Indoeuropeo/protoindoeuropeo: l’origine comune delle lingue indoeuropee

Indoeuropeo/protoindoeuropeo: l'origine comune delle lingue indoeuropee

L’origine dell’indoeuropeo: alla scoperta della protolingua comune

L’indoeuropeo, conosciuto anche come ”protoindoeuropeo”, è la protolingua che, secondo gli studi di linguistica comparativa, costituisce l’origine comune delle lingue indoeuropee. Iniziando attorno al 2000 a.C., somiglianze tra queste lingue hanno portato gli studiosi a considerare l’esistenza di una lingua parlata circa 7000 anni fa, definita come la protolingua preistorica da cui derivano tutte le altre, convenzionalmente chiamata proto-indoeuropeo. Attraverso il metodo comparativo, negli anni, i linguisti hanno cercato di ricostruire, anche se in modo ipotetico, una documentazione più arcaica di questa lingua, fornendo anche una grammatica ed un lessico. La prima formulazione coerente di questa ipotesi ebbe luogo in Germania, dove gli studiosi pionieri posero le basi per l’indagine comparativa delle lingue indoeuropee.

Indoeuropeo: una famiglia linguistica allargata

Appartengono con certezza alla famiglia linguistica indoeuropea diverse sottofamiglie linguistiche, che possono essere paragonate a rami provenienti dal tronco comune del protoindoeuropeo. Queste sottofamiglie si differenziano ulteriormente in lingue e dialetti:

  • Lingue anatolitiche, come il luvio, l’ittita, il palaico, il licio, il lidio, e il cario, oggi completamente estinte. Queste lingue furono parlate nell’antica Anatolia, una regione cruciale per gli scambi culturali e commerciali del passato.
  • i Dialetti del greco comprendono lo ionico-attico, il dorico, l’eolico, l’arcado-cipriota, il greco di nord-ovest, e il panfilio. Questi dialetti rappresentano il grande patrimonio culturale della Grecia antica, che ha fortemente influenzato la cultura e la filosofia occidentale.
  • L’Indo-iranico include il ramo Indo-ario (lingue indoeuropee parlate in India) e l’iranico (lingue indoeuropee dell’Iran). In età antica, era testimoniato da lingue come l’avestico e il sanscrito vedico, che rappresentano antiche tradizioni religiose e letterarie.
  • Le lingue celtiche si diffusero dal I millennio a.C. nell’Europa atlantica, dalla Spagna all’Irlanda, e oggi alcune sono a rischio di estinzione. Intrise di mitologia e storia, le lingue celtiche arricchiscono il tessuto culturale dell’Europa occidentale.
  • Le lingue italiche erano originariamente parlate in Italia centro-meridionale e nord-orientale, rappresentate nel I millennio a.C. dal latino, dall’osco-umbro, dal venetico e da altri dialetti minori. Il latino, in particolare, ha dato vita a una serie di lingue romanze diffuse in tutto il mondo.
  • Le lingue germaniche, certe nel loro utilizzo già intorno alla metà del I millennio a.C., si diffusero in Europa centro-settentrionale tra il Baltico e il bassopiano sarmatico. Documentate per la prima volta nel V secolo d.C., queste lingue hanno avuto un impatto significativo sulla cultura e la letteratura europee.
  • L’armeno si parla in Armenia e si conosce a partire dal V secolo d.C. È unico nel suo genere e offre una finestra sulla storia e la cultura armena.
  • Il tocario, con i suoi dialetti estinti A e B (tocario orientale e occidentale), fu documentato nel Turkestan cinese intorno al 1000 d.C., rappresentando un capitolo poco conosciuto della storia linguistica dell’Asia centrale.
  • L’illirico, una lingua poco nota, era diffusa a suo tempo nei Balcani occidentali e arricchisce la conoscenza delle prime civiltà balcaniche.
  • Le lingue slave, tutte discendenti da una protolingua comune chiamata paleoslavo, furono la lingua liturgica della chiesa ortodossa in Europa orientale. Sono oggi parlate in vaste regioni dell’Europa orientale, fornendo una continuità culturale per molti popoli.
  • Le lingue baltiche includono l’antico prussiano, estinto nel XVIII secolo, e due lingue vive, il lituano e il lettone. Queste lingue conservano molte caratteristiche arcaiche e offrono spunti per gli studi comparativi delle lingue indoeuropee.
  • L’albanese, unica nel suo genere, rappresenta un’importante eredità linguistica nei Balcani.
  • Infine, esistono una serie di parlate estinte e poco note, come il frigio, il tracio, il daco-misio, il messapico, il ligure e i dialetti macedoni e dei Peoni. Queste lingue rimangono un’area di grande interesse per gli appassionati di storia e lingua, aprendo la porta a nuove scoperte e riflessioni sul passato.

Prospettive storiche e tipologiche del protoindoeuropeo

Analizzando la lingua dal punto di vista tipologico, il proto-indoeuropeo nella sua fase tardo-unitaria era una lingua flessiva o fusiva con un alto grado di sinteticità, cioè quantità di morfemi per parola. La ricostruzione interna permette di intravedere una fase leggermente più remota, dove la protolingua mostrava ancora l’aspetto di una lingua agglutinante. Le tendenze che hanno determinato la trasformazione tipologica sembrano ancora in parte attive nella fase più arcaica di molte delle sue lingue figlie, offrendo un campo vasto e affascinante per la ricerca storica e linguistica.

La comprensione del linguaggio indoeuropeo offre una finestra sulle connessioni culturali e storiche che hanno formato una parte significativa del mondo attuale. Esplorare queste radici comuni può promuovere un senso di unità e appartenenza condiviso tra diverse culture e lingue, arricchendo la comprensione del nostro comune patrimonio umano.

Fonte immagine: Foto di Caio : https://www.pexels.com/it-it/foto/libro-aperto-sulla-fotografia-di-messa-a-fuoco-selettiva-superficie-bianca-46274/

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