Chi era Faustina Maratti Zappi: una poetessa dell’Arcadia

Chi era Faustina Maratti Zappi

Faustina Maratti Zappi è una poetessa che fa parte dell’Accademia dell’Arcadia del Settecento, moglie del rinomato poeta Giovambattista Felice Zappi e figlia del noto pittore Carlo Maratta. Giungono a noi solamente 38 sonetti, in cui emergono chiari i suoi intenti poetici e le sue forti esperienze personali. Le Rime della poetessa non vengono mai pubblicate singolarmente, ma unicamente insieme a quelle del marito: infatti, la raccolta prende il titolo di Rime dell’avvocato Giovambattista Felice Zappi e di Faustina Maratti sua consorte, edita per la prima volta agli inizi del Settecento, soggetta negli anni a differenti aggiunte e riscritture. 

La scrittura femminile è da sempre considerata un divertissement di poco conto, non degno di ricerca, studio e analisi. Le donne, invece, impongono la loro voce in letteratura in maniera determinante, manifestando un atteggiamento poetico differente rispetto a quello maschile, soprattutto se si considerano i componimenti volti a cantare i sentimenti: in particolar modo è il dolore che viene affrontato differentemente. Dunque, prendendo in considerazione il Settecento, tra le pastorelle arcadiche, spicca la voce di Faustina Maratti Zappi. 

Il merito poetico di Faustina Maratti Zappi consiste nell’aver raggiunto, a detta di Giorgetti, «un candore e un accento di sincerità notevolissimi». La sua esigua produzione è caratterizzata da versi in stile petrarchesco che prendono spunto anche da altri autori cinquecenteschi e settecenteschi. La poetessa si ispira alla vita di tutti i giorni, trae ispirazione dalle sue vicende personali e sceglie di instaurare un rapporto di imitatio-aemulatio con il corpus artistico del padre Carlo.

La poetica di Faustina Maratti Zappi è chiara, intima, personale. I sonetti trattano della sua vita, del dolore per la morte del figlio Rinaldo (deceduto alla tenera età di due anni) e quella del marito G. Felice Zappi. Fondamentale è l’Amore che, nel suo cor, tiranno siede.  Inoltre, appare peculiare la sezione dedicata alle cosiddette mulieres illustres che impegna Faustina per diversi anni. La poetessa arcadica sceglie di rappresentare differenti virtutes femminili analizzando le vicende e le figure di: Porzia, Turzia, Veturia, Lucrezia, Arria, Virginia, Claudia, Cornelia, Clelia ed Ortensia. Attraverso questi sonetti la Maratti dimostra la forza delle donne, la capacità di fronteggiare il dolore: emblema di coraggio che muove le scelte etiche dei suoi versi. Faustina è una poetessa dell’Arcadia del Settecento che sceglie di non cantare il dolore, seppur vissuto nell’arco della sua vita.

La sua scelta è manifestazione di una lirica differente, che va oltre i canoni precedenti, soprattutto se si considera il Canzoniere petrarchesco ben standardizzato, in cui la sofferenza veniva ben dispiegata attraverso toni sofferenti e tramite un languore senza fine. Adesso, invece, con Faustina Maratti Zappi si comprende la possibilità di fronteggiare le pene senza piegarsi al dolore. Pertanto, si legge, attraverso il seguente componimento, che mostra perfettamente la sua poetica:

Se mai degli anni in un sol corso andranno
al guardo de’ Nipoti i versi miei, 
Meravigliando essi diran: costei 
come scioglea tai Carmi in tanto affanno? 
Ben rammentando ogni crudel mio danno
Tesserne istoria alle altr’età potrei
Ma piacer nuovo del mio mal darei
Al cor degli empi, che gran parte v’hanno.
Talchè racchiudo, per miglior consiglio, 
Mio duol nel seno, e vò contra la sorte 
Con alta fronte; e con asciutto ciglio. 
E s’armi pur fortuna, invidia, e morte, 
Che mi vedran su l’ultimo periglio 
Morir bensì, ma generosa, e forte. 

Faustina Maratti Zappi è una poetessa dell’Arcadia del Settecento ma non solo: la sua voce diviene eco della potenza del grido femminile attraverso la sua alta fronte e il suo asciutto ciglio lasciandoci un’immagine di Donna generosa e forte.  Aglauro (nome arcadico della poetessa) diviene exemplum di virtus femminile e i suoi versi rappresentano la possibilità infinita della poesia che eternizza, oltre il tempo, senza distinzione di genere. 

Fonte immagine: scatto effettuato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli

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