Amor proprio: quando amarsi troppo diventa dannoso

Amor proprio: quando amarsi troppo diventa dannoso

Si dice che il momento in cui si sceglie di amare se stessi rappresenti l’inizio di una lunga storia d’amore: ma fin dove è possibile avere un amor proprio che non si trasformi in un pericolo per noi e per chi ci sta intorno?

Certamente, il volersi bene e il non autodenigrarsi è sintomo di grande intelligenza e consapevolezza: significa avere il coraggio di mostrarsi per quello che si è, indipendentemente dalle situazioni con cui ci si confronta. Prendersi cura del benessere del corpo e della mente, fare ciò che più ci fa star bene, scegliere con cura chi far entrare nella nostra vita e chi lasciar fuori, voler inseguire i propri obiettivi in maniera decisa e non curarsi delle opinioni altrui, sono tutte manifestazioni dirette dell’amor proprio, ovvero di quell’amore che nutriamo verso noi stessi.

Parlare di amor proprio non è così semplice come potrebbe sembrare, poiché imparare ad apprezzarsi ogni giorno e mettere al primo posto la propria felicità è il risultato di tanta perseveranza, pazienza ed esperienza accumulata nel tempo. Chi sceglie consapevolmente di amarsi, sa che questo è un tipo di amore differente: è un amore eterno, immutabile nel tempo e, soprattutto, un amore che nessuno potrà mai abbattere. Tutti abbiamo la possibilità di amarci, ma tutti siamo anche in grado di capire quando il troppo amor proprio può rappresentare un danno per noi e per le persone al nostro fianco. Nella maggior parte dei casi, eccedere nell’amor proprio comporta una perdita di coscienza del mondo in cui si vive, in quanto tale sentimento rende tutti dei soggetti molto più critici, egoisti, insoddisfatti, pretenziosi e anche piuttosto cinici nei confronti degli altri.

Quando capire che l’eccesso di amor proprio non è un bene?

Ci sono moltissime situazioni in cui ci si può rendere conto della tossicità del troppo amor proprio, prima fra tutte quando ci si confronta con la realtà. A tutti è capitato almeno una volta nella vita di imbattersi in situazioni più o meno complicate e di incontrare persone che non condividono totalmente il nostro pensiero e modo di fare: eppure, la reazione che ne scaturisce non è mai la stessa per tutti. Ci sono degli individui che nutrono uno smisurato amore per se stessi, i quali arrivano a mostrarsi poco empatici e predisposti verso gli altri e a non voler minimamente compromettere la loro persona con quella altrui. Questo li rende, almeno agli occhi delle persone circostanti,  al quanto altezzosi e non disposti ad adattarsi ad opinioni e abitudini differenti. Questo dimostra quanto l’eccessivo amore nutrito nei confronti di noi se stessi, possa farci cadere in errore e farci credere di essere il centro del mondo, i migliori in assoluto, i più intelligenti, i più coraggiosi e tanto altro. Quando l’amor proprio raggiunge simili livelli, non rappresenta più un bene aggiunto, bensì un danno che rischia di distruggere quanto di positivo l’amore stesso ha prodotto in noi.

Ciò che bisogna imparare dall’amor proprio è che questo non si traduce mai in arroganza, presunzione, voglia di apparire o bisogno costante di approvazione. L’amor proprio va coltivato nei giusti limiti e con un solo unico fine, ovvero quello di farsi del bene quotidianamente ma anche farne agli altri. L’amor proprio, se ben dosato, permette a chiunque di prendere la vita in maniera più leggera e di imparare a capire che molte cose possono sfuggire al nostro controllo. È bene amarsi il giusto, sentirsi adeguati per come ci si mostra e avere la consapevolezza di essere importanti per le persone a noi vicine, ma è altrettanto bene rammentare che il troppo stroppia e che l’esagerazione non porta mai a dei risultati positivi.

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A proposito di Alessia Galante

Studentessa presso l'Università "L'Orientale" di Napoli

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