C’è qualcosa nel mondo che, davvero, ci unisce tutti e ci fa sentire ovunque “a casa”(…più o meno), una tradizione multiforme apprezzata a destra e a manca, che ha ispirato la gente di ogni luogo e ogni tempo: il caffè
Si tratta di una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali appartenenti al genere Coffea.
Bach ha dedicato una cantata profana alla nostra pozione aromatica, la Kaffee – Kantate BWV211, che ci catapulta in un esilarante battibecco tra padre e figlia perché lui vorrebbe proibirle di assaporare la nuova bevanda in voga ai suoi tempi, ma lei si mostra decisa a non volervi rinunciare. All’epoca si considerava il caffè una vera e propria droga dannosa per la salute, per cui la giovane viene messa dinanzi a una scelta: o il caffè o la “zitellanza”. Fortunatamente, l’arguzia femminile è una fiumana in piena che non conosce argini e la ragazza farà firmare al suo fidanzato un contratto di nozze che lo obbligherà a lasciarla libera di bere caffè a volontà. Happy ending per la furbetta “assatanata”. Eh sì perché, per i suoi effetti energetici ed eccitanti, il nostro drink è stato considerato la “bevanda del diavolo” in passato. Addirittura, nel Quattrocento, alcuni sacerdoti hanno fatto pressione al Papa affinché vietasse l’uso del malefico liquido musulmano proveniente da Oriente, ma Papa Clemente VIII lo assaggiò, gli piacque e decise di battezzarlo come “bevanda cristiana”. L’opinione del Papa piombò secca e decisa e fece sparire ogni dubbio in merito: “È così squisito che sarebbe un peccato lasciarlo bere esclusivamente agli infedeli”.
Taac! Da “bevanda del diavolo” ad “acqua santa” è un attimo. Pare che proprio grazie alla benedizione del pontefice il caffè ebbe larghi consensi in Europa.
Caffè, tra mito e realtà
L’origine del consumo del caffè è controversa. Gli archeologi hanno trovato scritti risalenti al 900 d. C. su cui erano riportate le descrizioni riguardo il suo utilizzo in campo medico.
Alcuni scritti evidenziano che l’inizio della storia del caffè avrebbe le radici in una bevanda medio orientale chiamata “vino d’Arabia”.
Si narra anche che l’arcangelo Gabriele avesse fatto bere al profeta Maometto la nostra bibita prediletta per curarlo, utilizzandone le proprietà benefiche. Esiste, poi, la leggenda del pastore etiope Kaldi che notò che il suo gregge, dopo aver ingerito bacche di caffè, erano molto più attive. Così le assaggiò e constatò che avevano un effetto energetico. La gente del luogo fece delle bacche una bevanda, e questa iniziò a diffondersi.
Pare che, nel 1617, la bibita abbia conquistato l’Europa grazie ai commercianti veneziani che seguivano le rotte marittime che univano l’Oriente con Venezia e Napoli. Successivamente, Venezia divenne un importante punto di riferimento anche per mercanti provenienti da altri Paesi dell’Europa centro-settentrionale. Ma la leggenda vuole che l’Occidente abbia scoperto il caffè grazie ad alcuni sacchi dimenticati dai turchi in ritirata da Vienna.
Quando nascono le prime “botteghe del caffè”, quest’ultimo diviene una bevanda “sociale”. Sorgono eleganti caffetterie in moltissime città europee, che divengono luoghi di socializzazione, frequentate da illustri personaggi quali letterati, filosofi e politici.
Tra il XVII e il XVIII secolo il nostro drink si afferma in tutto il mondo occidentale e in America del Nord. La coltura del caffè viene esportata in Centro e Sud America dai marinai olandesi che, intorno alla fine del Seicento, sbarcano sulle coste dello Yemen e s’impadroniscono di alcune piantine di caffè. Col tempo, si afferma la monocoltura del caffè, che causa gravi danni all’agricoltura tradizionale. Negli ultimi cento anni, l’America è stata ed è ancora oggi, la principale area di produzione di caffè, ma la sua quota è diminuita a causa della crescita della produzione in Africa e, soprattutto, in Asia.
Il nostro è il Paese che maggiormente ha saputo valorizzare le potenzialità della bevanda ambrata, rivoluzionando l’arte della sua preparazione in un gesto semplicissimo e imprescindibile ogni giorno.
In una tazzina di caffè fumante, oggi, ci si può praticamente specchiare. Sulla sua superficie nera si riflettono la nostra cultura, la nostra quotidianità, le nostre abitudini, il nostro stato d’animo.
Ho bisogno di svegliarmi, preparo un caffè. Devo riflettere, preparo un caffè. Devo staccare la spina, preparo un caffè. È arrivato il momento di parlare, io e te. Preparo il caffè. Non la faccio finita, ma incrocio le dita e mi bevo un caffè…
Quante verità si raggrumano nel fondo di un caffè.
Fonte immagine: Little Visuals