28 Aprile 1937: inaugurati gli studi di Cinecittà

28 Aprile 1937: Inaugurati gli studi di Cinecittà

Roma, 28 Aprile 1937. Mussolini inaugura gli studi di Cinecittà, diventati, da quel momento, simbolo del cinema italiano e mondiale.

Ottantacinque anni di storia, più di 3000 pellicole girate nei suoi studi di cui 51 hanno vinto l’Oscar. Questo e molto altro è Cinecittà.

Roma, 28 Aprile 1937. Mussolini inaugura gli studi cinematografici di Cinecittà. Situati a pochi chilometri dal centro della Capitale e realizzati su progetto di Gino Peressutti, gli studi di Cinecittà sono diventati, da quel momento, uno dei luoghi-simbolo del cinema italiano e mondiale. Una vera e propria fabbrica dei sogni che ancora oggi, dopo ben ottantacinque anni dalla sua nascita, mantiene viva la magia del piccolo e grande schermo.

28 Aprile 1937- 28 Aprile 2022. Una passeggiata nella storia del cinema

Cinecittà: un nome che evoca immediatamente il cinema, che è il cinema. Quando gli fu chiesto quale fosse la città in cui avrebbe preferito vivere, Federico Fellini rispose: “Cinecittà”. È proprio dagli studi di Via Tuscolana, infatti, che sono stati prodotti i più grandi capolavori del panorama cinematografico italiano e internazionale di ogni tempo. È tra i suoi set e le sue sale di montaggio che è stata scritta la storia del Novecento italiano, oltre che le pagine più importanti per la storia universale del cinema. È a Cinecittà che è nato il mito italiano della “Dolce Vita”, un mito di rinascita che ha attraversato gli anni Cinquanta e Sessanta e che ha permesso di esportare l’immagine di bellezza e fascino del nostro Paese nel mondo. Ma come si è arrivati al 28 Aprile 1937, il giorno in cui tutto questo è cominciato? E quali vicende storiche hanno portato al grande successo di Cinecittà? Scopriamolo insieme!

Cinecittà nel tempo

Il progetto di Cinecittà nasce come tappa fondamentale per la politica di propaganda fascista nel pieno degli anni Trenta del Novecento. Il Duce e gli esponenti principali del partito erano ben consapevoli di quanto fosse potente il mezzo cinematografico come strumento di diffusione delle idee e dei valori del regime. A ciò si aggiungeva la volontà di portare al successo l’arte della pellicola italiana e porla in competizione con l’industria cinematografica tedesca, ma soprattutto con il grande cinema statunitense. La scelta di Roma come luogo designato per accogliere il complesso degli studi cinematografici fu, in realtà, dettata totalmente dal destino. Infatti, fino a quel momento la società torinese CINES, fondata nel 1904, aveva detenuto il monopolio delle produzioni del cinema italiano, finché nel 1935 i teatri della CINES non andarono completamente distrutti a causa di un incendio. E così Carlo Roncoroni diede il suo assenso per far costruire i nuovi teatri sui terreni di sua proprietà sulla Tuscolana.

La realizzazione dello stabilimento di Cinecittà, affidata all’architetto e urbanista Gino Peressutti, era frutto di un progetto molto ambizioso: si trattava della costruzione di settantatré edifici, tra cui ventuno teatri di posa lontani dai rumori cittadini, laboratori di sviluppo e stampa, uffici della direzione, una scuola professionale e la sede dell’Istituto LUCE su un terreno di quattordici ettari. I lavori cominciarono il 26 Gennaio del 1936 e Mussolini stesso partecipò all’inaugurazione della nuova città del cinema, il 28 Aprile 1937.

Le attività degli studi proseguirono fino all’8 Settembre del 1943. Dopo l’Armistizio e la nascita della Repubblica Sociale Italiana, infatti, la produzione fu trasferita a Venezia. Durante tutto il periodo della Seconda Guerra Mondiale Cinecittà fu sottoposta all’occupazione nazista e, nei giorni subito precedenti alla Liberazione, i tedeschi in ritirata saccheggiarono e portarono via attrezzature, macchine da presa, proiettori, impianti sonori e pellicole. Questo portò gli studi ad una fase di rovina e abbandono e la fine della guerra non coincise con un rilancio effettivo: la nuova corrente cinematografica Neorealista, infatti, spinse i registi a ricercare non più i set e i teatri per girare le scene dei propri film, ma cominciarono a lavorare sempre di più per strada e all’aria aperta. 

