Canzoni napoletane classiche: storia senza tempo

Canzoni napoletane classiche: storia senza tempo

Le canzoni napoletane classiche sono tante e tutte molto belle; ciascuna è caratterizzata da una vera e propria identità che racchiude in sé: cultura, tradizione e storia.

Elencarle tutte sarebbe impossibile, essendo numerose; tra le più celebri sicuramente Reginella, un testo del 1917. Si tratta di una delle canzoni napoletane più conosciute ed interpretate, anche se la versione originale è di Roberto Murolo. Una canzone triste ma fortemente metaforica, che racconta la fine di una storia d’amore. Il testo fa riferimento ad una donna, descritta secondo i canoni dell’epoca, come una “sciantosa” con l’abito scollato, segno di una purezza ormai svanita.

La musica napoletana è una perfetta fusione tra dialettica storica, sociale, antropologica ed aspetti interculturali.

Le canzoni appartenenti al patrimonio musicale classico napoletano rappresentano il volto multiforme e variegato della città, le sue mille sfumature, i caratteri che contraddistinguono il tessuto sociale di una città in continua evoluzione. Tanti i temi trattati, dall’amore alla malinconia, dalla caratterizzazione tipica di alcune professioni alla cultura antica ed attuale.
Melodie armoniose, storie d’amore e passione, di vita quotidiana, storie vere che parlano di questa splendida città.

Un’altra tra le canzoni napoletane classiche più conosciute e che tutti almeno una volta nella vita hanno cantato è: Funiculì, Funicolà; si tratta di una “canzone d’occasione” composta nel 1880 dalla coppia Giuseppe Turco – Luigi Denza in riferimento alla funicolare che portava sul Vesuvio, inaugurata proprio quell’anno.
Secondo quanto si narra infatti, sembrerebbe che dopo l’inaugurazione della funicolare, i turisti continuavano a salire sul Vesuvio utilizzando i muli.
Ecco dunque che la canzone diventò una sorta di “messaggio pubblicitario” del tempo, che doveva invogliare le persone ad usare la funicolare. Funiculì, Funicolà è una canzone allegra e coinvolgente e ancora oggi rappresenta un vero e proprio cardine della musica tradizionale napoletana.
Gli studiosi di musica ed i filologi, soprattutto napoletani, indicano il brano citato come un vero tormentone, si può dire il primo della storia.

Canzoni napoletane classiche: non solo musica, significati, tradizione e cultura

Tanti i parametri di natura letteraria e si può dire poetica che caratterizzano e differenziano le canzoni napoletane classiche, creando quella che viene definita una macrostruttura; tutto ciò concorre alla nascita di melodie uniche, descrittive ed intense, che ancora oggi regalano emozioni a chi le ascolta.
Ciò che sicuramente contraddistingue le canzoni napoletane è la profondità delle interpretazioni degli artisti che le hanno cantate, non solo napoletani.

A tal proposito si può menzionare una celebre canzone magistralmente interpretata da Domenico Modugno, che ebbe con la canzone napoletana una felice commistione, cimentandosi con diversi brani.
Al successo di “Io, mammeta e tu”, si aggiunse due anni più tardi, nel 1956, quello di “Lazzarella”, la cui popolarità fu sin da subito stupefacente non solo in Italia.

La musica, soprattutto quella napoletana appartenente al passato, può essere considerata un invito a stare insieme,  da intendere come prodotto culturale che crea reazioni e stimoli, costruendo una connessione indelebile tra persone, paesaggi simbolici, lingua, figure retoriche, realtà, passato e presente.
Delle vere e proprie poesie, che si possono identificare come – bene culturale – proprio di una società (quella del passato) dove la comunicazione, a differenza di quanto avviene oggi, poteva concretizzarsi anche attraverso dei testi musicali.

Tra le canzoni napoletane classiche, una delle più famose ed amate è anche Anema e core, composta nel 1950, riscuotendo fin da subito un grande successo sia in Italia che all’estero. La celebre canzone si rifà ad un intenso bisogno di tenerezza, ad una irrefrenabile voglia di dolcezza. In Italia, la canzone Anema e core è stata utilizzata in diversi film, ma anche in produzioni televisive; tra queste ad esempio la celebre serie Capri (suonata al pianoforte da Sergio Assisi).

Ricordiamo che i grandi interpreti della canzone napoletana si sono distinti per le bellissime melodie create con la chitarra o con il mandolino, quindi con pochi strumenti in grado di creare il giusto grado di suggestione e coinvolgere al tempo stesso.

Alcuni dei titoli più celebri della tradizione classica napoletana, sono:

  • Malafemmena di Totò: un brano famosissimo e fortemente musicale, semplice e poetico al tempo stesso, non del tutto malinconico, anzi… esso in un certo senso esprime anche un tratto ironico tipico del “principe della risata”.
  • Tu si’ ‘na cosa grande, la canzone occupa una posizione anomala, nel senso che si configura come un’opera musicale originale per la storia della canzone napoletana antica e tradizionale; il famoso testo, ancora oggi interpretato da diversi artisti non solo napoletani, rappresenta un vero e proprio “rinnovamento” impostosi negli anni Cinquanta. In ogni caso, gli storici ritengono che Tu si’ ‘na cosa grande sia l’ultimo capolavoro prima del cosiddetto Neapolitan power.
  • Sole ‘e luglio;
  • ‘A sunnambula;
  • Munasterio ‘e Santa Chiara;
  • Tammurriata nera;
  • O surdato ‘nnamurato;
  • E spingule frances;

Quelle elencate sono solo alcune delle canzoni napoletane classiche (tra le più conosciute) e rappresentano un insieme di componenti di varia natura, non solo vocali e che non smettono di suscitare interesse e soprattutto coinvolgere chi le ascolta come se fossero fortemente attuali.

Immagine in evidenza: pulcinella291.forumfree.it

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