Federico Fellini e La strada: il balletto a Benevento

Federico Fellini

La strada, balletto tratto dall’omonimo film di Federico Fellini, con musiche di Nino Rota, ha conquistato letteralmente il pubblico che ha assistito allo spettacolo, inserito nel progetto “Omaggio a Fellini”, svoltosi domenica sera, nella suggestiva cornice del Teatro romano di Benevento.

L’evento, ideato e curato da Carmen Castiello, fondatrice nonché direttore artistico della Compagnia Balletto di Benevento, con la partecipazione dell’Orchestra Filarmonica di Benevento (OFB) e dell’Accademia di Fotografia Julia Margaret Cameron, ha previsto la regia di Linda Ocone e la supervisione di Beppe Menegatti e la partecipazione di due grandi artisti, Carla Fracci e Giancarlo Giannini, testimoni del grande patrimonio culturale che vanta il nostro Paese, che hanno avuto entrambi il piacere e l’onore di conoscere l’immenso Federico Fellini.

Una lode per due realtà importanti del nostro territorio, la Compagnia di danza e l’OFB, di cui essere fieri, da parte dell’Assessore alla Cultura di Benevento, Rossella Del Prete. «La trasposizione in danza di una delle pagine della letteratura cinematografica italiana più apprezzate nell’ultimo secolo ha richiesto un percorso di conoscenza, di approfondimento, durato circa un anno» ha spiegato l’Assessore Del Prete, ringraziando Ferdinando Creta, direttore del Teatro Romano, per aver permesso e promosso il grande fermento che anima in questo periodo il teatro e ricordando che «i primi ad entrarvi, per ripulirlo da erbacce e riconsegnarlo alla vita culturale della città, sono stati proprio i ballerini della Compagnia e i professionisti dell’OFB».

La strada: un progetto per omaggiare Federico Fellini 

«L’idea di realizzare un’opera e un balletto mettendo insieme realtà artistiche di giovani danzatori e musicisti sanniti nasce affinché i nostri artisti abbiano la possibilità di esprimere il loro talento». Carmen Castiello spiega con queste parole la genesi dell’ “Omaggio a Fellini”. «La Compagnia Balletto di Benevento e l’OFB sono una risorsa e un vanto per la nostra città; la loro collaborazione e la loro sinergia potranno essere un nuovo punto di partenza per donare alla città quel titolo di Benevento città della cultura tanto caro al territorio».

L’OFB, l’orchestra più giovane per composizione in Italia, la cui specificità ed il cui talento non finiremo mai di apprezzare, gode della direzione onoraria di Sir Antonio Pappano, della direzione artistica del Maestro Francesco Ivan Ciampa, musicista di fama internazionale, e della presidenza onoraria di Mons. Pasquale Maria Mainolfi. Con un organismo direttivo under 35, l’Orchestra Filarmonica, guidata domenica sera dall’energico e carismatico direttore d’eccellenza Beatrice Venezi, ha saputo incantare gli spettatori riproponendo dal vivo le immortali melodie di Nino Rota.

Il progetto “Omaggio a Fellini” ha previsto, nell’arco della settimana precedente allo spettacolo, anche la proiezione della pellicola La Strada presso Palazzo Paolo V, a Benevento, primo vero successo di Federico Fellini, del 1954, e primo film ad essere premiato con un Oscar nella categoria “Film straniero”, proprio nell’anno di apertura della sezione, e un’uscita fotografica con l’Accademia Julia Margaret Cameron ed i ballerini della Compagnia Balletto di Benevento per le strade della città sannita. «La strada diventa luogo di contatto tra danza, musica, fotografia, ricollegandosi così al film, in cui essa è teatro, momento di vissuto, e dove le fotografie giocano un ruolo fondamentale in quanto strumento per evocare memoria, per immortalare attimi sospesi, frammenti di arte» dichiara Angelo Orsillo, il direttore dell’Accademia. Gli scatti convergeranno in una mostra fotografica, al Museo del Sannio dal 7 a 15 settembre e, sempre a cura dell’Accademia, una serie di foto di backstage dello spettacolo, esposte nel Teatro romano, hanno accompagnato, suggestionato e catturato il pubblico, ancor prima dell’inizio del balletto.

Lo spettacolo

Candele rosse ad accogliere la Fracci e Giannini che, con la loro raffinatezza e la loro maestria, hanno saputo raccontarsi, coinvolgendo il pubblico in un viaggio, a passo di danza, in quello che è capolavoro disarmante, con una storia di poesia inedita, musiche struggenti che sussurrano al cuore ed un simbolismo che è veicolo, quasi spirituale, per narrare una favola malinconica, decadente.

