“Nel caos di stanze stupefacenti”, il ritorno di Levante

"Nel caos di stanze stupefacenti", il ritorno di Levante

"Nel caos di stanze stupefacenti", il ritorno di LevanteLo scorso 7 aprile, in tutti i negozi, store digitali e piattaforme streaming, è uscito “Nel caos di stanze stupefacenti”, l’album che segna il ritorno sulla scena discografica di Claudia Lagona, in arte Levante, a distanza di due anni dalla precedente fatica: “Abbi cura di te”. La cantautrice siciliana ha così introdotto al pubblico, attraverso i suoi canali social, quello che ha definito il suo “terzo figlio”: «Quando mamma entrava in camera e vedeva i miei vestiti a terra, le chitarre maltrattate sparse per la stanza, le tazze di tè abbandonate sulle scrivanie piene di libri di esami non dati, di tesi mai scritte, di lauree mai prese, poi mi guardava e scuoteva la testa e, con l’aria affranta, diceva: “tutto questo disordine è dentro di te”».

«Se solo mia madre, anni dopo, avesse potuto vedere la stanza in cui ero finita forse mi sarei salvata da tutte le cadute fatte inciampando solo e sempre su me stessa, sopra specchi scivolosi che non si ruppero mai (almeno non si ruppero!)», recita ancora il post.

«In quella stanza – scrive in conclusione Levanteho incontrato i peggiori mostri, combattuto contro la solitudine, affrontato minacce e paure, sempre e solo per colpa di quel disordine che, per troppo tempo, non mi fece trovare la chiave per riaprire la porta che mi separava dalla cosa giusta. Sono caduta, un milione di volte, ho trovato altre porte, sì, ma la chiave della cosa giusta non la trovai mai, mai prima di cadere di faccia a terra, e farmi male. “Nel caos di stanze stupefacenti” è un disco pieno di tutto questo».

In effetti, il nuovo disco di Levante – da lei interamente ideato, concepito e scritto e nel quale ha avuto un ruolo attivo anche nel delineare le linee guida della produzione artistica – è davvero ricco. Dodici tracce “molto rumorose”, per parafrasare l’artista stessa, che raccontano sentimenti e diversi stati emotivi: amore, distanza, intimità, incomunicabilità, gelosia, complicità, solitudine, delusione e aspettative. Ad affiancarla, nella scrittura musicale, il compositore e pianista Dario Faini (a.k.a Dardust); in regia il produttore Antonio Filippelli affiancato da Fabrizio Ferraguzzo per la supervisione del progetto.

I testi originali e mai scontati – caratterizzati, come nei suoi precedenti lavori, da un’attenta cura del linguaggio – sono valorizzati dagli arrangiamenti, curati da Antonio Filippelli insieme a Daniel Bestonzo e Dario Faini, che rendono giustizia ai differenti mondi musicali che hanno ispirato la scrittura dell’artista sicula.

Il risultato è un album vario, ironico, coraggioso, profondo e ricco di energia, che conferma Levante come una delle più talentuose autrici della scena indie-pop femminile e mostra la maturità artistica raggiunta dalla cantautrice catanese.

Levante: non solo “caos”

Levante ci conduce nel suo caos interiore senza però dimenticare di analizzare quello che regna fuori dalle sue stanze, toccando temi importanti ed attuali, come nel singolo che ha anticipato l’uscita del suo nuovo lavoro: “Non me ne frega niente”, in cui punta il dito contro l’uso spropositato e talvolta violento dei social network. Ancora, in “Gesù Cristo sono io” l’artista siciliana affronta il delicato tema della violenza sulle donne. Prendendo spunto da fatti biblici, Levante descrive la situazione di quelle donne che non hanno più il coraggio di esporsi e di chiedere aiuto. In “Santa Rosalia”, invece, si parla di omosessualità: l’amore omosessuale raccontato ai bambini attraverso una filastrocca (“rosa o blu, rosa o blu, dai un bacio a chi vuoi tu”). L’idea del titolo del brano, che Levante dedica ad una persona a lei molto cara, deriva dalla credenza popolare secondo cui Santa Rosalia, protettrice di Palermo, si fosse innamorata di un’altra donna.

Il tono ironico, che caratterizza gran parte degli estratti dell’album, raggiunge il culmine nel brano “Pezzi di me”, in cui l’artista sicula duetta col suo “padrino” Max Gazzè e gioca sull’ambiguità della pronuncia della frase che dà il titolo al pezzo.

Sonorità nuove e tanta ironia, ma anche in questo album c’è spazio per ballate e brani introspettivi (“Caos”,“IO ero io”, “Diamante”, “Sentivo le lai”, “Le mille me”). Non manca proprio nulla, dunque, nelle caotiche stanze stupefacenti di Levante. Questo suo nuovo lavoro è la dimostrazione che il disordine è sì foriero di confusione e caos, ma è anche fonte di creatività (semicit.).

Tracklist dell’album:

  1. Caos (Preludio), 2. 1996 La stagione del rumore, 3. Io ti maledico, 4. Non me ne frega niente, 5. IO ero io, 6. Gesù Cristo sono io, 7. Diamante, 8. Pezzo di me (feat. Max Gazzè), 9. Santa Rosalia, 10. Le mie mille me, 11. Sentivo le ali, 12. Di Tua Bontà

A proposito di Antonella Sica

Napoletana, laureata in Comunicazione pubblica, sociale e politica alla Federico II. Giornalista pubblicista; appassionata di musica, sport, attualità, comunicazione. Ama scrivere, fotografare, creare lavorando all'uncinetto e a punto croce. Realizza bijoux a crochet utilizzando anche materiale di riciclo.

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