Il bene della cultura: Napoli e il suo patrimonio│Pizza Talk

Il bene della cultura: Napoli e il suo patrimonio│Pizza Talk

Nella splendida cornice della Mostra d’Oltremare il 22 Giugno si è svolto il talk Il bene della cultura: Napoli e il suo apprezzatissimo patrimonio, parte del programma dell’editoriale Pizza Tales che racconta la pizza nelle sue più ampie accezioni: da simbolo folklorico a parte integrante dell’economia e dell’agricoltura campana.
L’atmosfera vivace ed accogliente creata dal moderatore Gianfranco Coppola catapulta tutti i presenti tra pomodori, farine, sfogliatelle e libri per ricordare la più intima delle tradizioni napoletane: la cucina.
Lino Cutolo,  fondatore di Ciao – il Pomodoro di Napoli, ribadisce l’importanza della presenza degli artigiani della pizza napoletana all’interno del mercato statunitense affinché prodotti unici come il pomodoro pelato napoletano possano essere risaltati e riconosciuti.

Il bene della cultura: Napoli e il suo patrimonio│Pizza Talk
Da sx: Gennaro Esposito e il suo collaboratore , Gianfranco Coppola, Lino Cutolo e i pizzaioli Enrico Porzio e Peppe Cutraro

La semplicità con cui nelle campagne le donne selezionavano ed imbottigliavano i pomodori è un delicato simbolo della vita storica e culturale della regione Campania, non esiste futuro della pizza napoletana senza preservarne il passato.
A partire dal condimento della pizza è possibile riflettere non solo sul territorio, come fatto da Vincenzo Pagano di Casa Caponi,  ma anche chiedendosi in che modo la pizza napoletana fa parte del patrimonio della città.
Patrimonio sono i valori della terra, l’artigianalità della pratica dello stendere e condire la pizza, far crescere l’imprenditoria napoletana e diffondere la preservazione dell’ambiente.
Il bene della cultura: Napoli  e il suo apprezzatissimo patrimonio è anche incontro tra diverse arti culinarie, grazie agli interventi dello Chef Gennaro Esposito si è giunti a discutere il modello di pizza napoletana gourmet per quello che riguarda la selezione degli ingredienti saper selezionare è una prerogativa di qualsiasi maestro della tradizione, l’alta qualità della materia prima non deve essere una qualità differenziata ma deve essere presente in maniera omogenea in tutti gli stili di preparazione.

Il bene della cultura: Napoli e il suo patrimonio│Pizza Talk
La pizza con crema di melanzane, pomodori, provola e melanzane a sottili listarelle di Casa Caponi

Cibo è collettività, di questo si occupa Il bene della cultura: Napoli  e il suo apprezzatissimo patrimonio, Pizza Tales infatti risalta chi ha tentato in diversi modi di recuperare e ricostruire la cultura napoletana, come il giovane Davide D’Errico che si fa promotore del Borgo Vergini, quartiere storico di Napoli che oggi grazie all’iniziativa di Davide è stato riqualificato culturalmente.
È nel 1700 che i vicoli dei Vergini diventano per la prima volta teatro di cultura religiosa, quando Padre Gregorio Rocco per far fronte ai furti di vari oggetti tra cui le lampade ad olio crea le edicole votive.
Le lampade poste accanto alle immagini della Vergine Maria infatti non solo non vennero rubate, ma le intere edicole vennero custodite e curate dagli abitanti del quartiere, dando origine a quello che oggi è il famoso detto C’a Maronn t’accumpagne, proprio perché venivano seguite diverse strade dove la luce proveniva solo dalle immagini votive.
Il Vicolo della cultura ne è una versione 2.0 in chiave pop e popolare, esso unisce icone come Totò alle vite degli abitanti dei bassi che si ritrovano così immersi all’interno dello sviluppo turistico della città.
Questa iniziativa è la materializzazione della bellezza che salva zone dove purtroppo il contesto della criminalità organizzata toglie, soprattutto ai ragazzi, l’arma più importante per affrontare la vita: la cultura.
La cultura del bello tramite i murales, lo scambio di libri e la creatività che contraddistingue i napoletani è un grande vettore di cambiamento e miglioramento.