Carla Fracci ha ricordato la sua Gelsomina, prima interpretazione in assoluto di questo personaggio in un balletto in atto unico, con coreografie di Mario Pistoni, a La Scala il 10 marzo del 1967; Giannini è volato con la memoria ai suoi primi incontri con la Fracci e con Fellini stesso, dando voce a riflessioni del regista visionario consegnate alla memoria: «Credo che La strada venne fatto perché mi innamorai di quella bambina-vecchina, un po’ matta, un po’ santa, di quell’arruffato, buffo, sgraziato e tenerissimo clown che si chiama Gelsomina e che ancora oggi riesce a farmi incupire di malinconia quando sento il motivo della sua tromba».

Introspezione psicologica, intimità custodita, emozione palpitante: le coreografie della prof.ssa Nicoletta Pizzariello, di Hektor Budlla e di Giselle Marucci sembrano voler suggerire una sospensione, un’attenzione al dettaglio, un’accuratezza espressiva ed emotiva che hanno, in qualche modo, rubato frammenti di vita di due anime randagie osservate nella loro sconsolata solitudine ferita dagli stracci, dal grottesco, dalla bestialità; più che tecnicismi o repertorio accademico, l’eccezionale corpo di ballo della Compagnia Balletto di Benevento ha messo in scena quadri realistici, di vita vissuta, della società, degli usi, un racconto picaresco tra saltimbanchi e giocosità circense ed, a questo proposito, lo spettacolo ha previsto anche la partecipazione della Compagnia “Family Circus” che, con acrobazie, estro, talento, ha contribuito a catapultare gli spettatori in una riproposizione rispettosa ma reinterpretata de La strada felliniana ed ha permesso la valorizzazione dei tre interpreti solisti.

La ballerina Odette Marucci ha dato corpo, anima, intensità ad una Gelsomina di una tenerezza struggente. Creatura abbandonata dagli uomini e dal destino, mortificata nella sua femminilità e nella sua identità, la sua Gelsomina è innocenza e candore, purezza, dolore. Gelsomina è l’eroina spirituale sia della pellicola che del balletto messo in scena a Benevento: la sua scomparsa darà infatti una speranza, un’ultima possibilità per scoprirsi umano ad un «cane pieno di amore che per comunicare sa solo abbaiare», in quella che potrebbe sembrare una catarsi, Zampanò.

Raffaele Vasto è ferocia, forza, tensione. Nella gestualità, nell’espressività, il suo Zampanò, scontroso saltimbanco che si esibisce clandestinamente per le vie dei paesi attraverso monotone e sterili prove di forza, è ferino e brutale, poderoso, avulso da qualsiasi affettività. Vasto rende perfettamente l’aggressività e l’egocentrismo di Zampanò, che lo portano a scivolare nella mera brutalità per orgoglio.

E vittima dell’orgoglio e della bestialità di Zampanò, il Matto di Giuseppe Paolicelli chiude il cerchio di una splendida triade interpretativa.

La strada devasta, prosciuga, scava dentro. Gelsomina e Zampanò, archetipi di una tipologia ben precisa di “tipo” umano, esasperata e decisamente simbolica, non avrebbero forse raggiunto l’apice della loro drammaticità se la visionarietà di Federico Fellini non avesse creato il personaggio del Matto e Paolicelli ha saputo renderlo perfettamente. Il Matto è, realmente, il perno della storia: incarna la rivelazione, l’amore, il sostegno su cui Gelsomina trova conforto e ragione di vita. Al Matto si deve il motivo musicale, trascinante in tutto il film ed il balletto. Il Matto svela Gelsomina, le fa scoprire le stelle, le rivela la sua “strada”, la missione che la condurrà nuovamente da Zampanò per provare a scalfirgli, in qualche modo, il cuore. Paolicelli ha saputo esprimere la poesia e la profondità del Matto, la sua dolcezza, la sua vivacità, il suo mordente in maniera magistrale.

Accidentata, quindi, La strada per ognuno dei personaggi di questa cupa storia, un mondo, una dimensione dove c’è posto per tutti e dove, come dice il Matto, «anche i sassi hanno una funzione». Per Federico Fellini la strada è sempre ad una sola direzione, non si torna mai indietro, in realtà si tratta di una “strada di vita”.

Il balletto messo in scena Benevento è stato uno spettacolo evocativo e di sensibile finezza come la pellicola impone, ricco di pathos, di delicatezza, di intensità, di emozioni arcaiche cantate dagli ultimi e, soprattutto, di innocenza. Non a caso «Siamo, tutti, gli occhi belli di Gelsomina, gli occhi folli che hanno seminato amore nel pianto e da questo pianto sono nati fiori, di una bellezza troppo pura per questo mondo».

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