Museo zoologico di Napoli: cosa c’è da sapere

Museo zoologico di Napoli: cosa c’è da sapere

Il Museo zoologico di Napoli è un museo di Napoli molto conosciuto per i suoi reperti di valore inestimabile. Questo museo merita di essere visitato in ogni suo angolo.

Storia del Museo zoologico di Napoli

È un museo storico fondato nel 1813 che oltre ad avere degli esemplari interi di animali, contiene anche esemplari a secco o a liquido di organi di animali. Visto che si tratta di un museo di più di 200 anni fa, la maggior parte di quello che c’è sono purtroppo animali che sono stati uccisi perché prima non si aveva la sensibilità e il rispetto che si ha oggi per gli animali; infatti le prime leggi di tutela risalgono a partire dagli anni ‘50.
 
Esemplari da vedere 

Tra i reperti di valore di questo museo rientra sicuramente il Granchio gigante del Giappone , un Macrocheira kampferi, che come specie animale è l’artropode più grande del mondo. Non è una specie rarissima perché è una specie di granchio che i giapponesi tuttora mangiano, però la particolarità di questo granchio è che è conosciuto come “il granchio dell’imperatore”poiché è stato donato dall’allora principe ereditario del Giappone Hirohito, che a breve sarebbe diventato imperatore, all’allora direttore del museo che era Francesco Saverio Monticelli.

Un altro reperto unico al mondo all’interno di questo museo è lo scheletro dell’elefante di Portici detto anche “l’elefante del re”. Da questo elefante viene il detto napoletano “capurà è morto alifante” che indica la fine di una situazione favorevole (“è finita la pacchia”). Fu acquistato per sancire dei rapporti commerciali tra Occidente e Oriente ma leggenda dice che questo elefante fu regalato da un sultano d’Oriente. Questo animale arrivò alla Reggia di Portici e un caporale dell’esercito fu incaricato di provvedere al mantenimento di questo elefante, solo che questo caporale oltre a farsi pagare dal popolo per guardare l’elefante, sulla cifra che il re gli conferiva mensilmente per provvedere all’animale non spendeva tutti i soldi per mantenere l’elefante ma se ne metteva in tasca buona parte. Pare che questo elefante sia morto di fame. Da qui il detto “capurà è morto alifante” perché è vero che il caporale ha guadagnato ma adesso che l’elefante è morto non guadagna più come guadagnava prima. Ne è rimasto solo lo scheletro perchè la pelle è stata usata durante la seconda guerra mondiale per fare le scarpe e i denti sono stati rubati.

La Foca di Posillipo è l’unica testimonianza in questo museo della presenza della foca monaca a Napoli, catturata all’inizio dell’800 nella grotta di Posillipo. Ci sono tante altre foche in tanti altri musei ma questa foca è l’unica che proviene dal golfo di Napoli. 

Nel museo c’è anche la balena di Taranto; è unica al mondo perché è l’unico esemplare di balena franca boreale musealizzato di provenienza Mediterranea. Tutte le altre balene boreali sparpagliate per il mondo sono di diversa provenienza ma nessuna sarà di provenienza Mediterranea. Questa balena malauguratamente entrò nel Golfo di Taranto, era disorientata; fu scambiata per un mostro marino e perciò fu aggredita e massacrata. Quando morì si arenò sulla spiaggia di Taranto e l’allora direttore del museo zoologico di Napoli Paolo Pancieri richiese la salma della balena.

Infine degna di nota è la Vetrina Falconeria: il re Federico II era un amante di questa arte venatoria e forse involontariamente è stato il primo autore di un trattato scientifico sugli uccelli perché in quest’opera latina “De scientia venandi per aves” descrive l’arte della falconeria e al contempo dà numerose informazioni su quelle che sono: le abitudini degli uccelli, il tipo di volo, ecc..

Ci sono tanti altri esemplari all’interno di questo museo situato in Via Mezzocannone e tante curiosità si nascondono dietro ognuno di questi. Da qui un forte invito al visitarlo di persona: la visita dura circa 2 ore per vederlo interamente e si può andare dal lunedì al venerdì.

Fonte immagine: Wikipedia 

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