Atreo e Tieste: la macabra lotta fratricida ai limiti del cannibalismo
Nota come una delle più famose della mitologica greca, quella degli Atridi è una famiglia tanto ramificata genealogicamente quanto colpita da tragici sventure. La saga della famiglia, detta degli Atridi poiché così venivano identificati i figli di Atreo, comprende le terribili dispute tra i due fratelli Tieste e Atreo: è anzi da queste vicende che la saga prende il via passando così per la storia di Agamennone e Menelao (i figli di Atreo), protagonisti del mito troiano, e per molte altre storie ancora.
In particolare, la storia della faida tra Atreo e Tieste ha tutta l’esemplarità di una tragedia di Euripide: l’incesto, l’inganno, il suicidio di una donna usurpata e la vendetta, nonché i destini predetti dall’oracolo, caratterizzano un dramma sulla paternità, oltre che sulla consanguineità, che tocca molto da vicino il cannibalismo, con una serie di conseguenze in cui il potere decisionale spetta sempre e solo agli dèi.
Dove tutto ebbe inizio: la contesta del trono di Argo o la volta in cui Atreo fece mangiare al fratello Tieste i suoi figli
L’unica vicenda che vide complici Atreo e Tieste, figli di Pelope e Ippodamia, fu l’uccisione di Crisippo, loro fratellastro nato dall’unione di Pelope con la ninfa Astioche. La gelosia dei due scaturiva dal timore che Crisippo, figlio preferito del padre, potesse ereditare il trono di Pisa. Fu addirittura la loro madre, Ippodamia, ad aiutare Atreo e Tieste a compiere l’assassinio. Banditi e maledetti dallo stesso Pelope, i due scapparono ad Argo: una città che li separerà definitivamente, dando inizio a una lotta fatta di vendette e rivincite esasperanti.
Allora Re di Argo era un loro parente, Stenelo, il quale morì senza figli. Come suggerito dall’oracolo, era da decidere il successore al trono tra uno dei figli di Peleo. Dalla contesa del trono della città tutto ebbe inizio, ma a muovere le prime pedine fu Tieste con l’aiuto della mogli di Atreo, Erope, divenuta sua amante.
Fu Erope a consegnare segretamente a Tieste il vello d’oro che, tempo prima, Atreo aveva trovato nel suo gregge. Comunicato dal fratello che sarebbe succeduto al trono colui che ne era in possesso, inconsapevole del tradimento della moglie, Atreo accettò senza esitazioni. Il trono di Argo andò così a Tieste, ma per molto poco. Atreo era il prediletto degli dei e fu con il loro aiuto che riuscì a trarre in inganno il fratello e ottenere finalmente la supremazia sulla città.
Poco pago della vittoria e dell’esilio a cui era stato condannato Tieste, Atreo era ancora in cerca di vendetta per la relazione del fratello con la moglie. Atreo finse allora una riconciliazione invitando Tieste a tornare ad Argo e accogliendolo con un fastoso banchetto. Quanto orrore negli occhi di Tieste, già solo provando a immaginarli, alla vista delle teste dei suoi figli, la cui carne aveva appena gustato presso la tavola del clemente re a lui imparentato!
Proprio così: Tieste aveva appena mangiato i suoi figli, quelli che Atreo aveva fatto cercare, uccidere e con cui aveva imbastito la tavola.
Egisto, il figlio incestuoso che avrebbe vendicato Tieste
L’oracolo lo aveva predetto e così avvenne: l’unica vendetta possibile per Tieste sarebbe avvenuta per mano del figlio generato con sua figlia Pelopia. La stessa di cui Atreo, venuto a Sicione presso il fratello, si innamorò e chiese in sposa credendola figlia del re Tesproto e non piuttosto sua nipote. Dopo il matrimonio, Pelopia partorì Egisto, figlio incestuoso, che abbandonò sulle montagne. Ma Atreo lo credette figlio suo e con lui Egisto crebbe. L’adulto Egisto venne investito dal padre Atreo da una missione importante: cercare Tieste, portarlo ad Argo e infine ucciderlo.
Tuttavia il destino era già scritto: Tieste riconobbe suo figlio grazie alla spada maneggiata dal ragazzo. Era una spada che una volta era appartenuta a lui e che Egisto confessò di aver ricevuto dalla madre. Tieste ci vide chiaro e svelò a tutti la verità. Pelopia si uccise, Egisto uccise Atreo e mise sul trono il padre.
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Perché nessuna vendetta vale se non quella attuata dagli dèi
La regola invocata nella spietata vendetta attuata da Atreo, quella cioè di aver fatto mangiare a suo fratello i suoi stessi figli, è quella del contrappasso.
Avendo giaciuto con la moglie del fratello, Tieste ha sparso il “seme” di Atreo impunemente, turbandone la discendenza. In cosa consiste allora il contrappasso? Per ripristinare l’equilibrio spezzato, come scriveva Maurizio Bettini: «Occorre che Tieste riprenda dentro di sé la sua discendenza compensando, con una mostruosa riassimilazione della propria sostanza vitale, l’eccesso che di questa medesima sostanza egli ha immesso nell’ organismo della parentela. Se il sangue di Atreo è “incerto”, misto, inquinato, la sua purezza potrà essere riscattata solo al momento in cui Tieste accosterà alle labbra una coppa piena del suo proprio sangue, il sangue dei suoi figli».
Il mostruoso banchetto costò caro ad Atreo che, preso dalla solitudine e dal dolore, dimentica per un attimo l’Olimpo: avrebbe dovuto tenere a mente che i castighi spettano solo agli dèi, pena la maledizione della stirpe. Se la stirpe di Atreo è considerata maledetta dagli dei? Basta dare una sbirciatina al destino di Agamennone e Menelao e approfondire la saga degli Atridi per dedurlo da sé.
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