Ci sono mondi, che albergano nell’infanzia e nelle tradizioni popolari, in cui la ragione non riesce a far luce nel fitto buio del mistero e la superstizione è una vera e propria scienza esatta. In questi mondi, quando le cose non vanno per il verso giusto, quando un malessere inspiegabile ci colpisce o la sfortuna sembra perseguitarci, la spiegazione è solo una: il malocchio. Ma come si riconosce? E soprattutto, come togliere il malocchio?
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Cos’è il malocchio: una credenza tra filosofia e antropologia
Il malocchio, o “occhio del male” (dall’inglese evil eye), è una credenza antichissima e diffusa in molte culture del mondo. Si tratta di una sorta di maledizione o influenza negativa che si ritiene possa essere trasmessa attraverso uno sguardo carico di invidia, gelosia o malevolenza. A parlarne diffusamente fu il filosofo Cornelio Agrippa nel suo De occulta philosophia (1531), dove lo definisce “una forza che partendo dallo spirito del fascinatore entra negli occhi del fascinato e giunge fino al di lui cuore“.
L’antropologo Ernesto de Martino, nel suo celebre saggio “Sud e Magia”, ha studiato a fondo queste pratiche nel Sud Italia, interpretandole come una “crisi della presenza”, un modo per dare un nome e una forma a uno stato di malessere esistenziale.
Come capire se si ha il malocchio: i sintomi più comuni
Secondo la tradizione popolare, i sintomi del malocchio possono manifestarsi sia a livello fisico che esistenziale. Chi crede in questa pratica associa alla “fattura” una serie di segnali.
Sintomi Fisici | Sintomi Generali / “Sfortuna” |
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Mal di testa improvviso e persistente, nausea, vomito, sensazione di pesantezza agli occhi e sbadigli continui. | Serie di eventi sfortunati, rottura di oggetti, litigi inspiegabili, sensazione di blocco e malessere interiore generale. |
La “diagnosi” del malocchio: il rito dell’acqua e dell’olio
Il metodo più diffuso per “diagnosticare” la presenza del malocchio è quello che utilizza un piatto fondo, acqua e qualche goccia d’olio. Tradizionalmente, questo rito viene eseguito da donne anziane, considerate le depositarie di questo sapere.
- Si riempie un piatto di ceramica bianca con dell’acqua.
- La “guaritrice” intinge il dito mignolo nell’olio d’oliva e lascia cadere alcune gocce (solitamente tre o sette) nell’acqua, mentre recita delle formule segrete.
- L’interpretazione: se le gocce d’olio rimangono piccole e separate, non c’è malocchio. Se invece le gocce si allargano, si uniscono o si disperdono, formando un “occhio”, allora la diagnosi è positiva. La grandezza e la forma dell’occhio indicherebbero l’intensità della fattura.
Questo stesso rito, ripetuto più volte finché le gocce non restano integre, funge anche da cura. Si raccomanda di gettare l’acqua in un luogo poco frequentato, come un incrocio, per evitare che il male si “trasmetta” ad altri.
Come togliere il malocchio: 5 rituali della tradizione popolare
Oltre al rito dell’olio, la tradizione popolare offre diversi metodi e oggetti per purificarsi. Ecco i più diffusi.
1. Purificare la casa con acqua e sale
Per togliere il malocchio dalla propria abitazione, si consiglia di lavare pareti e pavimenti con acqua e sale grosso. In aggiunta, si possono porre in ogni angolo della casa dei sacchettini di stoffa rossa con dentro del sale e un foglietto con scritto il numero “sette”.
2. Purificare la persona con un bagno di sale
Il numero sette, considerato sacro e protettivo, ricorre anche per la purificazione personale. Il rituale prevede un bagno al giorno, per sette giorni consecutivi, in acqua tiepida con abbondante sale grosso, idealmente versato da una persona cara.
3. Il rituale dell’uovo
Questo antico rimedio richiede un uovo fresco. L’uovo va strofinato delicatamente su tutto il corpo della persona “affascinata”. Successivamente, va rotto in un bicchiere d’acqua. Se il tuorlo e l’albume rimangono compatti, non c’è malocchio. Se invece assumono forme strane (fili, bolle, figure), il male è presente ma, con la rottura dell’uovo, si considera annullato.
4. Il rito della chiave di ferro
Questo è un metodo che richiede l’intervento di un’esperta. Agitando una chiave “maschio” di ferro antico (quelle con la punta piena) e pronunciando formule specifiche, si ritiene che il malocchio si possa “tagliare” e quindi annullare.
5. Preghiere e formule
Molti rituali sono accompagnati da preghiere o formule in dialetto o in un latino maccheronico, tramandate oralmente. Spesso includono il segno della croce e invocazioni a santi protettori. Queste formule sono custodite gelosamente e trasmesse solo in momenti specifici, come la notte di Natale, per non perdere il loro “potere”.
Una prospettiva critica sul malocchio
Il malocchio e le teorie ad esso connesse fanno parte di un affascinante patrimonio antropologico e culturale. Tuttavia, è fondamentale mantenere un approccio critico. Riconnettere problemi di salute fisica, malessere psicologico, eventi sfortunati o sintomi di depressione a una causa soprannaturale può essere pericoloso, perché distoglie dalla ricerca di soluzioni reali e professionali. Se si sperimentano malesseri persistenti, è sempre necessario consultare un medico o uno psicologo. Il malocchio appartiene a quel mondo magico che ha aiutato le comunità del passato a dare un senso all’ignoto, ed è bene che rimanga confinato in quella dimensione, tra folklore e memoria storica.
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