Chi era Achille e cosa fece: identikit dell’eroe dell’Iliade

Chi era Achille e cosa fece

Chi era Achille e cosa fece, scopriamolo insieme

Achille non era un semplice mortale, ma un semidio figlio di Peleo, re della Ftia, e della Nereide Teti. Secondo il mito, alla nascita Teti lo rese invulnerabile ovunque tranne nel tallone, immergendolo nell’acqua dello Stige. Un’altra versione narra che Teti tentò di bruciarlo nel fuoco per renderlo immortale, ma fu interrotta da Peleo, lasciandolo mortale ma con poteri eccezionali. Consapevole del suo tragico destino se fosse andato a Troia, Teti nascose Achille travestito da fanciulla a Sciro.

La formazione dell’allievo del centauro Chirone

Il travestimento fu smascherato da Ulisse, che lo fece reagire al suono di una tromba di guerra, rivelando la sua natura guerriera. Prima di partire per Troia, Achille ebbe un figlio, Neottolemo, da Deidamia. La sua formazione fu affidata al saggio Fenice o al centauro Chirone sul Monte Pelio, dove apprese la caccia, il combattimento, il rispetto per gli dei, la musica, la poesia e la medicina.

Achille e la guerra di Troia: l’eroe più valoroso degli Achei

A Troia, guidò i famosi Mirmidoni della Tessaglia, divenendo il guerriero più temuto e valoroso dell’esercito greco. Era talmente agile e scattante da guadagnarsi l’epiteto di “piè veloce”. La sola vista delle sue armi scatenava il terrore e la fuga nei Troiani.

L’ira funesta di Achille: il conflitto con Agamennone e il ritiro dalla battaglia

Quando Agamennone gli sottrasse con l’inganno la schiava Briseide, Achille fu assalito da un’ira funesta. Offeso nell’onore, si ritirò sdegnato rifiutando di combattere, permettendo ai Troiani di avanzare e mettere in difficoltà l’accampamento acheo. Vediamo ora chi era Achille in quanto eroe e quali furono le sue gesta.

Cosa fece Achille: Le sue gesta

Ogni tentativo di riconciliazione andò vano, finché il suo amico Patroclo non indossò le sue armi e fu ucciso da Ettore. Disperato, Achille tornò in battaglia con un’armatura forgiata da Efesto. Uccise il prode Ettore trascinandone poi il corpo attorno alle mura di Troia, prima di mostrare rispetto e pietà restituendo la salma a Priamo.

Achille vs Ettore, una battaglia eroica

Il duello tra Achille ed Ettore nell’Iliade di Omero rappresenta forse l’apice del poema epico e uno degli scontri più famosi della letteratura classica. Dopo che Ettore aveva ucciso Patroclo, l’amico più caro di Achille, l’eroe acheo fu sopraffatto da un’ira e un desiderio di vendetta incontenibili.

Achille, che si era ritirato dalla battaglia offeso per il rapimento della sua schiava Briseide da parte di Agamennone, tornò sul campo con rinnovata ferocia. Armato delle nuove armi forgiate dal dio Efesto, sfidò Ettore in un duello mortale per porre fine alla guerra con la sconfitta del principale eroe troiano.

Il racconto omerico esalta la potenza dei due guerrieri in un violento scambio di colpi. Ettore scagliò per primo la sua lancia, che tuttavia si piantò nello scudo di Achille senza ferirlo. Quando chiese un’altra asta al fratello Deifobo, questi era misteriosamente scomparso per volere di Atena, alleata di Achille. Compreso l’inganno divino, Ettore impugnò la spada per il corpo a corpo.

Si scatenò così un furioso duello ravvicinato. Pur combattendo con coraggio per difendere la sua città, Ettore venne colpito al collo da Achille, che lo fece stramazzare a terra esultando sulla sua vittima. Con questa uccisione, Achille lasciò vedova Andromaca e orfano il piccolo Astianatte, destinato a sua volta a una tragica fine per mano dei Greci trionfanti.

