Alkonost: la figura della donna-uccello nella mitologia slava

Alkonost: la figura della donna-uccello nella mitologia slava

Il popolo slavo vanta una vasta raccolta di racconti, leggende e fiabe, i cui personaggi sono vari. Tra questi, vi è Alkonost; scopriamo le sue origini, cosa simboleggia e le leggende di cui è protagonista.

Nella mitologia slava, Alkonost (Aлконо́ст) rappresentava un uccello con solo la testa e le mani di donna, che dimorava nel paradiso slavo, assieme a Sírin.

Le origini di Alkonost 

La parola “Alkonost” viene dal termine grecoἀλκυών”, che significa “martin pescatore”; infatti, le origini della donna-uccello slava risalgono alla mitologia greca, più precisamente al mito di Alcione, in cui il dio Zeus trasformò la ragazza e il suo amato negli uccelli “martin pescatore”.
Il nome “Alkonost” è probabilmente dovuto ad un errore di ricopiatura del libro di Ioann Bolgarskij “Šcestodnev”, dove il termine slavo “Alkion” divenne “Alkonost”.

La popolarità di questa figura fu data dagli antichi manoscritti di letteratura slava risalenti al 1300 e al 1500-1600, e ai “lubki”, ovvero vignette con dei racconti, molto conosciute tra il popolo russo.

Le leggende 

Secondo la mitologia slava, sia Alkonost che Sirin erano donne-uccello che abitavano il giardino slavo dell’Eden, noto come “Irij” (Ирий). Insieme a loro, abitavano gli dèi di rango superiore. Secondo altre fonti, invece, Alkonost viveva nel fiume Eufrate, che nella Genesi rappresenta il fiume del paradiso. Spesso questa figura abitava anche la terra.  
Alkonost rappresenta l’uccello della gioia, infatti il suo canto porta serenità, mentre Sirin simboleggiava la tristezza, per cui il suo canto poteva anche condurre alla pazzia o alla morte. In particolare, secondo la mitologia, Alkonost e Sirin rappresenterebbero, rispettivamente, la parte buona e quella cattiva del dio Veles, dio degli Inferi e tra le divinità slave più importanti.

Alkonost è protagonista di diverse leggende. Una di queste racconta che durante l’inverno, avrebbe deposto le sue uova in fondo al mare, e dopo 7 giorni, a causa del mare agitato, queste si sarebbero schiuse e avrebbero generato una tempesta. Secondo un’altra leggenda, la mattina della festa del raccolto delle mele, la triste Sìrin giunse al frutteto, e successivamente giunse anche Alkonо́st, che invece portò gioia con sé. Grazie alla rugiada caduta dalle sue ali, le mele si trasformarono in frutti dalle proprietà curative.

Nelle rappresentazioni più arcaiche, durante l’epoca in cui si celebrava il culto delle forze in natura, la donna-uccello era raffigurata con i seni scoperti e simboleggiava la nutrice degli esseri umani. Col tempo le sue rappresentazioni cambiarono a causa dell’influsso greco.
Nell’arte popolare, infatti, Alkonost è di solito rappresentata con una corona sul capo, e in una mano porta il fiore del paradiso, mentre nell’altra una pergamena srotolata. Inoltre, poteva essere considerata un amuleto portafortuna, nei casi in cui la sua immagine veniva riprodotta su oggetti di vita quotidiana.

Fonte immagine: Wikipedia 

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