5 Proverbi sul tempo (in latino)

5 proverbi sul tempo in latino

L’accezione del tempo nella nostra civiltà è costretta a fare i conti con la prestezza, è un concetto bistrattato tra i diversi sinonimi di velocità: siamo alla continua ricerca del fatidico “minuto in più”,  tutti frettolosi nel voler guadagnare e prendere tempo, procrastinare, anticipare e quasi nessuno più si concede il lusso di godersi la pienezza di un istante, quel prezioso attimo che affannosamente cerchiamo di accaparrarci, ma che non siamo in grado di creare.

Quello che in realtà sperimentiamo è il tempo che scivola via e così sviluppiamo la sensazione dell’urgenza, che viene espressa nelle comuni frasi come “Non perdere tempo”, ”Il tempo è denaro”, “Il tempo è prezioso”, etc.

Vediamo insieme 5 proverbi sul tempo (in latino)

Ecco allora 5 proverbi sul tempo che abbiamo ereditato dai Romani e che utilizziamo tutt’oggi nella nostra quotidianità.

  • Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus. Noi non disponiamo di poco tempo, ma ne perdiamo molto.  (Seneca)

Lucio Anneo Seneca nella sua opera filosofica De Brevitate vitae dedica ampio spazio al tema del tempo e alla sua inseparabile concezione di fugacità contrapposta alla precarietà delle cose umane. Seneca si scaglia contro gli uomini che sprecano il loro tempo in occupazioni superflue perché, secondo il filosofo, il rischio più grande nel quale si può incappare è proprio quello di morire senza aver vissuto pienamente, non dando così alla vita alcun contributo effettivo. L’unico che è in grado di non sprecare tempo è il saggio, capace di vivere in maniera autonoma, bastando a se stesso, e che ha imparato a gestire la propria vita senza farsi trasportare dalla caducità degli eventi

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  • Omnia fert aetas. Il tempo porta via tutte le cose.  (Virgilio)

Una nota espressione virgiliana, che fa parte dell’elenco dei proverbi sul tempo, è presente nella IX egloga delle Bucoliche. Nel dialogo fra i due pastori-poeti, Lycida e Moeris, quest’ultimo rammenta con aria malinconica i tempi nei quali era ancora in grado di ricordare mnemonicamente numerosi versi, mentre con il passare del tempo, si rende conto della caducità delle sue facoltà mentali.

  • Nec quod fuimusve sumusve, cras erimus. E non saremo domani quelli che fummo né quelli che siamo. (Publio Ovidio Nasone)

Il concetto sul quale insiste il poeta Ovidio è quello dello scorrere del tempo, che inevitabilmente muta tutto intorno a sé. Non siamo chiamati a far fronte al passato, né tuttavia al presente, ma siamo esseri in continua proiezione sul futuro: tutto ciò che è legato al passato non ci appartiene, se non strettamente come frutto di ciò che siamo nel presente, e ciò che siamo oggi sarà sicuramente diverso da ciò che vorremmo essere domani, essendo persone in continua evoluzione, sia fisica che mentale.

  • Veritas filia temporis. La verità è figlia del tempo. (Aulo Gellio)

In realtà al proverbio si attribuiscono due significati.

Il primo, più comune rispetto all’altro, indica che la verità, col passare del tempo, finisce sempre per emergere, che si tratti di situazioni positive o negative. Il secondo invece potrebbe postulare che la verità è influenzata dallo sviluppo delle conoscenze che si susseguono nel corso del tempo. Notoriamente questo proverbio sul tempo viene attribuito al filosofo Francesco Bacone (Londra, 1516-1626), anche se la prima prova scritta è effettivamente attestata da Aulo Gellio (Roma, 125-180 d.C) in Noctes Atticae (Liber XII). Secondo Bacone il tempo è padre di tutto, e nessun uomo può possedere completamente la verità: il sapere viene edificato nel corso del tempo tramite l’esperienza e l’intelligenza, sebbene si tratti sempre di una conoscenza mai definitiva e totale.

  • Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero. Mentre si parla, il tempo invidioso fugge. Cogli l’attimo, diffidando nel domani. (Orazio)

Infine, menzioniamo la celeberrima espressione tra i proverbi sul tempo che usiamo tutt’oggi nelle nostre citazioni quotidiane, legata al tema oraziano del Carpe DiemLa locuzione che compare nelle Odi (I,1) del poeta Orazio, è un invito a cogliere letteralmente il giorno, ma con una traduzione molto più libera facciamo riferimento all’attimo: godere giorno per giorno delle ricchezze che la vita ci offre, preoccupandosi il meno possibile di ciò che il domani possa riservare. Più che un’esortazione a vivere sregolatamente la vita, Orazio tramite quest’espressione offre uno scorcio molto più profondo e sensibile, ovvero saper apprezzare ciò che si ha nel momento in cui lo si possiede. 

L’opposizione maggiore che sottolinea Orazio è quella tra l’ “aetas” ed il “diem”: mentre il primo termine indica il tempo che non si lascia mai afferrare, il secondo indica la giornata, che è uno spazio temporale che può essere colto dall’essere umano; ma quest’ultimo deve farlo in ogni momento possibile, poiché l’attimo successivo incombe costantemente su quello precedente.

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Immagine in evidenza: pixabay.com

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