La brutale morte di Ettore, principale difensore di Troia, segnò di fatto la disfatta dell’intera città assediata. Questo scontro cruciale nell’Iliade incarna tutta la violenza insensata della guerra e il dolore che colpisce anche gli innocenti. Eppure, celebra al contempo gli ideali eroici dell’antica Grecia e il valore dei suoi più grandi guerrieri.

Chi uccise Achille? Il tallone vulnerabile e la freccia di Paride

Dopo l’Iliade, il mito prosegue con altri episodi come l’uccisione di Pentesilea, la regina delle Amazzoni, e il sacrificio di Polissena richiesto dalla sua ombra. Achille trovò infine la morte per una freccia di Paride che lo colpì al tallone vulnerabile.

Chi era Achille e quali furono le sue ferite

Le ferite di Achille sono parte integrante della sua epica, sebbene la leggenda dell’invulnerabilità non trovi riscontro nei poemi omerici, emergendo più tardi nell’epopea incompiuta di Publio Papinio Stazio. Nella cruenta guerra di Troia, solo pochi valorosi osarono sfidare l’invincibile Achille, eppure, con audacia, riuscirono a infliggere lievi ferite all’eroe acheo:

Eleno, figlio di Priamo e fratello di Ettore, dimostrò il suo coraggio proteggendo il fratello durante gli scontri iniziali. Con un arco d’avorio donatogli da Apollo, Eleno riuscì a ferire Achille al polso, segnando un raro momento di vulnerabilità (Tolomeo Efestione).

Asteropeo, giovane condottiero peone, si distinse per la sua ambidestria e coraggio. Nonostante le devastanti stragi compiute da Achille dopo la morte di Patroclo, Asteropeo affrontò l’eroe con ardimento. Scagliando due lance contemporaneamente, riuscì a ferire Achille al gomito, mettendolo in serie difficoltà (Omero, Iliade, libro XXI, versi 147 ss.).

Anche se Omero non menziona Ettore come uno dei feritori di Achille, secondo altre fonti il troiano riuscì a sorprendere l’eroe, infliggendogli una ferita al femore durante il loro ultimo scontro aperto (Darete, 24).

Nell’Iliade, l’unica figura ad infliggere una ferita documentata è Asteropeo, destinato tuttavia a cadere per mano di Achille durante lo stesso scontro.

Il tallone d’Achille: vulnerabilità e mortalità dell’eroe

Il cosiddetto “tallone d’Achille” è diventata un’espressione idiomatica per indicare il punto debole o la vulnerabilità di qualcuno o qualcosa. Secondo il mito, Teti tentò di renderlo immortale immergendolo nelle acque dello Stige, ma lo tenne per il tallone, lasciando quello specifico punto del corpo ancora mortale. Questo dettaglio assume un significato simbolico profondo: nessun essere umano, per quanto straordinario, può essere invulnerabile o immortale. Anche l’eroe più valoroso cela una debolezza insita nella sua stessa natura mortale. Il tallone di Achille rappresenta quindi l’accettazione dei limiti e della caducità tipica della condizione umana, un monito contro l’hubris e l’eccesso di tracotanza. Esso divenne la causa della sua tragica morte per mano di Paride, suggellando il suo destino eroico.

Quante furono le sue vittime?

L’acheo nella sua furia bellica, ha mietuto numerose vittime durante la guerra di Troia. Tra di esse:

  • Asteropeo, valoroso condottiero peone, colpito al ventre da Achille e lasciato agonizzante sulle rive del fiume Scamandro.
  • Sette guerrieri peoni, compagni di Asteropeo, uccisi e gettati nel fiume da Achille.
  • Pentesilea, regina delle Amazzoni, ferita a morte dall’eroe acheo.
  • Diversi guerrieri troiani, tra cui Dardano, Laogono, e Demoleonte, uccisi in vari modi da Achille durante gli scontri.
  • Ettore, il più nobile dei guerrieri troiani, ucciso per vendetta da Achille.
  • Altri guerrieri come Eezione, Epistrofo, e Cicno, tra gli innumerevoli caduti per mano di Achille durante la lunga e cruenta guerra.

