Chi era Ettore, l’eroe greco più umano dell’Iliade

Ettore, l'eroe greco più umano tra tutti

Tra i grandi eroi greci narrati da Omero, alcuni colpiscono per la forza sovrumana, altri per l’astuzia. Ettore, principe di Troia e “domatore di cavalli”, ci colpisce per una qualità diversa e più profonda: la sua straordinaria umanità. A differenza di molti suoi avversari, Ettore non è figlio di una divinità. I suoi genitori sono due mortali, il re Priamo e la regina Ecuba. È un uomo legato alla sua terra, alla sua famiglia e al suo popolo, un eroe che combatte non per la gloria personale (kleos), ma per un profondo senso del dovere e del rispetto (aidos).

Ettore e Achille: due eroi a confronto

Per capire appieno la figura di Ettore, è fondamentale metterla a confronto con quella del suo grande antagonista, Achille. Essi rappresentano due modelli eroici opposti, due modi diversi di intendere la virtù e l’onore.

Ettore Achille
Natura: Umano, figlio di Priamo ed Ecuba. La sua forza è frutto di valore e addestramento. Natura: Semidio, figlio della dea Teti. Possiede una forza e una velocità sovrumane.
Motivazione: Combatte per dovere (aidos), per proteggere la sua città, la sua famiglia e il suo popolo. Motivazione: Combatte per la gloria personale (kleos) e per vendicare l’offesa al suo onore.
Emozioni: Padrone di sé, razionale, capace di provare compassione e affetto familiare. Emozioni: Dominato da passioni estreme, come l’ira funesta e il dolore per la morte di Patroclo.

Ettore e Andromaca: l’amore e il dovere

Il rapporto tra Ettore e sua moglie Andromaca è uno dei momenti più commoventi dell’Iliade e rivela la profondità del suo personaggio. Andromaca, che ha già perso tutta la sua famiglia per mano di Achille, lo supplica di non tornare in battaglia. Ettore, pur condividendo il suo dolore e amando profondamente lei e il piccolo figlio Astianatte, sa di non potersi tirare indietro. Il suo senso dell’onore e la responsabilità verso Troia prevalgono. Le loro parole, tratte dal libro VI dell’Iliade, sono tra le più toccanti della letteratura:

«Misero, il tuo coraggio ti ucciderà, tu non hai compassione del figlio così piccolo, di me sventurata, che vedova presto sarò… Ettore, tu sei per me padre e nobile madre e fratello, tu sei il mio sposo fiorente.» (Andromaca)

«Donna, anch’io sì, penso a tutto questo; ma ho troppa vergogna dei Teucri, delle Troiane lungo peplo, se resto come un vile lontano dalla guerra. […] So bene questo dentro l’anima e il cuore: giorno verrà che la sacra Ilio perisca, e Priamo, e la gente di Priamo buona lancia. Ma non tanto il dolore dei Teucri m’importa per il futuro… quanto il tuo, che qualche Acheo chitone di bronzo trascinerà via piangente, libero giorno togliendoti.» (Ettore)

L’addio alle porte Scee, dove Ettore “dall’elmo abbagliante” se lo toglie per non spaventare il figlio, è l’emblema del suo essere un eroe tragico, consapevole del suo destino ma risoluto nel compiere il suo dovere.

Ettore e Paride: il conflitto tra fratelli

Il rapporto con il fratello Paride mette in luce il rigore morale di Ettore. Egli non esita a rimproverare aspramente Paride per la sua codardia e per aver scatenato la guerra a causa di un capriccio amoroso. Ettore considera il rapimento di Elena un atto egoistico che ha messo in pericolo l’intera città. Nonostante la durezza delle sue parole, Ettore non smette mai di spronare Paride, sperando di risvegliare in lui un briciolo di orgoglio e di senso del dovere.

L'addio di Ettore ad Andromaca e al piccolo Astianatte
Ettore, Andromaca e Astianatte

La morte di Ettore: il duello con Achille

Il destino di Ettore si compie dopo l’uccisione di Patroclo. Consapevole che questo atto scatenerà la vendetta di Achille, Ettore sa di andare incontro a morte certa, ma decide di affrontare il nemico per difendere la sua gente. Lo scontro finale è impari. Di fronte alla furia sovrumana di Achille, il coraggio di Ettore vacilla e tenta una breve fuga. Viene però ingannato dalla dea Atena, che assume le sembianze del fratello Deifobo per convincerlo a fermarsi e a combattere.

Resosi conto dell’inganno divino, Ettore affronta la morte con eroismo. Scaglia la sua lancia, che si infrange contro lo scudo di Achille. Rimasto senz’armi, si lancia contro il nemico con la sola spada, ma Achille, conoscendo i punti deboli della sua vecchia armatura (indossata da Patroclo e ora da Ettore), lo trafigge alla gola. Le sue ultime parole, riportate nel libro XXII, sono una supplica ad Achille per la restituzione del suo corpo:

«Ti supplico per la tua vita, per i tuoi ginocchi, per i tuoi genitori, non lasciare che i cani mi sbranino presso le navi degli Achei; ma accetta bronzo e oro in abbondanza… e rendi il mio corpo alla mia casa, perché ne facciano parte i Troiani e le spose dei Troiani, consegnandolo al fuoco.» (Ettore)

L’ira di Achille non si placa con la morte: rifiuta la supplica e fa scempio del cadavere, trascinandolo nella polvere legato al suo carro, un atto di estrema empietà che sarà punito dagli dei.

L’eredità di Ettore: l’eroe amato per la sua umanità

La morte di Ettore segna la fine di ogni speranza per Troia. Senza il suo più grande difensore, la città è condannata. Eppure, la figura di Ettore non è quella di un semplice sconfitto. La sua grandezza risiede proprio nella sua tragica umanità. Non muore per un difetto, ma perché compie il suo dovere fino all’estremo sacrificio, schiacciato da un destino ineluttabile. La sua eredità, infatti, prosegue oltre Omero: nell’Eneide di Virgilio, sarà proprio il fantasma di Ettore ad apparire in sogno a Enea, affidandogli i Penati di Troia e spingendolo a fuggire per fondare una nuova città, gettando le basi mitologiche della futura Roma.

Per questo, mentre Achille è ricordato come il vincitore, è Ettore a conquistare l’empatia dei lettori di ogni epoca. Come scrive Ugo Foscolo nei “Dei sepolcri”, Ettore avrà onore di pianti “finché il sole splenderà sulle sciagure umane”. L’Iliade stessa si chiude non con la vittoria greca, ma con i funerali di Ettore, a cui viene tributato l’onore finale: “Così celebravano i funerali di Ettore, domatore di cavalli”.

Ettore nell’arte: dove ammirare il mito

La figura tragica di Ettore ha ispirato innumerevoli artisti. Una delle opere più toccanti che ne ritraggono il mito è il dipinto neoclassico di Jacques-Louis David, che rappresenta il dolore di Andromaca sul corpo del marito.

  • Opera: Andromaca piange Ettore (1783)
  • Artista: Jacques-Louis David
  • Luogo: Museo del Louvre, Ala Denon, primo piano, sala 702
  • Indirizzo: Rue de Rivoli, 75001 Parigi, Francia
  • Telefono: +33 (0)1 40 20 53 17
  • Sito web: Pagina ufficiale dell’opera
  • Info pratiche: la prenotazione online è fortemente raccomandata. Il biglietto d’ingresso si aggira intorno ai 22 euro.

Fonte immagine per l’articolo su Chi era Ettore: Wikipedia

 

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