Danze popolari: uno sguardo nel mondo e in Italia

Danze popolari: uno sguardo nel mondo e in Italia

Danze popolari: espressioni del popolo

“Quando un vecchio danza, di vecchio in lui non ci sono che i capelli; il suo spirito è giovane ancora”. È così che Anacreonte parlava della danza, istinto, primordiale nell’uomo, che permette di esprimersi attraverso i movimenti del corpo, “abitando” uno spazio. Se ad oggi la danza appare come un’attività di svago, una disciplina sportiva o di spettacolo, nell’antichità era alla base di diversi riti devozionali, rivelandosi in molti momenti anche un modo diverso di pregare. Tutto questo può essere riassunto con una sola nozione: danze popolari.

Ad oggi si contano diverse danze popolari ma vediamo le più importanti insieme.

In Costa d’Avorio, il ballo più importante è quello in maschera Zaouli. I flauti e i tamburi accompagnano il danzatore, che batte forsennatamente i piedi a terra. Il suo volto è coperto da una maschera tradizionale dai toni variopinti. Ogni villaggio ha il suo danzatore personale che, come un atleta professionista, si esibisce durante celebrazioni ufficiali o funerali, con lo scopo di rafforzare la pace e garantire una buona produttività.

Lungo la costa caraibica della Colombia, si balla la cumbia, che, dal termine kumb, significa “suono, rumore o frastuono, ballare“. Si tratta di un mix di seduzione e corteggiamento, arricchito da movimenti sensuali dei fianchi e da passi corti. Il partner maschile, solitamente con un fazzoletto annodato alla gola che agita in alcuni momenti precisi, danza generalmente intorno alla compagna, in una sorta di corteggiamento primordiale. Fino alla metà del XX secolo, la cumbia era considerata una danza sfacciatamente inadeguata per le classi alte, per cui veniva eseguita solo dai meno abbienti.  Oggi, nelle zone di Perù, Colombia, Argentina e molte altre, viene eseguita come “ballo di coppia”, stando uno di fronte all’altra, senza contatto fisico diretto, compiendo passi avanti ed indietro all’unisono. Da non confondere con la “cumbia villera”, una variante della musica folk colombiana nata nei quartieri poveri di Buenos Aires., che ha sonorità maggiormente commerciali e spesso testi che raccontano di esperienze criminali o di droga.

Altre danze popolari

L’Ucraina è il regno dell’Hopak. Danza tipica per russi ed ucraini, viene eseguita a partire dal XVI secolo perlopiù nelle comunità militari, dove i soldati vincenti celebravano spesso la vittoria mettendo in scena episodi della battaglia eseguiti con passi di danza, salti con spaccata e posture accovacciate, a braccia conserte. La danza “dei cosacchi” è il ballo “corporale” più conosciuto in Russia e coinvolge tutto il corpo: chi lo pratica deve essere abile nel maneggiare le armi, avere una corporatura robusta ed avere doti canore.

In Brasile, invece, troviamo il “frevo”. I ballerini di questo ballo eseguono in sequenza circa 120 movimenti, inclusi quelli tipici delle danze acrobatiche e della capoeira. I “passistas” (i ballerini) indossano completi succinti dai colori più variegati e si esibiscono per lo più durante il carnevale pernambucano della città di Olinda. Considerata patrimonio dell’Unesco a partire dal 2012, le origini di questa danza si dice risalgano ai disordini che avvenivano in strada durante la celebrazione carnevalesca, per limitare i quali la marcia viene attualmente eseguita disponendo ballerini di capoeira lungo il percorso che, con i calci tipici della loro danza da combattimento, liberano il passaggio per i carri. Esistono tre tipi di frevo, uno de bloco, interpretato da orchestre con propri danzatori e coro, certamente dei tre il tipo più aulico, il frevo canção, che è quello per lo più cantato, ed infine quello de rua, che è il tipico ballo del carnevale.

È a Vienna che verso il 1774 nacque il valzer. Spesso esso viene classificato come un ballo relegato alle sale da ballo, aggraziato e delicato, ma le sue origini affiorano tra la gente del popolo della campagna tedesca. Il suo nome probabilmente deriva dal tedesco, “di walzen” (strisciare), poiché il valzer, nella sua modalità di esecuzione, emula “lo strisciare dei piedi sul pavimento”. Si sviluppò a suo tempo in due generi, quello di composizione, legato per lo più ai musicisti e alle camere, e quello viennese, di maggiore velocità e quindi ballabile. Uno degli autori più legato al valzer è senz’altro Johann Strauss, autore di oltre 500 componimenti di genere, entrato nell’immaginario collettivo grazie alla sua memorabile “Marcia di Radetzky”.

Di certo più moderna è la Footwork di Chicago (USA). La danza che letteralmente significa “lavoro di piedi” è caratterizzata da una colonna sonora con BPM ad alta frequenza, varia campionatura e un pulsante basso incalzante. I passi principali sono chiamati mikes, running man o skates ma una delle cose che più li accomuna è l’energia con la quale vengono eseguiti. Il footwork, parente senz’altro della breakdance, prevede diverse categorie, in base alla parte del corpo maggiormente coinvolta: legwork (gambe), floor works (movimenti legati al suolo) e threading (incrocio di gambe e piedi).

Danze popolari in Italia

Spostandoci verso l’Italia, anche qui troviamo diversi balli popolari che si rifanno alla preghiera, al buon auspicio o al semplice divertimento. “La Galoppa”, ad esempio, è un ballo popolare che possiamo trovare nell’appennino bolognese, le cui origini risalirebbero all’Ottocento. I suoi passi sono ispirati dalla quotidianità e si rifanno al galoppare spensierato dei cavalli nei campi, da cui il nome.

Nell’entroterra leccese invece troveremo, tra le danze popolari, “la pizzica”. Questa danza si balla in coppia, formata da individui dello stesso sesso e non. A differenza di quanto molti immaginano, la pizzica tra uomo e donna non è solo una danza di corteggiamento ma si balla anche in occasioni private e familiari, quando è molto probabile che a danzare si trovino parenti anche molto stretti o individui tra i quali c’è una grande differenza d’età. Oltre ad essere suonata e ballata nei momenti di festa, la pizzica veniva usata per esorcizzare le donne “investite dal male”, liberandole da spiriti maligni, le “tarante“, attraverso il ritmo frenetico e repentino della musica.

Uno dei balli popolari più conosciuti del sud è senz’altro la tarantella, varia ed estesa famiglia di balli tradizionali distribuiti nelle regioni meridionali di Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Molise. Alla tarantella si ricollegano il ballo sul tamburo, o tammuriata, della zona circumvesuviana e domiziana, e la suddetta pizzica tarantata) pugliese. La tarantella, infatti, deve i suoi primordi al fenomeno del Tarantismo ed assunse un carattere propiziatorio, per esorcizzare le influenze maligne.

Oltre a dare importanza alla funzione della danza, è fondamentale tenerne in considerazione la struttura: essa può essere aperta, chiusa, lineare ed a cerchio. A seconda di come si esegue la danza, si può capire il messaggio codificato nascosto nei passi e nella musica.

Ballare, di fatto, promuove l’espressività e crea un tessuto sociale saldo.  Ancora oggi, le danze popolari dominano i momenti migliori della nostra vita e ci assicurano un patrimonio culturale senza fine.

Foto per l’articolo sulle danze popolari by Pixabay

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