San Luca (RC): il cuore pulsante della ‘ndrangheta

San Luca (RC): il cuore pulsante della 'ndrangheta

In questo articolo andremo alla scoperta di San Luca, comune di 3417 abitanti nella città metropolitana di Reggio Calabria, i cui stretti vicoli nascondono una storia a dir poco sanguinaria.

Potreste mai immaginare che San Luca, un piccolo e pittoresco borgo nel cuore dell’Aspromonte, sia in realtà il principale avamposto della ‘ndrangheta, una delle organizzazioni criminali più pericolose al mondo? 

Al di là di San Luca, che cos’è la ‘ndrangheta?

La ‘ndrangheta è un’organizzazione criminale mafiosa originaria della Calabria, unica mafia presente sul territorio di tutti e cinque i continenti con un fatturato che supera i 50 miliardi di euro, al pari, se non più, di una multinazionale. Nicola Gratteri, ex procuratore di Catanzaro e oggi a capo della Procura di Napoli, afferma che la cocaina non solo è l’affare più redditizio per la ‘ndrangheta, ma è anche l’elemento che più conferisce credibilità al loro “brand”, tenendo presente che l’80% della cocaina che arriva in Europa è importata che dalla mafia calabrese, e da quest’ultima la compra Cosa Nostra. Al di là del narcotraffico, che è l’attività principale, la ‘ndrangheta si occupa anche di estorsione, usura, traffico di armi, gioco d’azzardo e smaltimento di rifiuti. Attraverso il riciclaggio del denaro, è in grado di controllare tutti i settori dell’economia.

Struttura della ‘ndrangheta

La ‘ndrangheta si è sviluppata nella già provincia di Reggio Calabria, ma la sua egemonia prevale anche nel resto della regione. Essa è costituita da una struttura “tentacolare e priva di direzione strategica, ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica”, le cui cellule sono rappresentate dalle ‘ndrine, vale a dire i clan. La gestione di una ‘ndrina rientra nelle mani di una famiglia che controlla un territorio specifico (come un quartiere di una città, ma le reti degli ‘ndranghetisti sono talmente fitte da valicarne i confini e andare ben oltre), e al suo vertice vi è un boss detto capuvastuni (capobastone). Più ‘ndrine di comuni diversi formano una “Locale”, dove nasce e si sviluppa l’attività criminale degli ‘ndranghetisti. L’apertura, chiusura o sospensione di una Locale viene stabilita dalla Locale di San Luca, da cui la denominazione di quest’ultima di “Mamma”.

San Luca altro non è un paesino di sole circa 3400 anime, sito nel cuore del parco nazionale dell’Aspromonte, ed è assurdo pensare che una realtà così stretta e, in un certo senso, isolata dal resto del mondo, costituisca il centro direzionale di una delle mafie più pericolose al mondo. Le origini di San Luca risalgono al Neolitico, e il borgo conobbe, nell’VIII secolo a.C., l’occupazione dei Greci che entrarono in contatto con le popolazioni autoctone. San Luca fu il teatro, nel pieno della seconda guerra mondiale, di uno scontro tra i piloti italiani della Regia Aeronautica e quelli Alleati. Di San Luca era inoltre originario l’autore Corrado Alvaro, la cui celeberrima opera Gente in Aspromonte gli valse il prestigioso premio letterario La Stampa.

I legami con la mafia

Nel territorio comunale operano principalmente le ‘ndrine Nirta, Pelle, Strangio, Romeo e Giorgi. Nel trentennio che va dagli anni ’70 agli anni ’90 dello scorso secolo, San Luca fu il punto di riferimento, insieme a Platì, Africo e Natile, di quasi tutti i sequestri di persona avvenuti in quegli anni, i cui i proventi furono investiti nell’edilizia, nella ristorazione e nel narcotraffico. Per farla breve, è proprio grazie a San Luca se ad oggi la ‘ndrangheta detiene il controllo di quasi tutta la cocaina importata in Europa. Sempre in quel periodo, le ‘ndrine di San Luca furono coinvolte nel traffico internazionale dei rifiuti tossici.

Faida di San Luca e strage di Duisburg

Una delle più feroci faide della storia della ‘ndrangheta vede come fazioni opposte proprio le ‘ndrine Nirta-Strangio e Pelle-Vottari. Questa ebbe inizio proprio a San Luca, durante il carnevale del 10 febbraio del 1991, quando un gruppo di ragazzi degli Strangio deturpò l’auto di Antonio Vottari, il quale non si fece problemi a vendicarsi su uno dei giovani. Successivamente un altro gruppo degli Strangio, venuto a conoscenza dell’accaduto, tentò di fare lo stesso cogliendo di sorpresa Vottari che, spaventato, iniziò a sparare uccidendo Francesco Strangio (20 anni) e Domenico Nirta (19). Vottari sarà prima costretto ad andarsene da San Luca, per poi essere trucidato l’anno successivo nel comune di Bovalino.

Fu uno scherzo innocente, a base di qualche uovo e un po’ di schiuma da barba, a ricoprire di sangue i vicoli di San Luca per quasi vent’anni, tra guerriglie e tregue varie culminate, per finire, nella strage di Duisburg del Ferragosto del 2007. Quest’ultimo, violentissimo episodio si consumò nell’omonima città tedesca, in un ristorante italiano gestito proprio da un esponente dei Vottari, e vide la morte di cinque Pelle-Vottari dai 16 ai 25 anni, oltre che dello stesso proprietario di 39.

Un tempo, chiunque fosse entrato a San Luca si sarebbe ritrovato dinanzi un cartello di benvenuto forato dai proiettili. Un piccolo messaggio da parte della ‘ndrangheta che, simbolicamente, recitava: «a regnare qui siamo noi». Ormai non si parla più degli anni bui della faida da 17 anni, e la famosa insegna è appesa nella sala grande della caserma dei carabinieri. L’eco del messaggio continua, però, a riecheggiare vagamente tra gli angoli del borgo: la ferita sanguina ancora, e la ‘ndrangheta non ha mai smesso di regnare.

Fonte immagine: Wikimedia Commons (Jacopo Werther) 

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