Canzoni di Stromae: 4 da ascoltare

Canzoni di Stromae

Stromae, nome d’arte di Paul Van Haver, è un cantautore e produttore musicale belga che ha guadagnato fama internazionale per la sua musica innovativa, con canzoni che spaziano tra generi come il pop, il new beat, l’house e l’eurodance, accompagnandola sempre a dei testi impegnati che affrontano temi come i problemi sociali, la complessità delle relazioni umane e l’identità personale. In attività da ormai 24 anni e con tre album in studio all’attivo, Stromae ha catturato l’attenzione del pubblico internazionale con il suo singolo Alors on Danse del 2009, estratto dal suo album d’esordio Cheese del 2010, e si è affermato come uno dei musicisti più innovativi della sua generazione con l’album seguente Racine Carrée del 2013.

In questo articolo, scopriremo quattro canzoni di Stromae da ascoltare

1. Quand c’est? (Racine Carrée, 2013) 

La canzone Quand c’est?, estratta dall’album Racine Carrée del 2013, è una delle canzoni di Stromae più intense, toccando il tema delicato della malattia e suscitando riflessioni profonde sulla vita e sulla mortalità. Il titolo è un gioco di parole basato sull’omofonia: infatti, in lingua francese, quand c’est ha quasi lo stesso suono di cancer, ovvero cancro. Nel testo l’autore si rivolge direttamente alla malattia, raccontando di come abbia preso sia sua madre che suo padre e chiedendole chi sarà il prossimo sulla sua lista e quando abbia intenzione di fermarsi. Nel video, diretto da Luc Van Haver, fratello di Stromae, e Xavier Reyé, possiamo vedere l’artista belga che danza in un teatro vuoto, in rappresentanza di una lotta contro una creatura nera e malvagia, il cancro, che presenta un pungiglione da scorpione e che colleziona le anime di coloro che ha ucciso

«Mais oui on se connait bien
T’as même voulu t’faire ma mère hein
T’as commencé par ses seins 
Et puis du poumon à mon père 
Tu t’en souviens? 

Cancer, cancer, dis-moi quand c’est? 
Cancer, cancer, qui est le prochain? 
Cancer, cancer, oh dis-moi quand c’est? 
Cancer, cancer, qui est le prochain?» 

2. Tous Les Mêmes (Racine Carrée, 2013) 

Tous Les Mêmes, estratta dall’album Racine Carrée del 2013, è una delle canzoni di Stromae che affronta la complessità dei rapporti umani, in particolar modo quelli di coppia, offrendo in questo modo una critica sociale molto sottile ma non per questo meno pungente. Il testo è fondamentalmente un discorso che una donna fa al proprio partner, rimproverandogli la sua immaturità ma, attraverso i suoi modi, mostra tutta la propria insicurezza, sia in se stessa e sia nella relazione. Il video, diretto da Henry Scholfiedet, mostra Stromae in una relazione con una donna, quando illuminato dalla luce verde, per poi interpretare una donna e passare ad una relazione con un uomo quando la luce diviene rosa. Questo dualismo è perfettamente visibile sul suo viso, una metà lasciata maschile, mentre l’altra viene resa più femminile tramite il trucco e l’acconciatura.  

«Facile à dire, je suis gnangnan 
Et que j’aime trop les bla-bla-bla, mais non, non, non, c’est important 
Ce que t’appelles les ragnagnas, tu sais la vie, c’est des enfants 
Mais comme toujours, c’est pas l’bon moment 
Ah oui pour les faire là, tu es présent, mais pour les élever y aura qu’des absents 

Lorsque je n’serais plus belle ou du moins au naturel 
Arrête je sais que tu mens, il n’y a que Kate Moss qui est éternelle 
Moche ou bête (c’est jamais bon) 
Bête ou belle (c’est jamais bon) 
Belle ou moi (c’est jamais bon) 
Moi ou elle (c’est jamais bon)» 

