Aspettando l’arrivo di un nuovo anno, ognuno di noi vive questa festa secondo le proprie tradizioni ed unicità, ma ciò che non può mai mancare è la musica. Di seguito 10 canzoni di Capodanno da ascoltare la notte di San Silvestro.
Ovunque ci si trovi nel mondo, il Capodanno è un momento unico e carico di emozioni, una festa magica ricca di speranza per l’anno che sta per arrivare. Una volta passato un intero anno, al momento del conto alla rovescia tutti facciamo un resoconto di quello che è stato l’anno appena concluso, e facciamo a noi stessi tante promesse da mantenere per il nuovo anno, ponendoci tanti buoni obiettivi da raggiungere.
Oltre ad essere un momento di introspezione, la notte di San Silvestro è soprattutto un ottimo momento che riunisce tutti, amici, famiglia e conoscenti vari, in momenti di pura condivisione e divertimento da consolidare, ovviamente, attraverso la musica.
Ebbene sì, non esistono soltanto le canzoni di Natale, oramai anche per brindare all’anno nuovo possiamo affidarci a dei veri e propri classici.
Scopriamo le 10 canzoni di Capodanno d’obbligo per salutare l’anno:
1. L’anno che verrà (Lucio Dalla)
Uno tra i titoli più famosi in Italia, L’anno che verrà di Lucio Dalla è senza alcun dubbio presente tra le canzoni di Capodanno più apprezzate ed emozionanti. È una vera e propria lettera ad un amico, scritta nel 1978 e dedicata da Dalla al suo amico Giuseppe Rossetti, incarcerato per motivi politici.
La canzone è diventata simbolo del Capodanno sia perché si dice che Lucio avesse passato la notte di Capodanno in carcere insieme a Rossetti, sia perché, ormai da molti anni questo brano è diventato la colonna sonora del celebre omonimo programma Rai, che si svolge nella serata del 31 dicembre per accompagnarci all’anno nuovo in allegria.
2. I will survive (Gloria Gaynor)
Pubblicata per la prima volta nel 1978, I will survive di Gloria Gaynor è tipicamente una canzone dei periodi di festa. Il testo della canzone rappresenta una forte celebrazione di sé e della propria forza personale ed interiore, da ritrovare dopo una dolorosa rottura. Un vero e proprio inno sia all’emancipazione femminile, che alla grinta da trovare in sé stessi per superare i momenti difficili.
Proprio per tali motivi il brano è diventato una delle tipiche canzoni di Capodanno, da ascoltare ad altissimo volume al fine di trovare la massima carica per affrontare l’anno che sta per arrivare.
3. Disco Inferno (The Trammps)
Disco Inferno, pubblicata nel 1976, è una delle colonne sonore del film La febbre del sabato sera, e non solo! È una delle canzoni di Capodanno più ballabile di sempre, in compagnia o da soli, è poco rilevante. Il brano dei The Trammps è uno dei migliori per muoversi a ritmo, accompagnare l’atmosfera di festa e, in particolar modo, i veglioni di Capodanno; siano essi in casa o in piazza, Disco Infero è la musica perfetta per celebrarli.
4. Happy New Year (ABBA)
Proprio come ci lascia immaginare il titolo, gli ABBA nel 1980 hanno rilasciato un inno all’anno nuovo. Entrata nelle maggiori classifiche di tutto il mondo, Happy New Year è a pieno titolo una delle canzoni di Capodanno dal motivetto più dolce ed allegro di sempre. È diffusissima soprattutto in Sudamerica con la sua versione spagnola, Felicidad.
Con questo brano, gli ABBA ci esortano ad avere fiducia nel futuro, nell’anno che verrà e nella nostra volontà di provarci sempre, perché alla fine potrebbe davvero arrivare un mondo in cui ogni vicino è un amico.
«Happy new year
May we all have a vision now and then
Of a world where every neighbour is a friend»
5. Auld Lang Syne (Canzone folk scozzese)
Probabilmente non è una delle canzoni più ballabili, ma è di certo una delle canzoni di Capodanno più emozionanti di sempre. Auld Lang Syne, conosciuta in Italia con il nome Valzer delle candele, è una canzone della tradizione scozzese risalente al 1788.
Il titolo della canzone è in lingua scozzese, tradotta in inglese con old long since, viene resa in italiano con i bei tempi andati. Registrata dai cantanti più famosi, è una canzone diffusissima nei paesi di lingua inglese, soprattutto negli Stati Uniti, dove viene cantata soprattutto nella notte di capodanno per salutare l’anno nuovo.
Il testo della canzone, inoltre, è un invito a ricordare i vecchi tempi e soprattutto i vecchi amici, insieme al tempo felice trascorso in loro compagnia.
«For auld lang syne, my dear,
Per i bei tempi andati, mio caro,
For auld lang syne
Per i bei tempi andati
We’ll take a cup of kindness yet,
Faremo un brindisi di gentilezza,
For auld lang syne
Per i bei tempi andati»
6. Uptown Funk (Bruno Mars e Mark Ronson)
Uptown Funk è un defibrillatore musicale che rianimazione qualsiasi festa. Bruno Mars e Mark Ronson hanno creato più di una hit: hanno composto un inno generazionale che cattura l’essenza della festa.
