Il fenomeno del Brain Rot fa riferimento a un declino dello stato mentale e a una saturazione intellettuale legata all’uso eccessivo dei media e dei contenuti di bassa qualità. Le generazioni alpha e Z, responsabili della creazione di tali contenuti, hanno adottato e divulgato quest’espressione per dimostrare l’autoconsapevolezza riguardo l’impatto negativo dei social media sugli individui e la società. Brain Rot è stata dichiarata dall’Oxford Dictionary la parola più rappresentativa dell’anno 2024 e letteralmente significa “cervello marcio”.
Le cause del fenomeno
Il fenomeno del Brain Rot è dovuto ad un uso spropositato delle piattaforme online. Con l’avvento dei social media abbiamo iniziato ad abusare dei reels, Tik tok e Youtube shorts fino a una sensazione di nausea, vuoto e disorientamento. Nei momenti di stasi della giornata, come nelle pause a lavoro o prima di dormire, invece di intrattenerci e rilassarci in modo sano, passiamo ore e ore a scrollare i post in modo passivo, quasi automatico, senza rendercene conto. Tendiamo a concentrare tutte le nostre energie sullo schermo, lasciandoci catturare assiduamente da contenuti “banali” che non richiedono un ascolto attento o un particolare sforzo mentale.
Conseguenze del Brain Rot
Una conseguenza del Brain Rot è sicuramente la superficialità. La nostra frivolezza cresce, poiché siamo sempre meno inclini ad approfondire ciò che leggiamo o recepiamo su internet, accontentandoci di conoscere il minimo indispensabile.
Inoltre, questo fenomeno influisce anche sulla socialità e sul modo in cui viviamo le relazioni umane. È un circolo vizioso che ci impedisce di dedicarci realmente alle relazioni sociali autentiche e spontanee, alimentando il nostro individualismo fino a sentirci più soli con noi stessi e a confrontarci con tutto ciò che ci circonda.
Effetti sulle diverse fasce d’età
Secondo la psicologa aversana Chiara Rotunno, ci sono diversi segnali associabili al Brain Rot. Dal punto di vista comportamentale può causare un aumento della procrastinazione, una difficoltà di disconnessione dai dispositivi e una maggiore irritabilità. Dal punto di vista cognitivo, invece, può determinare una riduzione della capacità di concentrazione, una difficoltà di memorizzazione delle informazioni e una tendenza ad avere pensieri frammentati.
La Dr.ssa sostiene che gli effetti del Brain Rot possono variare significativamente a seconda dell’età. I bambini sono particolarmente vulnerabili all’utilizzo dei dispositivi tecnologici, in particolar modo per quanto concerne le loro capacità attentive e la regolazione emotiva. Inoltre, lo scrolling può anche ridurre il tempo dedicato ad attività fondamentali per la crescita, come il gioco e le interazioni sociali.
Gli adolescenti sono, invece, coloro che vengono visti come le maggiori “vittime” del Brain Rot e sono i più inclini a risentire degli effetti negativi sulla loro autostima. Essendo maggiormente esposti in una fase delicata della loro crescita in cui è centrale l’interazione e il confronto con l’altro, possono essere particolarmente influenzabili da questo fenomeno, soprattutto in merito alla costante ricerca di approvazione. Inoltre, possono sviluppare una dipendenza maggiore dai dispositivi, compromettendo il loro rendimento scolastico e l’equilibrio psicofisico.
Gli adulti, infine, non sono esenti da tali effetti. Spesso sperimentano una diminuzione della loro produttività e del loro benessere mentale, riscontrando effetti negativi sulla vita privata o lavorativa. L’incapacità di limitare il tempo online può avere come effetti il non riuscire ad equilibrare l’utilizzo dei dispositivi e non avere uno stile di vita sano.
Inoltre, è possibile che le persone con specifici tratti caratteriali come l’impulsività, difficoltà a tollerare la frustrazione o un elevato bisogno di stimoli, possono essere più suscettibili al Brain Rot, poiché faticano a gestire il tempo trascorso online. Il contesto ambientale e le abitudini quotidiane possono giocare un ruolo cruciale nell’acuire o mitigare questi effetti.
Soluzioni per preservare la salute mentale
Secondo la psicologa Rotunno, la soluzione non è demonizzare lo scrolling e i contenuti “frivoli” sui social favorendo solo quelli “puramente intellettuali”, ma il giusto equilibrio tra questi due mondi, da un lato la riflessione di contenuti profondi e dall’altro la leggerezza di video o reel.
Il Brain Rot può essere gestito su più livelli:
1) Promuovendo l’autoregolazione attraverso l’impostazione di limiti di tempo sui dispositivi, dedicando momenti della giornata a esperienze offline.
2) Educando specialmente i più giovani ad un uso più consapevole delle tecnologia.
3) Sensibilizzando sul tema attraverso compagnie educative, incoraggiando le scuole e i luoghi di lavoro a promuovere pause regolari dai dispositivi.
Per concludere, sostiene l’importanza di puntualizzare come il fenomeno del Brain Rot rifletta una situazione diffusa della nostra società, senza essere riconducibile a nessun disturbo clinico. Nonostante ciò, è importante studiarlo per le conseguenze a cui è associato e come segnale di una gestione inadeguata del nostro rapporto con la tecnologia, anche al fine di non demonizzarla.
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