Romanzo della globalizzazione, la letteratura verso il nuovo Millennio

Romanzo della Globalizzazione

Romanzo della globalizzazione, quali sono i temi, le opere e gli autori del nuovo mercato editoriale e dell’era del web?

Il ricercatore e docente di Letterature comparate Stefano Calabrese affronta la questione del romanzo della globalizzazione (o global novel) all’interno del suo volume www.letteratura.global, nel quale si occupa di analizzare i romanzieri che sono riusciti ad esportare le loro opere oltre i confini nazionali ed essere apprezzati in tutto il mondo: la cilena Isabel Allende (La casa degli spiriti, Eva Luna, La figlia della fortuna, La città delle bestie, Inés dell’anima mia, Zorro. L’inizio della leggenda, L’amante giapponese e il recente Violeta), l’anglo-indiano Salman Rushdie (I figli della mezzanotte, La vergogna, I versi satanici, Furia e Harun e il mare delle storie) e gli statunitensi Don DeLillo (Rumore Bianco, Cane che corre, Libra, Mao II, Underworld e Cosmopolis), Stephen King (Carrie, It, la saga letteraria La torre nera, Pet Sematary, Cujo, Shining, etc) e Michael Crichton (Andromeda, Congo, La grande rapina al treno, Jurassic Park, Micro e Timeline).

Cosa è cambiato nel panorama letterario dagli anni Ottanta e Novanta fino ad oggi? Come la letteratura ha affrontato la rivalità dei nuovi media?

La nuova letteratura dopo il Modernismo e il Post-modernismo, l’avvento del romanzo della globalizzazione

Dopo la fase della letteratura modernista (ossia quella della produzione letteraria di James Joyce, Virginia Woolf, Thomas Mann e Italo Svevo), è arrivata la fase del postmoderno, la quale (secondo la tesi di Calabrese espressa in una voce dell’Enciclopedia Treccani) ha conosciuto tre massime espressioni artistiche: La vita, istruzioni per l’uso del francese Georges Perec, Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino e Il nome della rosa di Umberto Eco. I tre romanzi sono esempi perfetti della capacità della letteratura di adattarsi a contesti diversi, soprattutto affrontando questioni come la metaletteratura e la semiologia.

Il nome della rosa non è un romanzo giallo o uno storico secondo il punto di vista di Eco espresso nelle Postille a Il nome della rosa, ma si tratta di un romanzo che spiega come funziona la letteratura postmoderna: essa cita i classici della tradizione, così come il sapere enciclopedico medievale faceva con le opere del passato classico o della cultura giudaico-cristiana. Questo romanzo italiano, vero e proprio best-seller, reso noto al grande pubblico grazie all’adattamento cinematografico di Jean-Jacques Annaud con Sean Connery e Christian Slater, ha inaugurato «un periodo di crescita degli utili del romanzo sul mercato mondiale della lettura»; di conseguenza, gli anni Ottanta segnano un cambiamento del panorama letterario rispetto a come lo abbiamo conosciuto.

In primis, il fenomeno di scrittori cosmopoliti: Vladmir Nabokov era russo ma visse negli USA,  Roberto Bolaño abbandonò il Messico per la Spagna, oppure il caso di John M. Coeztee, autore sudafricano redattore di una tesi di laurea su Samuel Becket, poeta e drammaturgo inglese che scriveva in lingua francese  le sue opere. A ciò si è aggiunto anche il progresso tecnologico, l’avvento dell’era digitale e la nascita del web e il contatto tra mezzi di comunicazione diversi, nonché la globalizzazione che ha riunificato il mercato editoriale e limitato (o magari smussato) le differenze culturali tra varie nazioni. Secondo la spiegazione di Calabrese,  il romanzo della globalizzazione è nato dalla capacità di un’opera letteraria di superare i confini linguistici e territoriali, magari diffondendosi anche presso altri lettori e riscuotendo un successo planetario. 

L’incontro tra media diversi nella letteratura contemporanea e nel romanzo della globalizzazione. I casi di Saint-Exupéry, Hoeullbecq e Welsh

L’autore del volume di studi propone come esempio Io non ho paura di Niccolò Ammaniti, un romanzo italiano famoso che racconta la storia di un bambino rapito nell’Italia meridionale nell’estate del 1978. Sappiamo che Ammaniti aveva realizzato una sceneggiatura per una fiction televisiva, mai realizzata da nessuna emittente tv e (successivamente) trasformata in un romanzo di successo, al quale seguì l’adattamento cinematografico. Infatti, una delle caratteristiche del romanzo della globalizzazione è la sua transmedialità, ossia la sua capacità di adattarsi in media diversi.