3. Te quiero (Cheese, 2010) 

Te quiero, brano estratto dall’album di debutto dell’artista belga, Cheese del 2010, è un’altra delle canzoni di Stromae che vanno ad analizzare la complessità dei rapporti umani e delle relazioni di coppia. A differenza di Tous les Mêmes, qui si parla di una storia definitivamente finita. Il narratore è un uomo che racconta la storia d’amore con la sua compagna, fatta di momenti felici alternati a litigi e insulti. La storia è ormai finita e lei è con un’altra persona che, secondo il narratore, diverrà il padre dei loro figli per un provvedimento del giudice. Quest’uomo esprime la propria disperazione alla fine della storia, ammettendo di amare ancora la compagna ma odiarla allo stesso tempo. Sa già che perderà tutto e già immagina di buttarsi giù da una scogliera o da un palazzo. Il video, diretto da Jérôme Guiot, mostra Stromae in un diner che rimane colpito da una ragazza, che diverrà poi la sua compagna e con la quale le cose non finiranno bene. Il video mostra anche che questa è una performance, diretta da operatori di camera e fonici.  

«Un jour je l’ai vue, j’ai tout de suite su que 
Qu’on allait devoir faire ces jeux absurdes 
Bijoux, bisous et le tralala,  
Mots doux et coups bas 
Insultes, coups, etc, etc 
Non non! Pas les miens mais les siens oui 
Notre enfant deviendra aussi le sien ensuite 
Enfin c’est le juge qui insistera, j’imagine 
Imagine-moi la télé sous les bras 
Et mes jeans sales et puis tout ça» 

 4. L’Enfer (Multitude, 2022) 

L’Enfer è un brano estratto dall’album Multitude del 2022, il più recente, uscito dopo diversi anni di pausa. Anche stavolta l’artista va a toccare un tema delicato, il suicidio, rendendo questa un’altra delle canzoni di Stromae che trattano di problemi sociali. Il testo è raccontato in prima persona ed è il resoconto di qualcuno che ha avuto dei pensieri suicidari, e che ne è anche un po’ fiero perché crede che questo sia il solo modo di farli tacere. La solitudine e l’isolamento che questa persona sente, pur consapevole che vi siano tantissimi altri nella medesima situazione, contribuiscono a questi pensieri che, come dice il titolo, gli fanno vivere un inferno. Il video, diretto da Julien Soulier, e co-diretto dallo stesso Stromae, da suo fratello Luc Van Haver (lo stesso che ha diretto il video di Quand c’est ?) da sua moglie Carolie Barbier, (importante stilista belga), inizia con un primo piano sugli occhi verdi di Stromae e pian piano che la telecamera si allontana, vediamo che l’artista si trova seduto su uno sgabello verde acqua perfettamente in pendant con il muro e il pavimento. È vestito completamente di bianco e ha una lunga coda di cavallo. Negli intermezzi musicali fra una strofa e l’altra possiamo vedere come i movimenti di Stromae rappresentino la lotta contro questi pensieri. La telecamera si allontana sempre di più, sottolineando la sensazione di isolamento e solitudine nella lotta, fino a che ci ritroviamo con un primo piano sull’iride dell’artista belga, rendendoci conto che ciò che abbiamo visto era nella sua testa. 

«J’suis pas tout seul à être tout seul 
Ça fait d’jà ça d’moins dans la tête 
Et si j’comptais, combien on est 
Beaucoup 
Tout ce à quoi j’ai d’jà pensé 
Dire que plein d’autres y ont d’jà pensé 
Mais malgré tout, je m’sens tout seul 
Du coup 

J’ai parfois eu des pensées suicidaires 
Et j’en suis peu fier 
On croit parfois que c’est la seule 
Manière de les faire taire 
Ces pensées qui nous font vivre un enfer 
Ces pensées qui me font vivre un enfer» 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia, copertina ufficiale dell’album Racine Carrée 

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