Achille e la tartaruga: un paradosso filosofico

Chi era Achille e qual è il suo paradosso

Nell’antica Grecia, la figura di Achille fu utilizzata dal filosofo Zenone di Elea per illustrare uno dei suoi celebri paradossi logici, noto come “Achille e la tartaruga”. Nell’esempio, Achille sfida in una gara di corsa una lenta tartaruga, concedendole un vantaggio iniziale. Secondo Zenone, per quanta velocità l’eroe impieghi, non riuscirebbe mai a raggiungere la tartaruga, in quanto ogni volta che arriva dove si trovava, la tartaruga si sarà già spostata un po’ più avanti, per quanto di poco. Il paradosso sottintende un’infinita suddivisione dello spazio da percorrere. Sebbene appaiano controintuitivi, paradossi come questo stimolarono il dibattito filosofico sui concetti di spazio, tempo, infinito e movimento apparente.

Quali sono le differenze tra Achille e Agamennone?

Achille e Agamennone, i due più grandi eroi achei dell’Iliade, incarnano caratteri e motivazioni profondamente diversi che li portano spesso in contrasto.

Il primo è mosso da una insaziabile sete di gloria e onore sul campo di battaglia. La sua abilità marziale e il suo valore sono eccezionali, resi ancora più straordinari dalla sua natura semidivina come figlio della Nereide Teti. Agisce seguendo un rigido codice eroico, non esitando ad abbandonare la battaglia quando si sente oltraggiato da Agamennone nell’episodio della sottrazione di Briseide.

Agamennone, al contrario, rappresenta il tipico sovrano dell’epoca. Nonostante sia un abile condottiero, le sue motivazioni sono dettate principalmente dalla sete di potere e ricchezza. Più interessato ai bottini di guerra che alla gloria, non di rado antepone i suoi interessi personali a quelli dell’intera spedizione achea.

Mentre piè veloce lotta per lasciare un’eredità imperitura, Agamennone appare più calcolatore e meno nobile, pronto a ricorrere a raggiri pur di ottenere ciò che vuole. Il loro scontro nasce dalla visione opposta dell’onore e di ciò che significhi essere un vero eroe greco. Achille incarna gli ideali eroici più puri, Agamennone invece rappresenta il potere regale sregolato e l’avidità umana.

 

Il rapporto tra Achille e Patroclo: amore o amicizia?

Il legame profondo tra Achille e Patroclo, suo caro amico e compagno d’armi, è stato spesso interpretato come una relazione d’amore omosessuale, oltre che di fedele amicizia. Alcuni indizi testuali come l’insolita vicinanza dei due eroi, il dolore straziante di Achille per la morte di Patroclo e la definizione di “più caro degli altri amici” sembrerebbero supportare questa lettura. D’altro canto, fonti antiche descrivono semplicemente un rapporto di fraterna devozione e affetto virile, comune tra guerrieri greci. La natura esatta del loro legame rimane oggetto di dibattito tra gli studiosi. In ogni caso, rappresenta un potente esempio di amore inteso in senso lato come capacità di provare emozioni profonde tra esseri umani.

Perché Achille è detto “piè veloce”?

Nell’Iliade, Omero si riferisce spesso ad Achille con l’epiteto “di piè veloce” (in greco antico: πόδας ωκύς). Questa definizione evocativa riflette l’agilità e la rapidità di movimento eccezionali che contraddistinguevano l’eroe in battaglia. Achille era famoso per la sua destrezza e scatto fulmineo, che gli permettevano di caricare contro i nemici con una velocità sbalorditiva. Le sue gambe possenti lo facevano muovere sul campo quasi come una saetta scagliata da un arco. Questa qualità, unita alla sua forza sovrumana, lo rendeva un avversario micidiale e tremendamente efficace nell’affrontare ogni scontro corpo a corpo. L’epiteto omerico celebra dunque l’atleticità e la grazia di movimento di Achille, paragonabile a quella di un predatore feroce ma agile come un felino. Il suo incedere “piè veloce” divenne un’immagine indelebile della potenza marziale ed eroica dell’insuperabile guerriero acheo.

