Negli anni Venti dell’Ottocento, ed in particolare subito dopo la fine dell’amministrazione Monroe, si ebbe una ripresa della politica espansionistica interna verso Ovest da parte degli Stati Uniti. Fino a quel momento, l’equilibrio statunitense si era mantenuto non alterando il numero di Stati liberi rispetto agli Stati schiavisti e viceversa. Tuttavia, la ripresa dell’espansionismo ottocentesco aveva messo in crisi questo assetto: i nuovi Stati annessi avrebbero dovuto legalizzare la schiavitù oppure sarebbero dovuti entrare come Stati liberi? Il compromesso del Missouri del 1820 deliberò su questa questione.
Prima di parlare del compromesso del Missouri dobbiamo ricordare che sin dalla loro origine, l’economia degli Stati Uniti d’America si è distinta in economia del Sud, basata principalmente sull’agricoltura e lo sfruttamento nelle piantagioni di manodopera – schiava, ed economia del Nord prettamente basata su un’industria manifatturiera. A dispetto del Sud, la parte settentrionale degli Stati Uniti d’America non ha mai ritenuto necessaria la schiavitù, non solo perché considerata amorale e contro tutti i principi della Dichiarazione d’Indipendenza, ma anche perché le condizioni climatiche ed ambientali del Nord non erano favorevoli alla coltura della piantagione; conseguentemente, possedere degli schiavi era inutile.
Il compromesso del Missouri fu proposto da Henry Clay e stabiliva che: tutti i territori che si trovavano al di sotto del 36° parallelo sarebbero entrati come Stati schiavisti; analogamente, tutti quegli stati a Nord del 36° parallelo sarebbero divenuti automaticamente Schiavi liberi. Il Paese fu diviso quindi in due blocchi, e la linea divisoria corrispondeva al confine meridionale del Missouri che costituì la prima di una lunga serie di eccezioni al compromesso stesso. Infatti, anche se il Missouri si trovava a nord del 36° parallelo, fu annesso come territorio schiavista. Conseguentemente, per garantire un equilibrio e lo stesso numero di Stati schiavisti e non, dallo Stato libero del Massachusetts nacque lo Stato libero del Maine.
Cruciale per l’applicazione del compromesso del Missouri fu la questione del Texas. Ottenuta l’indipendenza dal Messico nel 1835, il Texas richiese di essere annesso agli Stati Uniti, richiesta che rimase bloccata per molto tempo. Il Texas, infatti, era caratterizzato da una superficie molto vasta, e vi era la possibilità che sarebbe stato scomposto in altri Stati che avrebbero alterato l’equilibrio garantito dal compromesso del Missouri. L’atteggiamento nei confronti del Texas cambiò nel momento in cui la Gran Bretagna cominciò ad interessarsene. Difatti, alla Gran Bretagna conveniva che il Texas rimanesse uno Stato sovrano per una duplice motivazione: uno Stato sovrano avrebbe bloccato la potenza espansionistica statunitense e, in secondo luogo, il Texas costituiva un blocco commerciale privilegiato per la Gran Bretagna in quanto i suoi dazi doganali sulle importazioni erano di gran lunga inferiori rispetto a quelli degli Stati Uniti. Alla fine, grazie anche alla determinazione del Presidente democratico Polk, il 1 dicembre del 1845 il Texas venne ufficialmente annesso agli Stati Uniti come territorio schiavista, in accordo con il compromesso del Missouri.
Il compromesso del Missouri trovò difficile applicazione anche nella situazione della California. Con la stipula del trattato di Guadalupe-Hidalgo nel 1848 e la vittoria sul Messico dopo due anni di guerra, gli Stati Uniti acquisirono anche i territori del Nuovo Messico e della California. Il 36° parallelo che avrebbe determinato l’annessione come Stato schiavista o libero, divideva in due parti la California presentando un ostacolo all’applicazione del compromesso del Missouri. Inoltre, la Costituzione californiana non prevedeva l’istituzione della schiavitù e, proprio per queste ragioni, la California presentò la seconda eccezione al compromesso del Missouri venendo ammesso come Stato libero. Successivamente a questa decisione, gli Stati schiavisti si riunirono in una convezione in Mississippi, con l’obiettivo di trovare una soluzione che salvaguardasse gli Stati del Sud, minacciando addirittura la secessione. Per evitare uno scenario del genere, il governo riguadagnò la fiducia degli Stati del Sud facendo sì che gli altri territori ottenuti dal Messico decidessero liberamente se essere annessi come stati schiavisti o meno. Inoltre, promulgò il Fugitive Slave Act che garantiva tutta una serie di misure che avrebbero scoraggiato la fuga degli schiavi neri dai territori schiavisti.
Importa ricordare che nel panorama del compromesso del Missouri, conseguentemente alla decisione del Congresso, si presentò un nuovo ostacolo. Così come era stato per i territori acquisiti dal Messico, anche altri due Stati, il Nebraska ed il Kansas, avrebbero voluto avere l’indipendenza di definirsi Stati schiavisti o liberi. La proposta fu avanzata dal senatore democratico dell’Illinois Stephen Douglass attraverso il cosiddetto Kansas-Nebraska Bill. In questo modo, Douglass era convinto di ristabilire un equilibrio tra schiavisti ed abolizionisti, facendo una concessione soltanto ‘’formale’’ alla schiavitù. Il senatore democratico sapeva benissimo, infatti, che anche sottoponendo la scelta al voto popolare, quest’ultimo non avrebbe mai votato a favore della schiavitù, visto che i territori del Kansas e del Nebraska non favorivano la nascita delle piantagioni. Dall’altro lato, Douglass si assicurò il sostegno elettorale del Sud vista la sua volontà di candidarsi alle elezioni. Purtroppo i suoi calcoli erano errati, infatti il Kansas si spaccò a metà divenendo palcoscenico di una guerra civile interna che coinvolse abolizionisti e schiavisti. La guerra civile interna si risolse con l’annessione del Kansas nel 1861 come Stato libero quando purtroppo alla Presidenza statunitense sopraggiunse Lincoln nel 1860, provocando una spaccatura insanabile che diede avvio alla guerra civile.
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