Calabrese considera  Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry il primo esempio di transmedialità nella letteratura europea e novecentesca. La vicenda narrata  del protagonista e della famosa volpe è raccontata non solo attraverso le parole, ma anche avvalendosi di immagini realizzate per i lettori più piccoli. I disegni sono dello stesso Saint-Exupéry e si integrano alla narrazione, così come nel caso del romanzo Lanzarote del connazionale Michel Houellebecq, qui la vicenda avventurosa è raccontata anche avvalendosi  di ottanta fotografie raffiguranti quei luoghi visitati. Winfried Georg Sebald con Austerlitz propone al grande pubblico un romanzo corredato da un apparato di fotografie, documenti e testimonianze, permettendo al lettore di immergersi in quella realtà lontana nel passato. 

I protagonisti di Porno di Irvine Welsh (seguito di Trainspotting) sono  tossicodipendenti,  studenti universitari e  carcerati, i quali decidono di cimentarsi nella realizzazione di un film pornografico arrivando a ricoprire i ruoli di registi, sceneggiatori, produttori e attori (il tutto pur di guadagnare facilmente e velocemente), mentre i narratori  di questa vicenda grottesca e umoristica sei persone. Quest’ultimi, avvalendosi di veri e propri piano-sequenza come in un pellicole cinematografica o in un talk-show, raccontano cosa che sta succedendo in quel preciso istante, come se ci trovassimo davanti ad una diretta televisiva. 

Quando la finzione si concretizza nella realtà, come Harry Potter ha conquistato diversi lettori in tutto il mondo

Calabrese sottolinea che i nuovi romanzieri, nell’ambito del romanzo della globalizzazione, hanno scelto un ulteriore approccio con i loro lettori: quello di portare la finzione nella realtà. J. K. Rowling, l’autrice della saga di romanzi fantasy Harry Potter, ha permesso al mondo magico di arrivare nel nostro grazie alla pubblicazione dei manuali usati dagli studenti di Hogwarts durante le loro lezioni: Il Quidditch attraverso i secoli e Gli animali fantastici: dove trovarli. Il successo editoriale delle avventure di Harry  e dei suoi amici Ron e Hermione, secondo il ricercatore comparatista, è attribuibile a diversi fattori: la capacità della Rowling di mescolare generi diversi (la letteratura d’infanzia allo young-adult novel), quel pendolarismo tra mondo reale e mondo magico che ha attirato il pubblico mondiale (elemento sottolineato da King) e personaggi imprevedibili (Calabrese propone come esempio il professore Severus Piton, il quale sembra essere l’antagonista del primo libro per poi rivelarsi buono). 

Il realismo magico, dall’America meridionale di Marquez e Allende fino all’Occidente con Rushdie

Infine, l’ultimo caso interessante, per quanto riguarda il romanzo della globalizzazione, è quello del genere del Realismo magico. Mentre i romanzieri del modernismo europeo avevano sperimentato tecniche narrative diverse pur di disconoscere la realtà circostante, gli autori di romanzi della globalizzazione hanno scelto un ritratto della realtà diverso, dove l’elemento magico oppure onirico può coesistere con quello realistico, come nel caso della produzione letteraria in America Latina.

Tale elemento può essere di due tipi: i brasiliano Paulo Coelho, l’autore del romanzo L’alchimista, sostiene la tesi della presenza di un elemento iporeale (ciò che non si vede ma risulta più autentico della realtà circostante); invece, Gabriel Garcìa Márquez (L’autunno del patriarca, Cent’anni di solitudine, L’amore ai tempi del colera e Cronache di una morte annunciata) e Allende sfruttano quello definito iperreale (ovvero incrementare un elemento realistico per svelare l’essenza della realtà). In questo modo è possibile ricodificare la realtà da capo e vederla in una prospettiva diversa, un tentativo di separarsi dal realismo europeo ottocentesco (da Honorè de Balzac a Gustave Flaubert fino a Charles Dickens, Giovanni Verga o Federico De Roberto che inaugurò il modernismo italiano).

In origine il realismo magico è stato un fenomeno tipico dell’America centro-meridionale e caraibica, tipico di una realtà con una popolazione meticcia e di lingua spagnola o portoghese, successivamente si è diffuso anche nel resto del mondo. Il caso più famoso è quello di Rushdie con il romanzo Furia, il quale racconta la storia di un uomo che costruisce delle bambole animatroniche per poi realizzare una fortunatissima serie televisiva per la BBC. Quello che differenzia l’opera del letterato anglo-indiano da Cent’anni di solitudine oppure La casa degli spiriti è come la magia si manifesta nel nostro mondo: in quanto bambole animatroniche, essa è integrata nel contesto del reale ed appartiene al punto di vista del soggetto (infatti, secondo il protagonista sono magiche).

Fonte immagine di copertina per l’articolo sul romanzo della globalizzazione: Pixabay 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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