PELLE D’OCA. Ah, si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta…

PELLE D'OCA. Ah, si vivesse solo di inizi

Quella che volgarmente chiamiamo “pelle d’oca”, perché simile alla pelle di un’oca spennata, o più in generale di un volatile spennato, è la temporanea comparsa di piccoli rilievi sulla superficie cutanea, una sorta di mega erezione pelosa. È definita scientificamente “piloerezione”, “orripilazione” o “cute anserina” e potremmo dire che è un modo per far fluire fuori la nostra energia in eccesso.
La pelle d’oca si deve a una contrazione involontaria dei muscoli erettori del pelo ed è causata da stimoli nervosi. Si tratta di un meccanismo che affonda le sue radici nell’antichità e che ha resistito ai processi evolutivi.

Cause della piloerezione o, più comunemente, “pelle d’oca”

La piloerezione può verificarsi quando il corpo percepisce un freddo intenso.

I peli eretti trattengono uno strato d’aria che ostacola la dispersione del calore corporeo, processo più efficiente negli animali dotati di pelo lungo.

Se, al contrario, si percepisce molto calore, i muscoli erettori dei peli si rilassano, consentendo alle ghiandole sudoripare di dilatarsi, eliminando in questo modo il calore in eccesso attraverso il sudore.

Nelle situazioni in cui si è investiti da una forte emozione, è possibile che la pelle d’oca sia scatenata dal meccanismo “fight or flight” (“combatti o scappa” o “attacco o fuga”) per predisporre l’organismo a sostenerne lo sforzo tempestivo. Si tratta di una scarica generale del sistema nervoso simpatico ed è un tipo di risposta corrispondente a una zona del nostro cervello chiamata “ipotalamo” che, quando stimolato, inizia una sequenza di accensione delle cellule nervose. Si ha, così, un rilascio di sostanze chimiche che preparano il nostro corpo alla fuga o alla lotta.

Il motivo per cui suoni tremendamente irritanti come un graffio alla lavagna possano causare la pelle d’oca rimane ancora inspiegabile.

La pelle d’oca, talvolta, è anche un sintomo di alcune malattie oppure un effetto collaterale dell’infusione endovenosa di dobutamina.

Generalmente, associamo la pelle d’oca ai brividi di freddo e a certi particolari stati emotivi che possono coinvolgerci quando ammiriamo uno spettacolo naturale o, ad esempio, durante l’ascolto della nostra canzone preferita, che sono esperienze sensoriali che attivano il “percorso di ricompensa“. Le strutture coinvolte in questo sistema si trovano lungo le principali vie della dopamina nel cervello, per cui vengono attivate le medesime aree cerebrali coinvolte nelle condizioni di eccitazione e dipendenza.

Se la pelle d’oca è qualcosa che si palesa in caso di una forte emozione, ingenuamente, potremmo pensare che la pelle d’oca non menta. Eppure qualcuno riesce a controllarla, secondo i risultati di una ricerca della Northeastern University, pubblicata sulla rivista Peer J.

Nella preistoria gli uomini, ancora ricoperti di una folta peluria, si servivano della pelle d’oca come strumento d’intimidazione, al pari degli animali che quando hanno paura drizzano il pelo per apparire più temibili. Una funzione che nel corso dei millenni ha perso di utilità.

Ciò che affascina è che abitiamo pelli differenti per sentire e sperimentare gli stimoli esterni: le esperienze non sono emozionanti per tutti allo stesso modo.

La pelle narra la nostra personale storia.

Se noi provassimo a immaginare di stare in bilico tra il vuoto e la terraferma, a testa in giù, magari attaccati a un elastico alle caviglie e a rimbalzare più volte, oscillando nell’aria, sentiremmo sicuramente una sensazione di libertà, di sovranità sulla precarietà di ogni cosa, sul dubbio, sul caos…chissà, osservandoci, potremmo scoprire proprio in questo momento di avere il pelo rizzato.

A volte si pensa che vivere una vita di emozioni e brividi a fior di pelle ci farebbe sentire vivi davvero, ubriachi di follia, ma forse, in questo modo, non saremmo molto diversi da certe barchette a vela nel bel mezzo di una tempesta.

Ah, si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta“…procederemmo lungo la strada, come daltonici a bordo di un auto, dinanzi a un semaforo.

Fonte immagine:https://www.flickr.com/photos/kiki-follettosa/196274424/

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A proposito di Chiara D'Auria

Nata e cresciuta in Basilicata, si laurea in Filologia Moderna presso l’Università Federico II di Napoli. Scrive per abbattere barriere e scoperchiare un universo sottopelle abitato da anime e microcosmi contrastanti: dal borgo lucano scavato nella roccia di una montagna avvolta nel silenzio alle viuzze partenopee strette e caotiche, dove s'intravede il mare. Scrive per respirare a pieni polmoni.

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