La sua produzione poetica tocca molti nuclei tematici. Scopriamo, in seguito, quali sono le poesie di Ángel González Muñiz: 3 da leggere
Ángel González Muñiz (1925-2008), nato a Oviedo, è stato un poeta spagnolo tra i massimi rappresentanti della Generazione del ‘50. Il suo esordio poetico risale al 1956, con la pubblicazione di Áspero mundo. Poeta dei sentimenti, che dal suo primo libro ha sempre mantenuto un equilibrio tra l’impegno civile e l’esigenza estetica, tra la luce della coscienza e il battito del cuore, cercò, con la sua produzione poetica, di capire sé stesso senza mai voltare le spalle al mondo. La sua produzione poetica tocca molti nuclei tematici. Scopriamo, in seguito, quali sono le 3 poesie di Ángel González Muñizda leggere.
1. Ciudad cero
Una revolución.
Luego una guerra.
En aquellos dos años -que eran la quinta parte de toda mi vida-,
ya había experimentado sensaciones distintas.
Imaginé más tarde
lo que es la lucha en calidad de hombre.
Pero como tal niño,
la guerra, para mí, era tan sólo:
suspensión de las clases escolares,
Isabelita en bragas en el sótano,
cementerios de coches, pisos
abandonados, hambre indefinible,
sangre descubierta
en la tierra o las losas de la calle,
un terror que duraba
lo que el frágil rumor de los cristales
después de la explosión,
y el casi incomprensible
dolor de los adultos,
sus lágrimas, su miedo,
su ira sofocada,
que, por algún resquicio,
entraban en mi alma
para desvanecerse luego, pronto,
ante uno de los muchos
prodigios cotidianos: el hallazgo
de una bala aún caliente,
el incendio
de un edificio próximo,
los restos de un saqueo
-papeles y retratos en medio de la calle…
Todo pasó,
todo es borroso ahora,
todo menos eso que apenas percibía
en aquel tiempo
y que, años más tarde,
resurgió en mi interior, ya para siempre:
este miedo difuso,
esta ira repentina,
estas imprevisibles
y verdaderas ganas de llorar.
Ciudad cero fa parte dell’opera intitolata Tratado de Urbanismo, pubblicata nel 1967 e appartenente alla prima fase dell’autore. Si compone di un insieme di poesie che rappresentano la chiusura della sua prima epoca e un cambiamento nella sua carriera di scrittore che fornirà sfumature diverse nelle sue pubblicazioni successive. In Ciudad cero Ángel González fa un confronto tra la prospettiva di un bambino e la prospettiva di un uomo adulto durante la guerra civile spagnola (1936-1939). In primo luogo, il poema si concentra sulla prospettiva del bambino ed è interessante vedere la progressione dei ricordi. Si tratta di una poesia in versi liberi e di un mix di ricordi e interpretazioni sul conflitto civile. Il titolo Ciudad cero (Città zero) rappresenta gli effetti della guerra: González pensava che la guerra civile gli avesse tolto gran parte della vita e distrutto gran parte della Spagna. Il titolo significa che la città non aveva l’aspetto che possedeva prima, a causa della guerra che aveva distrutto qualsiasi cosa: luoghi, persone e speranze. «Zero» significa «niente», come non sapere nulla. È come il confronto tra un adulto che cerca di raccontare una storia e un bambino che non riesce a comprenderla. Così come il bambino non può capire la storia, González non poteva capire la guerra, poiché era un concetto troppo complicato per un bambino. In definitiva, Ciudad cero è, tra le poesie di Ángel González Muñiz, quella che affronta in maniera più esplicita il tema della guerra.
2. Para que yo me llame Ángel González
Para que yo me llame Ángel González,
para que mi ser pese sobre el suelo,
fue necesario un ancho espacio
y un largo tiempo:
hombres de todo el mar y toda tierra,
fértiles vientres de mujer, y cuerpos
y más cuerpos, fundiéndose incesantes
en otro cuerpo nuevo.
Solsticios y equinoccios alumbraron
con su cambiante luz, su vario cielo,
el viaje milenario de mi carne
trepando por los siglos y los huesos.