Giuseppe D’Angelo del blog Pizza Dixit invece tratta l’elemento glocal della pizza napoletana,  dalle esigenze di un expat nasce una vera e propria guida per tutti i napoletani e gli italiani all’estero che cercano un autentico spicchio di casa.
La ricerca e l’esplorazione fatta da Giuseppe, ci mostra che spesso nei luoghi comuni e nei miti riguardanti la pizza esiste una comune sottotrama: l’orgoglio.
Presso il Las Vegas Pizza Expo infatti ha riferito di aver scoperto che anche in America esiste il mito dell’acqua, che a seconda delle città da cui proviene, può rendere la pizza più o meno buona; studi scientifici dietro l’arte del pizzaiolo  mostrano però che il mito che l’acqua di New York sia la migliore per fare la pizza sia infondato.
Tramite questi elementi del folklore ma soprattutto tramite il piacere di stare a tavola la pizza unisce il mondo, abbatte i pregiudizi in grosse metropoli come Londra dove la pizza italiana era considerata poco appetibile soggy, umidiccia o molle.
Il mondo cross-cultural, il benessere e la salute mentale nel mondo della ristorazione e la fama degli chef italiani nel mondo sono solo alcuni degli argomenti che D’Angelo affronta non solo sul proprio blog ma anche sul podcast Che pizza, l’iniziativa che aiuta non solo gli italiani all’estero a ritrovare i luoghi della tradizione ma anche gli esperti del settore a fare divulgazione. 

Il bene della cultura: Napoli e il suo patrimonio│Pizza Talk
Le pizze che più esaltano il pomodorino: la pizza ai tre pomodori e quella con sugo alla puttanesca

Ritrovare la memoria e risollevare la cultura di Napoli è anche dedicarsi al recupero di una delle sue chiese come fatto dall’associazione Respiriamo Arte che ha reso possibile l’apertura della Chiesa di Santa Luciella, nei cui sotterranei è presente il celebre teschio con le orecchie andato in onda anche su Rai grazie ad Alberto Angela.
Massimo Faella, presidente dell’associazione racconta quella che è l’idea di  quattro giovani neo-laureati: recuperare la chiesa abbandonata da dopo il tragico evento sismico del 1980 per impiegare giovani professionisti napoletani e  dimostrare che con il savoir-faire artistico si può andare lontano e creare benessere per la comunità, cultura dunque non è solo quella  che si mangia come nel caso della pizza napoletana ma anche cultura che tramite un duro lavoro dà da mangiare a tante famiglie. 

Massimo Faella (in alto) e Davide D’Errico (in basso)

Il bene della cultura: Napoli e il suo apprezzatissimo patrimonio si è concluso con Pino Perna, esponente dell’Associazione Annalisa Durante che è intervenuto mostrando come la biblioteca aperta a Forcella per ricordare la tragica scomparsa di Annalisa abbia non solo coinvolto i più piccoli nella lettura e nello sviluppo dell’arte e della fantasia ma soprattutto si è parlato di eccellenze napoletane con la bibliotecaria Nunzia Pastorini, vincitrice del premio nazionale Maria Antonietta Abenante, e l’artista-imitatore Massimiliano Cimmino la cui voce da vita a Totò e Massimo Troisi.

Fonte immagini: Archivio Personale

A proposito di Musco Francesca

Laureata in Mediazione Linguistica e Culturale, scrivo per dare sfogo alla mia loquacità e alle mie passioni. Quando non scrivo studio antropologia, guardo Drag Race e consumo mazzi di tarocchi.

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2 Comments on “Il bene della cultura: Napoli e il suo patrimonio│Pizza Talk”

  1. Grazie per il pezzo, un ottimo riassunto della serara e soprattutto del mio intervento 🙂 Mi piacerebbe poter mandare un messaggio all’autrice del pezzo per ringraziarla.
    PS: però manca l’intervento di Federico Quagliuolo di Storie di Napoli.

    1. Giuseppe ti ringrazio per aver letto l’articolo e averne apprezzato la sintesi.
      Per quanto riguarda Storie di Napoli ricordo ho dovuto scremare la quantità di informazioni presenti nell’articolo per non staccarmi troppo dal concept della pizza.

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