Intervista a Verdiano Vera, direttore del FIM, Salone della Formazione e dell’Innovazione Musicale

Intervista a Verdiano Vera, direttore del FIM, Salone della Formazione e dell'Innovazione Musicale

Il FIM, Salone della Formazione e dell’Innovazione Musicale, è un importante evento che mira «a ridare alla musica il suo autentico spessore, consentendo a chiunque di assaporarne il mistero ed il fascino senza tempo».

Inaugurato nel 2013 come FIM, Fiera Internazionale della Musica, con una prima edizione all’Ippodromo dei Fiori di Villanova d’Albenga (SV), lo scorso anno la Fiera è approdata a Milano, in Piazza Città di Lombardia, la piazza coperta più grande d’Europa, dove il prossimo 16 e 17 Maggio punterà a confermare e implementare il successo riscosso in questi anni.

L’obbiettivo principale della manifestazione è quello di avvicinare i giovani, attraverso concerti, laboratori, incontri con artisti e professionisti del settore, allo studio di uno strumento e al mondo della musica inteso a 360°, per poter creare una solida rete di musicisti e professionisti del futuro che possa rivitalizzare la filiera lavorativa della musica, messa a dura a prova dai repentini cambiamenti tecnologici degli ultimi anni.

L’edizione del prossimo Maggio vede un’importante innovazione dell’evento, non soltanto nel nome, ma anche nei propositi che puntano sull”Innovazione’ e sulla ‘Formazione’ dei musicisti ma anche del pubblico, per fornire gli strumenti necessari a un ascolto fatto con cognizione di causa.

In Italia, a causa di un insegnamento scolastico deficitario della musica, molte persone non la comprendono appieno e finiscono per assorbirla passivamente. Tale situazione genera una diffusa incapacità di comprensione di un’arte che possiede una storia e un linguaggio propri, degni di tutte le altri arti.

Quest’anno Eroica Fenice sarà media-partner dell’evento e ben presto potrete seguire gli sviluppi del FIM sui nostri portali. Per l’occasione abbiamo intervistato Verdiano Vera, uno dei ‘padri fondatori’ della manifestazione di cui è il direttore. Verdiano ci ha raccontato degli intenti e della genesi della Fiera che nel corso degli anni è cresciuta stringendo rapporti con Università e importanti realtà del settore musicale, ritagliandosi così un ruolo nella musica nazionale e internazionale sempre più importante.

Intervista a Verdiano Vera, direttore del FIM

Come nasce il FIM?

Nasce nel 2012, in seguito ad un periodo di terribile crisi sia della discografia che del mercato degli strumenti musicali. Un periodo in cui c’era molto caos e molta confusione e gli operatori della filiera della musica erano un po’ disorientati: c’erano le case discografiche che combattevano contro il download; i distributori degli strumenti musicali che combattevano anche loro una guerra contro l’e-commerce; e i musicisti che, per avere un po’ di visibilità, frequentavano i talent show televisivi.

In tutto questo disordine, con il FIM abbiamo iniziato a creare una rete per cercare di unire gli operatori della musica, quindi cercare di capire quali potessero essere le soluzioni a tutti questi problemi che capitavano tutti insieme nello stesso periodo.

Questo era il 2012, poi abbiamo creato il primo FIM nel 2013 a Villanova d’Albenga, nell’Ippodromo dei Fiori, e fu un’edizione zero di questa manifestazione che ci ha dato modo di creare un laboratorio di idee per la crescita e lo sviluppo del mercato della musica: inteso sia come mercato discografico che mercato di strumenti musicali.

Abbiamo analizzato le varie problematiche di tutti i settori, dall’editoria, alla discografia, alla vendita di strumenti, alle agenzie di booking, perché tutti questi settori avevano dei problemi. In tutto questo, però, il musicista è sempre stato al centro, in quanto portatore in fondo di tutte le problematiche, in quanto viveva la crisi prima di tutti gli altri.

Abbiamo portato avanti questo progetto per 6 anni e siamo arrivati adesso alla settima edizione. Prima si chiamava Fiera Internazionale della Musica e adesso abbiamo modificato il nome e lo abbiamo chiamato Salone della Formazione e dell’Innovazione Musicale proprio perché tutto questo studio, che abbiamo fatto in questi anni, ci ha portato alla conclusione che per ricostruire il mercato della musica occorre partire dal basso: partire dalla formazione e dall’innovazione.

A che risultati ha portato il vostro progetto di formazione?

C’è assolutamente ancora tanto da lavorare ma già adesso vediamo i risultati. Intanto abbiamo capito che i due punti chiave, cioè formazione e innovazione, sono proprio i punti che possono in qualche modo contribuire alla ricostruzione del mercato degli strumenti musicali e alla filiera della musica. Proprio perché, per far sì che la musica si risollevi, occorre formare il pubblico del futuro, dunque formare i giovani all’ascolto consapevole della musica.

