La vita di Megumi Yokota è una storia toccante che cattura il cuore di coloro che vengono a conoscenza di lei; una storia straziante che ruota attorno alla inaspettata scomparsa della ragazza e al successivo rapimento da parte degli agenti nordcoreani. Il suo epilogo rivela quanto sia costata in termini di vite umane le varie tensioni geopolitiche tra l’arcipelago e la Corea del Nord.
Megumi Yokota: la biografia
Nata il 5 ottobre 1964 a Niigata, in Giappone, Megumi ha vissuto un’infanzia normale fino alla tragedia avvenuta all’età di 13 anni. Era una studentessa modello, membro del club di badminton della scuola, una giovane ragazza energica, brillante e piena di vita come qualsiasi altra adolescente come lei: amava cantare, danzare e disegnare. Di certo poco sapeva che la sua vita sarebbe stata, di lì a poco, stravolta irrevocabilmente.
Il rapimento
Il 15 novembre 1977, sulla via verso casa dopo gli allenamenti di badminton, Megumi Yokota scomparve senza lasciare alcuna traccia, avvolgendo nel mistero per molti anni la sua storia e le circostanze attorno la sua scomparsa. Fu soltanto a partire dagli anni 2000 che i primi elementi del caso hanno iniziato ad emergere in occasione di un comunicato da parte della Corea del Nord in cui ammetteva di aver rapito cittadini giapponesi tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80. Tra i rapiti c’era proprio Megumi Yokota. Le autorità nordcoreane hanno, di fatto, affermato che Megumi era stata portata via con la forza da agenti nordcoreani su una nave diretta in Corea del Nord per essere addestrata come spia. Questi rapimenti erano effettuati per usare le vittime a scopi di intelligence, per insegnare il giapponese al personale dei servizi segreti della Corea del Nord e per decifrare documenti giapponesi.
La vita in Corea del Nord
Dopo aver affrontato un viaggio di circa 40 ore, Megumi toccò il suolo nordcoreano e fu costretta ad abbandonare la sua identità e a vivere una nuova vita sotto falso nome.
I dettagli della vita di Megumi Yokota in Corea del Nord non sono ampiamente documentati e le informazioni disponibili sono in gran parte influenzate dalle rivelazioni fatte dalle autorità nordcoreane, il che potrebbe essere soggetto a scetticismo. Secondo le ricostruzioni del caso, si dice che Megumi abbia sposato nel 1986 Kim Young-nam, un altro rapito dalla Corea del Sud, e che dalla loro unione sia nata la figlia Kim Eun-gyong (anche conosciuta come Kim Hye-gyong), la quale ha frequentato la facoltà di informatica dell’università Kim Il-sung, facendo amicizia con Kim Yo-jong, sorella minore del leader nordcoreano Kim Jong-un. L’esistenza della figlia di Megumi, ad oggi trentaseienne, fu rivelata solo nel settembre del 2002, quando ci fu uno storico vertice tra l’allora leader nordcoreano Kim Jong-il e l’allora Primo ministro giapponese Koizumi. In occasione di tale incontro i nordcoreani confermarono il rapimento di tredici persone, di cui cinque sopravvissute e altre otto – Megumi compresa – morirono. Rivelarono che Megumi si era suicidata a causa della depressione il 14 dicembre 2004. Nel novembre dello stesso, i suoi resti vennero riconsegnati alla famiglia, tuttavia le valutazioni scientifiche hanno rivelato che i resti non appartenevano alla ragazza. Di fatto, è opinione diffusa, soprattutto in Giappone, che Megumi sia ancora viva.
La famiglia Yokota
La rivelazione del rapimento di Megumi ha aperto vecchie ferite per la famiglia Yokota. Il dolore di sapere che la loro figlia era viva ma irraggiungibile era un pesante fardello da sopportare. I genitori di Megumi, Shigeru – venuto a mancare nel novembre 2020 – e Sakie Yokota, hanno incontrato la nipote per la prima volta nel marzo 2014 nella capitale mongola di Ulan Bator. Secondo quanto appreso dal Mainichi Shinbun, Kim Eun-gyong è sposata con un uomo nordcoreano il cui padre è nato in Giappone. La coppia si è poi sposata nel 2011 e ha avuto una figlia due anni dopo.
Nonostante il costo emotivo, gli Yokota incanalarono il loro dolore nell’attivismo, fondando insieme ai loro figli gemelli Takuya e Tetsuya nel 1997 l’Associazione nazionale giapponese per il salvataggio dei giapponesi rapiti dalla Corea del Nord.
Impatto mediatico e conseguenze del caso
La vicenda di Megumi Yokota ha commosso e indignato il mondo intero. È diventata un simbolo di speranza e di lotta, non solo per il Giappone, ma per tutte le famiglie vittime di rapimenti. Il caso ha scatenato una protesta globale, con governi e organizzazioni per i diritti umani che hanno condannato le azioni della Corea del Nord. Il governo giapponese, in particolare, ha intensificato gli sforzi diplomatici per garantire il ritorno in patria dei rapiti.
Alla triste vicenda si ispira il manga Megumi che segue gli ultimi giorni della ragazza nella sua città natale prima del suo rapimento, di cui nel 2008 il governo giapponese ne ha annunciato l’adattamento animato.
Nonostante la sua scomparsa tragica e il mancato ritrovamento del suo corpo, l’eredità di Megumi Yokota vive ancora oggi. Il suo nome è diventato sinonimo di speranza e resilienza.
Fonte immagine: Wikipedia