Romanzi solo apparentemente horror di King: i 5 più significativi

Romanzi non horror di King

Chiunque non abbia mai letto un’opera di Stephen King, si sa, lo ritiene uno scrittore di genere. King, però, è molto altro, i suoi romanzi non sono necessariamente horror e la sua bibliografia merita un’analisi che vada oltre l’apparenza: nelle sue opere l’orrore è spesso meramente superficiale e, se abbiamo l’ardire e il coraggio di andare al di là, scopriremo storie profondamente umane e personaggi complessi e sfaccettati in cui tutti, anche chi non è fan del genere, possono immedesimarsi.

Andiamo a scoprire cinque romanzi non realmente horror di King che nascondono un significato più profondo:

1) Shining (1977)

Terza opera pubblicata dallo scrittore statunitense, Shining si presenta come il classico romanzo che sfrutta il topos dell’hotel infestato dai fantasmi: abbiamo le atmosfere cupe, la tensione e personaggi inquietanti che sembrano rientrare perfettamente nello stereotipo. Shining, però, è tra quei libri di King che ci sembrano horror ma che, in verità, non lo sono. Ci racconta infatti un dramma ben diverso, cioè la storia di un uomo – Jack Torrance, il protagonista – estremamente fragile, debole, preda innanzitutto dei propri demoni: l’alcolismo, il fallimento del suo ruolo di padre di famiglia, la consapevolezza di aver ferito le persone che ama di più, il ricordo del momento in cui, annebbiato dall’alcol, ha spezzato il braccio di suo figlio. Prima di essere vittima dei fantasmi dell’hotel Jack è, a tutti gli effetti, vittima di se stesso.

2) Carrie (1974)

Romanzo d’esordio dell’autore, Carrie fu un successo inaspettato ma, allo stesso tempo, dirompente. La protagonista omonima è una ragazza dai poteri sovrannaturali, di cui si servirà per vendicarsi di anni di sofferenze e di violenze sia fisiche che verbali. Tra i romanzi non realmente horror di King Carrie è, senza dubbio, la storia più profondamente triste e sconfortante: quella di una ragazza sola, emarginata, vittima di bullismo da parte dei compagni di scuola e di una madre aggressiva e bigotta. Carrie è un monito alla comprensione di ciò che ci sembra diverso: non giudichiamo, non puntiamo immediatamente il dito, ma cerchiamo di conoscere e di capire. Non possiamo mai sapere quanto soffra l’altra persona: usiamo le parole con cautela e pratichiamo la gentilezza.

3) The Dome (2009)

Opera dalla gestazione lunga e complessa, nasce nella mente del giovane King con il titolo provvisorio di The Cannibals. L’autore, però, all’epoca troppo inesperto per gestire una mole tanto importante di personaggi, accantona il progetto; è solo nel 2009 che The Dome (in lingua originale Under the Dome), romanzo di uno Stephen ormai pienamente maturo, vede la luce. La trama è presto detta: su Chester’s Mill, piccola cittadina del Maine, cala d’improvviso una cupola trasparente che isola completamente i cittadini dall’esterno: nessuno può entrare, nessuno può uscire. The Dome è decisamente tra i romanzi non horror di King, ma tra quelli che lo sono solo apparentemente: si configura, in realtà, come un’analisi lucida, acuta e attenta della società, di come i membri di una comunità affrontano una crisi e quali meccanismi mentali entrano in gioco, e di cosa è capace l’essere umano in situazioni inusuali e disperate, nonché un’educazione al rispetto: dopo aver letto The Dome non farete più del male neanche ad una formica.

4) Pet Sematary (1983)

Del 1983 è Pet Sematary, romanzo claustrofobico ed inquietante che tratta l’argomento della resurrezione e delle sue spiacevoli e nefaste conseguenze. Tramite quest’opera King ci propone un’amara riflessione sul tema della morte e dell’incapacità di accettarla, e approfondisce le difficoltà relative all’elaborazione di un lutto. Il protagonista, Louis Creed, è un uomo che non riesce a guardare in faccia il proprio dolore, a rassegnarsi e, dunque, a lasciar andare. Pet Sematary è tra i romanzi di King che più ci sembrano horror e che, in realtà, non lo sono: esso è, infatti, la narrazione di una tragedia tremenda, ma ci insegna anche che manipolare la natura potrebbe essere ancora più orribile e spaventoso del dolore della perdita.

5) It (1986)

It è un’opera complessa e stratificata, ma anche e soprattutto uno dei romanzi di King non realmente horror e in cui, infatti, la discrepanza tra ciò che appare e ciò che è davvero risulta più evidente. Se, difatti, le premesse possono sembrare quelle di un canonico horror relativo ad una creatura sovrannaturale che prende la forma di un clown, It è, in realtà, un romanzo di formazione in cui il vero orrore non risiede in un mostro, bensì nei singoli traumi di ognuno dei protagonisti e nella generale indifferenza di una cittadina che conosce il male ma che, egoisticamente, sceglie di ignorarlo e di girarsi dall’altra parte. It è un viaggio attraverso una crudeltà tutta umana, che si manifesta in un padre violento, in una madre eccessivamente oppressiva, in un genitore negligente; è la narrazione di un’umanità bassa e gretta, di una comunità sordida e sorda al dolore altrui, è un’indagine analitica, approfondita e intima dell’animo umano e della sua oscurità. Ma It è anche, e soprattutto, la celebrazione dei valori dell’amore e dell’amicizia e la storia di sette ragazzini che combattono insieme contro i loro demoni, consci non solo della loro forza individuale ma, soprattutto, della forza del loro legame. Siamo di fronte ad un tunnel buio e cupo da cui si esce diversi, arricchiti, più consapevoli del mondo che ci circonda e del fatto che no, Stephen King non è solo un autore di romanzi horror, ma uno scrittore che sa scavare nella natura umana e raccontarci storie eccezionali che hanno come protagonisti persone comuni che, con una forte umanità e sensibilità, parlano a noi e di noi.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

A proposito di Claudia Troise

Laureanda in Lingue, Letterature e Culture dell'Europa e delle Americhe e appassionata di cinema, letteratura e musica.

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