In una visione più generale, non legata soltanto alla sfera del FIM, pensi che nel mondo della musica, dal 2012 ad oggi, ci siano stati dei cambiamenti in positivo o che rimangono ancora diversi problemi? Penso alla diffusione di Spotify, che potrebbe essere una soluzione alla pirateria, ma che ha comunque portato ad altre problematiche.

Tutto è in continuo cambiamento. Proprio i webstore e i portali che si occupano della distribuzione della musica sono i primi a cambiare in continuazione le regole del mercato. Questo disorienta ancora di più gli operatori della musica e i musicisti, però, è anche un passaggio inevitabile che sicuramente prima o poi porterà ad un processo più lineare rispetto a questo periodo. Per cui i risultati ci sono, nel nostro caso li vediamo proprio con la partecipazione di tantissimi giovani musicisti che vengono al FIM e partecipano attivamente: quest’anno ne abbiamo 2600.

2600 giovani musicisti che parteciperanno al FIM, che si esibiranno con le orchestre delle scuole e che parteciperanno ai nostri laboratori, per svolgere un avvicinamento alla musica e allo strumento musicale e per incontrare i professionisti della musica.

Quali cambiamenti ci sono stati in questi anni, siete passati a una prima edizione zero a Villanova d’Albenga a Piazza Città di Lombardia a Milano.

La manifestazione si è sviluppata lentamente, ci sono voluti sei anni e adesso a Milano abbiamo raccolto in una rete tutti i centri di ricerca più importanti come l’Università di Milano, il Politecnico di Milano con i due Dipartimenti di Fisica ed Elettronica, il Conservatorio Giuseppe Verdi. Una serie di partner anche tra aziende come Steinberg. Tutte realtà che contribuiscono all’obbiettivo del FIM, a far crescere la manifestazione e a renderla così importante.

Prima abbiamo puntato molto sui live, abbiamo infatti fatto esibire migliaia di musicisti, centinaia di band chiedendo loro quali fossero le problematiche che più colpivano la sfera lavorativa e alla fine siamo arrivati alla conclusione che bisogna spingere dal basso il mercato della musica.

Dunque il disappunto più diffusa tra i musicisti è quello di una mancata promozione, di non riuscire a promuovere la propria musica?

No, in realtà non è questo. Quella è una conseguenza della crisi del mercato musicale generale. Il vero problema è la mancanza del pubblico che ascolta con cognizione, il problema è la non formazione del pubblico. Il FIM infatti vuole proprio formare, non solo i musicisti, ma anche il pubblico del futuro-per questo ci rivolgiamo ai giovani- che sappia distinguere i vari generali musicali e che sappia darne un valore.

Un pubblico istruito, ovvero un pubblico che sa che cos’è la musica e che quello che ascolta, può scegliere se acquistare un disco, se ascoltare un genere piuttosto che un altro, sa com’è fatta la musica classica, com’è fatta la musica elettronica…

Questo fa parte della cultura e della formazione di una persona. Inoltre, tutti quanti dovrebbero avere il diritto di potersi avvicinare alla pratica di uno strumento musicale perché contribuirebbe a una ulteriore e migliore comprensione della musica da parte delle persone. Magari potrebbero trovare nello strumento musicale uno strumento per esprimere la propria personalità.

In questi anni avete anche ospitato tantissimi ospiti internazionali, che opinione hanno della musica italiana?

Hanno molta stima, ritengono che comunque sia una musica colta, in un certo senso, fatta da persone che studiano e hanno studiato musica. Il ‘belcanto’ è considerato una eccellenza italiana a livello mondiale.

Quindi questo riguardo la musica classica, ma vale anche per la musica “pop”?

Sì, anche la musica italiana pop, poi ovviamente dipende. In alcuni paesi non è conosciuta ma in alcuni paesi conta tantissimi ascoltatori e spettatori.

Ritornando agli ospiti, chi ti piacerebbe avere al FIM che non è ancora stato ospitato?

Ce ne sono tantissimi di ospiti che mi piacerebbe avere. Per quanto riguarda la musica classica, mi è dispiaciuto non riuscire ad avere nel 2017 Bollani, che sarebbe dovuto venire ma non ci riuscì. Mi piacerebbe avere qualche musicista americano per poter far saggiare ai giovani musicisti la differenza tra il professionista italiano e quello straniero. Mi piacerebbe proprio organizzare più incontri con questi artisti stranieri. Poi mi piacerebbe mettere su un’orchestra composta da tanti musicisti di diverse nazioni, per far capire quanto sia potente e possa unire le popolazioni la musica. Questo è un progetto che non ancora riuscito a realizzare, ma prima o poi ce la farò.

La contaminazione tra generi musicali e la collaborazione tra diversi musicisti fa sì che ci sia uno scambio di idee e di creatività.

Come potrebbe contribuire alla formazione di un ragazzo, un adeguato insegnamento musicale scolastico?

La musica forma il carattere forma il carattere di una persona, è arte, è cultura. Ha una storia quindi può essere molto importante se si vuole, si tratta di inserirla nei piani di studi e di farla diventare una materia al pari di tutte le altre.

A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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