De su pasaje lento y doloroso
de su huida hasta el fin, sobreviviendo
naufragios, aferrándose
al último suspiro de los muertos,
yo no soy más que el resultado, el fruto,
lo que queda, podrido, entre los restos;
esto que veis aquí,
tan sólo esto:
un escombro tenaz, que se resiste
a su ruina, que lucha contra el viento,
que avanza por caminos que no llevan
a ningún sitio. El éxito
de todos los fracasos. La enloquecida
fuerza del desaliento…
Para que yo me llame Ángel González appartiene all’opera Áspero mundo e fa parte di quell’insieme di poesie di Ángel González Muñiz che appartengono a quella che potremmo definire la fase più oscura dell’esistenza del poeta, segnata dall’immediato dopoguerra, da un’amarezza ed un pessimismo che toglie senso alla vita e all’esistenza umana. All’età di diciotto anni, infatti, l’autore affronta una serie di avvenimenti traumatici: la morte del padre, l’uccisione del fratello e l’esilio dell’altro. Tutto ciò ha provocato, inevitabilmente, una visione pessimistica della vita, da cui deriva, ad esempio, la composizione di questa poesia che presenta un tono esistenziale, pessimista e riflessivo e che pone l’attenzione sull’angoscia che il poeta prova per la lotta tra il desiderio di vivere e l’inevitabilità della morte.
3. Me basta así
Si yo fuese Dios
y tuviese el secreto,
haría un ser exacto a ti;
lo probaría
(a la manera de los panaderos
cuando prueban el pan, es decir:
con la boca),
y si ese sabor fuese
igual al tuyo, o sea
tu mismo olor, y tu manera
de sonreír,
y de guardar silencio,
y de estrechar mi mano estrictamente,
y de besarnos sin hacernos daño
-de esto sí estoy seguro: pongo
tanta atención cuando te beso-;
entonces,
si yo fuese Dios,
podría repetirte y repetirte,
siempre la misma y siempre diferente,
sin cansarme jamás del juego idéntico,
sin desdeñar tampoco la que fuiste
por la que ibas a ser dentro de nada;
ya no sé si me explico, pero quiero
aclarar que si yo fuese
Dios, haría
lo posible por ser Ángel González
para quererte tal como te quiero,
para aguardar con calma
a que te crees tú misma cada día
a que sorprendas todas las mañanas
la luz recién nacida con tu propia
luz, y corras
la cortina impalpable que separa
el sueño de la vida,
resucitándome con tu palabra,
Lázaro alegre,
yo,
mojado todavía
de sombras y pereza,
sorprendido y absorto
en la contemplación de todo aquello
que, en unión de mí mismo,
recuperas y salvas, mueves, dejas
abandonado cuando -luego- callas…
(Escucho tu silencio.
Oigo
constelaciones: existes.
Creo en ti.
Eres.
Me basta).
Me basta así è il titolo di una poesia che appartiene al libro Palabra sobre palabra, pubblicato nel 1965. Il tema centrale di questo componimento poetico è il sentimento semplice e profondo che l’autore sente per la donna amata. Ángel González parla di un amore che gli dà la possibilità, giorno per giorno, di sperimentare qualcosa di nuovo. All’interno di questo rapporto, la donna rappresenta per lui un punto di riferimento a cui potersi aggrappare. Si tratta della descrizione di una relazione di totale donazione reciproca, in cui l’uomo ama questa donna sapendo chi è veramente, cioè conoscendo la donna nella sua totalità; conosce il suo passato ed è felice del presente che i due hanno in comune. Tuttavia, è consapevole che, per lui, lei è la donna perfetta. E poiché è la donna perfetta, ha anche delle imperfezioni, che sono ciò che aumenta la bellezza di questa donna e che porta la realtà che il poeta cerca nella relazione. La bellezza di questa poesia è che il tema dell’amore viene trattato con estrema semplicità, portando al centro aspetti come fiducia, rispetto e bene reciproco. Tra tutte le poesie di Ángel González Muñiz, Me basta así rappresenta, forse, quella in cui il sentimento amoroso viene rappresentato e reso nella forma più semplice possibile, dando la possibilità a tutti di comprendere il poema.
Fonte dell’immagine in evidenza: www.cervantesvirtual.com