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta furono i registi americani a riscoprire il fascino di Cinecittà riportandola ai fasti dei suoi albori e, grazie al loro lavoro e all’ingaggio di attori molto importanti e famosi a livello mondiale, fu creata una piccola “Hollywood sul Tevere”. In quegli anni furono prodotte pellicole che sono diventate grandi kolossal del cinema: si pensi a “Quo vadis?” di Mervyn LeRoy, a “Ben Hur” di William Wyler e a “Cleopatra” di Joseph L. Mankiewicz, con l’indimenticabile Liz Taylor.

Ben presto tornarono anche le produzioni cinematografiche made in Italy, a cui lavorarono, tra registi e attori, nomi di spicco come Federico Fellini, Ettore Scola, Sergio Leone, Luchino Visconti, Anna Magnani, Alberto Sordi, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale. I film realizzati negli studi di Cinecittà seguivano i filoni principali della narrazione cinematografica del tempo: il peplum, il western, l’horror e il genere spionistico.

Cinecittà oggi.

Dagli anni Novanta, Cinecittà ha spiccato il volo verso il mondo del cinema moderno, in cui sono sempre più presenti le tecnologie digitali più avanzate e gli effetti speciali più sorprendenti. Proprio in questa fase il complesso della città del cinema ha subito anche un notevole ampliamento, estendendosi, nella forma in cui la conosciamo oggi, per quaranta ettari di terreno e per un totale ora di ventidue teatri di posa di dimensioni variabili. Ogni teatro dispone di camerini, uffici, sale trucco, magazzini, attrezzerie e, in più, sono presenti strutture dedicate esclusivamente alla post produzione e all’allestimento scenico. Il luogo perfetto, quindi, per allestire un set cinematografico e per seguirne l’intero ciclo produttivo dalle riprese alla promozione, oltre ad ospitare i teatri in cui si registrano alcuni dei programmi più famosi dei palinsesti televisivi italiani.

Dal 2011, grazie al progetto “Cinecittà si Mostra”, è possibile visitare il grande patrimonio storico e architettonico della Hollywood italiana, alla scoperta dei set e degli edifici storici con percorsi espositivi al loro interno. Inoltre, dal 2019, Cinecittà è diventata anche la sede del MIAC, Museo italiano dell’audiovisivo e del cinema.

Ancora oggi Cinecittà è un punto nevralgico per il cinema a livello globale ma è anche sede della nostra storia, della nostra cultura, di come il mondo è cambiato nel tempo. Del resto il cinema è di per sé, insieme a tutte le altre forme di espressione artistica umana, una lente attraverso cui osservare l’evoluzione dell’umanità. E Cinecittà, pur andando incontro alla modernità e al progresso, è un luogo in cui l’incanto non tramonterà mai perché è lì che prende vita il sogno del cinema, nel nostro ieri, nel nostro oggi e nel nostro domani.

Fonte immagine: Cinecittà Studios.

 

 

 

 

 

 

A proposito di Rosaria Cozzolino

Sono nata il 13 marzo 1998 a Pollena Trocchia (NA). Fin dall’infanzia ho sempre cercato nuovi modi per esprimere la mia creatività e il mondo delle arti mi ha sempre affascinata e attratta. Ho frequentato per quattordici anni la scuola di danza classica e contemporanea “Percorsi di Danza” di Angelo Parisi, per poi abbracciare un’altra mia grande passione, il teatro, entrando nell’ “Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema” di Gianni Sallustro. La letteratura e la cultura umanistica in tutte le sue sfaccettature sono da sempre il faro costante della mia vita e ho deciso di assecondare questa mia vocazione frequentando il liceo classico Vittorio Imbriani di Pomigliano D’Arco (NA). Nel 2017 mi sono iscritta alla facoltà di Lettere Moderne presso l’università Federico II (NA) e ho conseguito la laurea nel luglio 2021 con una tesi in Letterature Moderne Comparate. Al momento sono specializzanda in Filologia Moderna sempre presso la Federico II e continuo a coltivare tanti interessi: la lettura, il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte ma anche i viaggi e la scoperta di posti nuovi. Credo fermamente che la cultura sia il nutrimento migliore per l’anima ed è quello che vorrei trasmettere con la scrittura.

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