prima volta che mi sono cimentata nel genere del reportage. La sua struttura permette allo scrittore di analizzare l’argomento con tutte le sue problematicità e sfumature. Inoltre, mi piace l’idea di essere presente nella materia che racconto, anche se non mi riguarda in prima persona. Il lettore ha bisogno di fidarsi della voce di chi scrive, perciò ho parlato della mia esperienza d’intervistatrice, in modo che il lettore potesse scegliere se il mio punto di vista lo rappresenta oppure no.
Nella nostra situazione attuale necessitiamo di informazioni chiare, di trasparenza, ma anche di narrazione. Persino quando si parla di economia, di numeri, di vendite, non deve mancare il calore. Perché sono le emozioni a interessare il lettore. Perciò credo che un ibrido tra fiction e non-fiction sia la strategia giusta per comunicare argomenti di questo tipo.

6) Cosa potrebbero fare i lettori per aiutare concretamente le librerie indipendenti?
Innanzitutto, i lettori dovrebbero tornare nelle librerie. Le piccole attività arricchiscono il nostro territorio, gli danno un’identità. E la libreria è un luogo libero, un luogo di cuore e di idee. Quindi penso che sia importantissimo avere un libraio di fiducia a cui affidarsi e da supportare. Riscoprire i talenti e le unicità del nostro territorio è essenziale. Nel mio piccolo, sto cercando di acquistare con più consapevolezza.

Potete leggere il suo reportage cliccando qui.

Immagine in evidenza: https://dearsalinger.wordpress.com/blog/

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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