Come si chiama il figlio di Achille?

Prima di partire per la guerra di Troia, il giovane eroe ebbe un figlio da Deidamia, una delle figlie del re Licomede dell’isola di Sciro, dove era stato nascosto da sua madre Teti per proteggerlo dal suo tragico destino. Questo figlio di Achille è noto con due nomi: Pirro o Neottolemo.

Pirro deriva dal termine greco che significa “dai capelli rossicci”, forse un riferimento al colore della sua chioma. Neottolemo invece significa letteralmente “la nuova astuzia di guerra”, un nome profetico che preannunciava le sue doti sul campo di battaglia. Secondo alcuni racconti, Neottolemo fu uno dei guerrieri a nascondersi nel famoso Cavallo di Troia, giocando un ruolo chiave nell’inganno che permise la caduta della città.

Dopo la sua morte, fu Neottolemo a raccoglierne l’eredità guerriera, partecipando agli eventi finali dell’assedio di Troia descritti nelle opere successive all’Iliade. Si narra che fu lui a uccidere il vecchio re Priamo per vendicare suo padre. Neottolemo incarnò le virtù eroiche paterne, ma secondo alcune fonti anche la sua ferocia e mancanza di pietà, proseguendo così il tragico ciclo della violenza e del dolore scaturito dalla guerra di Troia.

Achille a Sciro, il mito prima dell’Iliade

Ecco un lungo paragrafo sull’episodio di Achille a Sciro, utilizzando le informazioni fornite nel documento:

L’episodio di Achille a Sciro rappresenta un momento cruciale nella storia mitica dell’eroe prima della sua partecipazione alla guerra di Troia, sebbene non venga menzionato nell’Iliade di Omero. Secondo il racconto tramandato in opere successive come l’Achilleide di Stazio, la madre Teti, consapevole della profezia che prevedeva la morte del figlio se fosse andato a Troia, decise di nasconderlo travestito da fanciulla alla corte del re Licomede nell’isola di Sciro.

Sotto il nome di Pirra, “la rossa” per il colore dei suoi capelli, Achille visse tra le figlie del re, apprendendo le arti femminili e i modi cortesi delle fanciulle. Tuttavia, ben presto il giovane eroe sviluppò un profondo legame con Deidamia, una delle principesse, finendo per consumare una relazione amorosa durante un festival dedicato a Dioniso. Svelata la sua vera identità maschile, Deidamia rimase incinta, ma decise di mantenere il segreto per evitare l’ira del padre.

Fu l’astuto Odisseo, guidato da un’altra profezia che indicava l’indispensabilità di Achille per la vittoria a Troia, a smascherare l’eroe fingendosi un mercante e portando in dono armi tra oggetti femminili. Al suono di una tromba di guerra, Achille non resistette e si gettò sulle armi, rivelando così la sua identità. Seppur a malincuore, accettò di partire per Troia, lasciando Deidamia in attesa di un figlio, il futuro Neottolemo.

L’episodio di Sciro ha ispirato numerose opere d’arte nel corso dei secoli, affascinando con le sue tematiche del travestimento di genere, dell’amore omosessuale e degli iniziatici riti di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Alcuni artisti ne colsero il lato più comico e carnevalesco, altri ne esaltarono invece la carica eroica ed emotiva. In ogni caso, rimane un tassello fondamentale del ricco mito di Achille prima di Troia.

Fonte articolo per l’articolo Chi era Achille: Wikipedia

A proposito di Marcello Affuso

Direttore di Eroica Fenice | Docente di italiano e latino | Autore di "A un passo da te" (Linee infinite), "Tramonti di cartone" (GM Press), "Cortocircuito", "Cavallucci e cotton fioc" e "Ribut" (Guida editore)

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