Premettendo che è già molto simpatica la spirantizzazione, detta anche gorgia, delle consonanti (specialmente la C: la famosissima Hoha Hola), i toscani non hanno nulla da invidiare alla fantasia e alla concretezza delle immagini di altri dialetti. Anzi, possiamo affermare che il loro umorismo lascia spesso un sorriso sardonico sul volto degli ascoltatori. La corporeità dei detti è da rintracciare nell’utilizzo che se ne fa, infatti capita a chiunque di dire o di sentire almeno una volta al giorno questa bomba di saggezza verace lanciata al momento opportuno. Ma prima che qualcuno ci dia dei “bischeri”, ecco una selezione di detti toscani da conoscere.
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Oltre la gorgia: come e quando usare i detti toscani
I detti toscani sono taglienti, diretti e intrisi di un pragmatismo a volte brutale. Usarli bene significa cogliere questo spirito. Un proverbio toscano non gira intorno al concetto, te lo serve su un vassoio d’argento (spesso con una battuta annessa). È la chiusura perfetta di un discorso, che non ammette repliche.
Il consiglio del Lampredottaio: “Il detto toscano è come i’ lampredotto: o ti piace o ‘un ti piace, ‘un ci son vie di mezzo”, dice Omero, storico venditore al Mercato Centrale di Firenze. “Si usa pe’ fa’ capì subito come la pensi, senza tanti fronzoli. È la verità di chi sta in strada e la vita l’ha imparata lì, mica sui libri”. Per un panino col lampredotto fatto a regola d’arte (prezzo medio: 5-6 €), passate da Da Nerbone, Mercato Centrale, Piazza del Mercato Centrale, 50123 Firenze. Tel: 055 219949.
Proverbio | Quando usarlo (nella vita di tutti i giorni) |
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Se la mi nonna aveva le ruote era un carretto | Quando un amico si lamenta di un’occasione mancata dicendo “se solo avessi fatto…”, per tagliare corto sui rimpianti inutili. |
Chi ha pane un n’ha denti, e chi ha denti un n’ha pane | Per commentare una situazione sfortunata in cui chi ha un’opportunità non ha i mezzi per sfruttarla, e viceversa. |
C’ha più garbo un ciuco a bere a boccia | Dopo aver visto qualcuno fare un lavoro in modo goffo e maldestro. |
Detti toscani sulla furbizia, il lavoro e i soldi
C’ha più garbo un ciuco a bere a boccia
Letteralmente: “È più aggraziato un asino a bere dalla bottiglia”.
Si dice di una persona che non è molto precisa nel portare a termine una mansione, o che lo fa con estrema goffaggine. Più chiaro di così!
Il grano del Diavolo va tutto in crusca
La crusca ha un valore minore rispetto al grano. Con questo detto ci si riferisce alla disonestà. Il frutto dei guadagni illeciti (il grano del Diavolo) si rivelerà di scarso valore o si ritorcerà contro chi ha agito male. Una definizione di karma in salsa toscana.
Fa’ come i’ porco, che s’attacca dove ‘un s’attacca nessuno
Traduzione: “Fai come il maiale, che riesce ad attaccarsi (a mangiare) dove nessun altro può”.
Si usa per descrivere chi sa sfruttare le situazioni più improbabili o difficili, trovando un vantaggio dove altri non lo vedono. È una celebrazione dell’ingegno e della capacità di adattamento.
I’ lavorà stanca
Traduzione: “Il lavorare stanca”.
Una verità lapalissiana, spesso usata con ironia per commentare la fatica o per giustificare un momento di pausa. La sintesi perfetta della filosofia del “chi me lo fa fare?”.
Senza lilleri ‘un si lallera
Traduzione: “Senza soldi (lilleri) non si fa festa (lallera)”.
Un modo colorito per dire che senza risorse economiche non si può fare molto, né divertirsi né realizzare progetti.
Proverbi sulla vita e la saggezza popolare
Se la mi nonna aveva le ruote era un carretto
Un periodo ipotetico dell’irrealtà molto efficace e diretto, usato per liquidare discorsi basati su ipotesi assurde e inutili (“se le cose fossero andate diversamente…”). È l’equivalente del “con i se e con i ma non si fa la storia”.
Chi di gallina nasce, convien che razzoli
Indica l’importanza dell’ambiente familiare e delle origini, che condizionano profondamente il comportamento. Spesso usato con un’accezione un po’ classista e fatalista: chi proviene da un’estrazione umile (la gallina), è destinato a rimanere tale (razzolare).
Se ‘un si va all’Arno, ‘un si vede l’Arno
Traduzione: “Se non vai all’Arno, non puoi vedere l’Arno”.
Prima di credere o giudicare qualcosa, è necessario verificare di persona. Un inno all’esperienza diretta contro i “sentito dire”.
La lingua batte dove i’ dente duole
Spiega la tendenza umana a tornare continuamente su un argomento delicato o doloroso. La saggezza toscana non teme di affrontare le verità scomode.
Chi ha pane un n’ha denti, e chi ha denti un n’ha pane
Un detto amaro sulla sfortuna e le ingiustizie della vita. Spesso chi ha i mezzi non ha le opportunità, e chi ha le opportunità non ha i mezzi per coglierle.
Detti sul campanilismo e le rivalità
Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio
Il proverbio più famoso sul campanilismo toscano, che riassume l’antica e scherzosa rivalità tra Firenze (o Livorno) e Pisa. Ovviamente è un’iperbole ironica, ma rende bene l’idea.
L’acqua bona la si trova solo a Siena
Un detto senese che esalta l’orgoglio cittadino, riferendosi alla storica qualità delle fonti d’acqua della città, come Fontebranda. Per approfondire la cultura toscana, si può consultare il sito ufficiale del turismo in Toscana.
Siamo giunti alla conclusione di questo breve viaggio tra le colline toscane. Possiate far tesoro di queste piccole perle che, tra una risatina e l’altra, raccontano semplici verità.
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Fonte immagine per l’articolo Proverbi, aforismi e detti toscani: pixabay.com