Ricomincia da tre, anche questa volta, Massimo Troisi.
Troisi poeta Massimo, la mostra dedicata al grande attore e regista, scomparso il 4 giugno 1994, dopo due rinvii a causa delle restrizioni imposte dai Dpcm per il Covid, è stata inaugurata finalmente venerdì al Castel dell’Ovo e sarà visitabile fino al 25 giugno. Dopo un primo taglio di nastro, slittato il 30 ottobre scorso a causa della seconda ondata, e dopo il secondo cancellato a fine febbraio, questa volta, dopo il grande successo dell’esposizione romana, la grande mostra multimediale dedicata alla carriera e all’anima di uno dei più amati artisti della nostra storia, Massimo Troisi, arriva finalmente nella ‘sua’ Napoli con un nuovo percorso e un leitmotiv interamente dedicato al rapporto con la città.
Una mostra fotografica e multimediale, ricca di oggetti, immagini e filmati, “Troisi poeta Massimo” è stata presentata a Castel dell’Ovo dal Direttore dell’Archivio storico Luce Enrico Bufalini, da Marco Dionisi, curatore dell’iniziativa con Nevio De Pascalis, e dal supervisore Stefano Veneruso, regista e nipote di Massimo Troisi, alla presenza del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, dell’Assessore all’Istruzione, alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Annamaria Palmieri e di numerosi protagonisti del mondo della cultura napoletana, come Gino Rivieccio, Alessandro Siani e tanti altri amici e amanti di Massimo.
Nell’anima di Massimo Troisi
“Troisi poeta Massimo” è un percorso tra fotografie private, immagini d’archivio, locandine, filmati e carteggi personali inediti che condurranno il pubblico nell’animo umano di Troisi. Una mostra sensoriale che unisce due simboli di Napoli: il Castel dell’Ovo e Massimo Troisi.
Racconta il percorso umano e artistico di Troisi in sequenza cronologica: dall’infanzia a San Giorgio a Cremano agli esordi in teatro con La Smorfia, insieme a Enzo Decaro e Lello Arena, alle tante trasmissioni “cult” degli anni Settanta come Non Stop, una trasmissioni-laboratorio della RAI di Bruno Voglino, fino ai grandi film, da Ricomincio da tre del 1981, dove c’erano – come scrisse Gianni Minà – tutti i dubbi e le disillusioni della sua generazione ma anche tutto il suo senso della vita, la sua filosofia basata sull’arte di accontentarsi, forse anche un po’ della sua famosa pigrizia, a Non ci resta che piangere, girato con il fraterno amico Roberto Benigni nel 1984.
Filo conduttore è il lato più sensibile e intellettuale di Massimo che, poeta senza definirsi tale, ha scritto poesie già in tenera età per ritagliarsi spazi d’intimità negati da una famiglia numerosissima e ha chiuso il cerchio con Il Postino, film del 1994 girato a Procida, in cui la poesia non è solo testo, ma anche e soprattutto un modo di vivere, di vivere “poeticamente”.
Ed infine la morte quando un uomo si definisce ancora giovane, a causa di quel suo «cuore malato, di cui non parlava mai, al massimo ci scherzava sopra facendo il verso alle parole di una immortale canzone che talvolta intonava cercando di imitare Sergio Bruni».
Una mostra che, attraverso una carrellata di ricordi, musica e immagini, mette in risalto la poetica, le tematiche, le passioni e i successi di uno dei più grandi attori e autori italiani e sottolinea, ancora una volta, quanto manchi alla scena culturale del nostro Paese un personaggio come Troisi, il cui mito si è affermato in maniera indelebile nella memoria teatrale, televisiva e cinematografica, anche degli italiani che all’inizio non ne coglievano la comicità disarmante e rivoluzionaria. Un ‘mito mite’, un antieroe moderno e rivoluzionario che più di altri ha saputo descrivere, con sincerità, leggerezza e ironia, i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni.
Non sappiamo cosa avrebbe detto Massimo di quest’epoca indecifrabile ma certamente lo avrebbe fatto nel suo essere pienamente napoletano perché, come recita Benigni in una splendida poesia dedicata all’amico Troisi: “con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino e non m’ha mai parlato della pizza e non m’ha mai suonato il mandolino”.
«Ritengo che in questo momento – ha sottolineato Stefano Veneruso – sia davvero importante far rivivere quel suo modo di essere sempre propositivo, ironico, la sua convinzione di provare a non prenderci troppo sul serio. Massimo è l’autenticità in persona, è la purezza e questo gli ha permesso di raggiungere il cuore di chiunque».
Il suo ineguagliabile talento comico si è espresso in parole (poesie, testi per il teatro, sceneggiature e il testo vivo della sua mimica e del suo cinema) che hanno saputo raccontare con noncurante precisione, con una chiaroveggenza solo apparentemente casuale e indolente, con un esercizio continuo di leggerezza e passione tutta una temperie umana, sociale, anche politica, ed emotiva. Per questo e senza farsene accorgere, ha lasciato a milioni di spettatori nel mondo l’opera di un vero Autore, di un grande regista indipendente, di un poeta, che può essere ammirata senza differenza da un pubblico cinefilo, colto e popolare.
Al Castel dell’Ovo un percorso sensoriale
Ad accogliere i visitatori una gigantografia di Troisi, opera di Pino Settanni, un video realizzato dall’Archivio Luce con interviste tratte dal fondo Mario Canale e momenti di backstage da Il viaggio di Capitan Fracassa e Il Postino.
Poi inizia il viaggio dall’infanzia, passando per la passione per il calcio testimoniata da una grande foto al San Paolo con Diego Armando Maradona, per arrivare al teatro dalle prime esperienze del Centro teatro Spazio, un garage adattato a teatrino, fino alla nascita de La Smorfia con Decaro e Arena. “Troisi poeta Massimo” ci racconta questo suo essere un artista totale in un percorso raccontato attraverso le testimonianze visuali di Troisi e quelle, inedite e realizzate per l’occasione, di cari amici e colleghi: il nipote e collaboratore Stefano Veneruso, Enzo Decaro, Anna Pavignano, Gianni Minà, Carlo Verdone, Massimo Bonetti, Gaetano Daniele, Renato Scarpa, Massimo Wertmüller, Marco Risi. Lungo l’itinerario, la mostra mette in risalto la dinamicità del genio campano, una forza non fisica, ma di pensiero. Un vulcano di idee in grado di creare continuamente su più livelli. Tra i momenti più suggestivi c’è lo spazio plurisensoriale con audio diffuso delle poesie cantate da Enzo Decaro e musicate da artisti tra cui, per citarne alcuni, Rita Marcotulli, James Senese, Paolo Fresu, Cecilia Chailly, Daniele Sepe, Gianni Oddi, Ezio Bosso.
«Troisi è Napoli, è corpo, anima e cuore – ha detto il sindaco, Luigi de Magistris – è senza tempo ed è nella storia del cinema e della cultura di questa città e non solo, anche se Napoli ha un legame rarissimo e indissolubile con Massimo».
Un omaggio affettuoso per ricordare, a 26 anni dalla sua scomparsa, uno dei più grandi talenti comici italiani di tutti i tempi. Teneramente e fortemente presente nello sguardo di quei milioni di spettatori che ha fatto ridere, commuovere, rendendone la vita un po’ più incantevole.