I Toyoko kids sono una sottocultura giovanile nata in Giappone tra la fine degli anni 2010 e il periodo del COVID-19, concentrata nelle strade attorno allo Shinjuku Toho Building, nel distretto di Kabukichō (a Tokyo), con un punto di ritrovo tra la nuova Tokyu Kabukicho Tower e il cinema Toho. Il termine “Toyoko” deriva dal fatto che questi ragazzi stazionano “di lato” (yoko) all’edificio Toho (tō).
Sul piano sociale, comprendono soprattutto minorenni e giovani in fuga da casa o in cerca di un gruppo a cui appartenere dopo esperienze di trascuratezza o bullismo. Si riconoscono dal trucco marcato ispirato agli anime e dai capi ampi, che li rendono subito visibili nello spazio pubblico. Lo stile esibito è, per le ragazze, il “dark kawaii” (bluse con balze, gonne corte o felpe oversize, make-up anime) e, per i ragazzi, un’estetica emo (abiti neri e larghi, catene pendenti). Nel complesso, questa cifra stilistica è nota come “jirai-kei”.
Community analoghe esistono in altre aree del Giappone: a Osaka i ragazzi di “Guri-shita” (sotto l’insegna Glico) e a Fukuoka i “Kego” (vicino al parco Kego). Le osservazioni sul campo mostrano che non provengono soltanto da Tokyo: molti arrivano anche da città come Osaka o Nagoya, attirati da Kabukichō per le occasioni economiche e il lavoro informale, oltre che dalla certezza di trovare coetanei con cui trascorrere il tempo.
Le problematicità
Il distretto di Kabukichō fu istituito ufficialmente a Shinjuku il 1º aprile 1948 come intervento di ricostruzione voluto da Kihei Suzuki, pensato per ospitare teatri e spazi culturali nelle aree devastate dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Dagli anni Cinquanta conobbe una crescita rapidissima: parallelamente all’emergere in Giappone di nuove forme dell’industria del sesso, Kabukichō si affermò come uno dei fulcri di questa espansione. Dagli anni Settanta l’intensificazione del fenomeno portò a definire comunemente il quartiere “il centro dell’industria del sesso”.
Negli anni Ottanta, il legame con la yakuza contribuì a fissare l’immagine di Kabukichō come zona pericolosa, una reputazione rafforzata nel tempo anche dalla rappresentazione mediatica. Oggi Kabukichō è considerato il più grande distretto a luci rosse del Giappone: ai piani alti dei grattacieli si trovano bordelli, hotel e locali, mentre per le strade, a ogni ora, host e hostess reclutano clienti.
La zona espone i giovani Toyoko kids a pericoli tangibili, dall’adescamento agli abusi, ed è diventata un’area altamente rischiosa anche per l’uso diffuso di farmaci da banco a base di codeina, con frequenti overdose, talvolta mortali. Episodi di violenza tra pari e aggressioni da parte di adulti o di soggetti legati alla criminalità aggravano il quadro, come documentano sempre più spesso le cronache, che riportano perfino attacchi brutali e abusi contro i volontari.
Per mantenersi, molti Toyoko kids svolgono piccoli lavori e attività informali nell’economia notturna di Kabukichō; una parte significativa ricorre a impieghi nel sex work e alla prostituzione di strada. Gli incontri vengono spesso organizzati tramite social e app: i ragazzi fanno da intermediari e fissano gli appuntamenti, mentre le ragazze , alcune molto giovani , “stanno in piedi” in strada per intercettare più clienti nell’arco della giornata.
Iniziative locali per aiutare i Toyoko kids
Nel 2002 Gen Hidemori fonda a Kabukichō la NPO Social Minority Association; con il sostegno della Nippon Foundation nasce ufficialmente nel 2012 Nippon Kakekomidera. È uno sportello-rifugio ispirato ai “templi-rifugio” dell’epoca Edo: mette in sicurezza le vittime, affronta gli autori degli abusi e coordina interventi con polizia, avvocati e servizi pubblici/privati. Ha fornito consulenze a quasi 30.000 persone.
Dalla tutela di donne sfruttate a Kabukichō l’azione si amplia a livello nazionale (aperte una sede anche a Sendai dal 2012) e a beneficiari di ogni estrazione, inclusi membri della yakuza che vogliono uscire dall’organizzazione. Accanto all’assistenza, promuove il reinserimento di ex detenuti con attività lavorative al pubblico per ricostruire competenze e ridurre la recidiva.
Dal 2022 è cruciale per i Toyoko kids: il Kabukichō Mirai Café offre pasti caldi e spazio sicuro, costruendo fiducia e orientamento in risposta a rischi concreti (violenze, aggressioni sessuali, sfruttamento, precarietà abitativa).
Ma quali sono le cause?
Tra le cause del fenomeno dei Toyoko kids rientrano molto probabilmente dinamiche strutturali della società giapponese: un Paese ricco e altamente sviluppato dal dopoguerra che, pur ai margini, offre comunque spazi e micro-opportunità di guadagno; una megalopoli come Tokyo, vastissima e multiforme, capace di accogliere vite interstiziali e reti informali; il calo costante della natalità, che indebolisce legami e reti di cura; la fortissima pressione scolastica, che spinge alcuni ragazzi a sottrarsi a percorsi standard; e la crisi della famiglia tradizionale, con minore coesione e sostegno, che lascia i giovani più esposti alla strada e a forme alternative di appartenenza.
Fonte immagine: archivio personale