Il ritornello “Girls send your hallelujah” è un richiamo irresistibile che risveglia chiunque. È musica che non ammette resistenza: quando parte, la pista si riempie, le generazioni si fondono, l’energia esplode. Un brano che racconta la festa come momento di condivisione totale.
La genesi di Uptown Funk è un racconto di amicizia musicale. Bruno Mars e Mark Ronson hanno trascorso settimane in studio, buttando giù decine di versioni, rincorrendo quel suono perfetto che avrebbe conquistato il mondo. Il brano è un omaggio al funk degli anni ’70 e ’80, con un sound che risale ai tempi di James Brown e Prince. Curiosità: inizialmente la casa discografica era scettica, ritenendo il pezzo troppo retrò. Invece, Uptown Funk ha letteralmente spopolato, rimanendo in vetta alle classifiche per 14 settimane consecutive, un record che pochi hanno raggiunto negli ultimi anni. Un successo che ha dimostrato come la grande musica non conosca confini temporali.
7. Don’t stop me now (Queen)
Più che una canzone, Don’t stop me now è un esperimento scientifico della felicità. Analizzata dal dottor Jacob Jolij dell’Università di Groningen, è risultata al vertice di una formula matematica che misura la “festosità” musicale.
Freddie Mercury sembra esplodere di energia: “I’m a shooting star leaping through the sky“. Un brano che è insieme manifesto musicale e dichiarazione di libertà, perfetto per accompagnare l’esplosione di gioia di Capodanno.
Freddie Mercury amava definirla la sua canzone più “positiva“. Scritta nel 1978, durante uno dei periodi più creativi dei Queen, Don’t stop me now racconta la voglia di libertà assoluta del frontman. I suoi colleghi ricordano che Mercury la compose dopo una serata particolarmente euforica, quasi fosse un autoritratto musicale. Inizialmente il brano non fu molto apprezzato dalla critica, ma col tempo è diventato un inno generazionale. Nel 2005 è stata addirittura votata come la miglior canzone per sollevare il morale in un sondaggio britannico. La ricerca del dottor Jolij altro non è che l’ennesima conferma di quanto questo brano sia speciale: una cartina di tornasole scientifica della felicità.
8. The Final Countdown (Europe)
Dal 1986, questo brano dei rock band Europe è diventato sinonimo di countdown. Ogni volta che si avvicina la mezzanotte, ecco che le sue note epiche risuonano, accompagnando l’ultimo saluto all’anno vecchio. Come scrive il testo originale, ora più che mai speriamo che questo countdown non sia davvero “finale”.
La storia dei The Final Countdown è quasi una favola rock. La band svedese compose il brano nel 1986, quando nessuno credeva più nel loro successo. L’intro di tastiera, oggi riconoscibilissimo, nacque quasi per caso durante una jam session. Joey Tempest, leader del gruppo, ricorda di averlo scritto in pochissimi minuti, ispirato dalla corsa spaziale e dai sogni di una generazione. Il brano divenne immediatamente un successo mondiale, simbolo di un’era musicale. Ironicamente, la canzone che sembrava dover celebrare un “countdown finale” segnò invece l’inizio di una nuova vita per la band. Oggi The Final Countdown è più vivo che mai, un pezzo che attraversa le generazioni come un ponte musicale tra passato e presente.
9. Happy (Pharrell Williams)
Un inno all’allegria che ha conquistato il mondo. Il brano di Pharrell Williams è praticamente impossibile da non conoscere. Arrendersi è l’unica opzione: quando parte, ci si trova inevitabilmente trascinati in pista, con quel ritmo che solleva immediatamente l’umore.
Happy nasce da un esperimento musicale quasi filosofico. Pharrell Williams la compose per il film d’animazione “Cattivissimo Me 2“, con l’obiettivo di creare qualcosa che potesse far sorridere davvero. Il brano è figlio di un momento storico complesso, quello successivo alla crisi economica del 2008, quando c’era bisogno di leggerezza. Williams racconta di averla scritta in mezz’ora, seguendo un’ispirazione improvvisa. La casa discografica inizialmente era scettica, ma il brano è esploso rapidamente, diventando un fenomeno globale. Tant’è che è stato il primo brano nella storia a rimanere per 10 settimane consecutive al primo posto della classifica Billboard, un record che sottolinea quanto la musica possa davvero cambiare l’umore delle persone.
10. Wake Me Up Before You Go-Go (Wham!)
Dopo 39 anni, Last Christmas degli Wham! è ancora capace di scalare le classifiche britanniche. Wake Me Up Before You Go-Go è diventata un classico intramontabile dei veglioni, un pezzo che unisce generazioni diverse sulla pista da ballo, con la sua energia travolgente e quel sound tipico degli anni ’80 che non passa mai di moda.
La storia di Wake Me Up Before You Go-Go è quasi un racconto per caso. George Michael la scrisse ispirandosi a un biglietto che suo padre gli lasciò da ragazzo, con un errore di battitura: invece di “wake me up” aveva scritto “wake me up before you go“. Quel piccolo errore divenne la genesi di uno dei brani più iconici degli anni ’80. Il video musicale, girato con colori sgargianti e coreografie esagerate, è diventato un manifesto visivo di un’intera generazione. Il brano rappresenta l’ultima grande stagione dei Wham!, prima dello scioglimento della band e del successivo successo solista di George Michael. Un pezzo che racconta la leggerezza, la gioventù, la voglia di vivere senza pensieri, con quel sound che ancora oggi fa ballare intere generazioni.
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