In seguito alla pesante sconfitta nella quarta guerra anglo-olandese (1780-1784) e alla conseguente perdita di numerosi stabilimenti, la VOC (Compagnia unita delle Indie orientali) chiuse ufficialmente i battenti il 31 dicembre 1799 dichiarando bancarotta. Questo evento significò anche la conclusione delle sue fruttuose attività nell’arcipelago giapponese. Fu la fine di una presenza commerciale durata quasi due secoli.
Ci sono più di un paio di snodi storici cruciali che possono permetterci di comprendere meglio il declino della VOC in Giappone.
Pillole di storia: i successi della VOC nel Giappone Tokugawa
Iniziamo specificando che, nonostante la dissoluzione della Compagnia, gli Olandesi rimasero sull’isola artificiale di Deshima 出島, continuando a mantenere rapporti commerciali e culturali con il Giappone durante la prima metà del XIX secolo. In questo periodo, la cooperazione tra i due paesi non si limitò agli scambi economici, ma si estese anche a un proficuo dialogo culturale e scientifico, arricchendo l’ormai affermato discorso sugli studi botanici, medici e artistici, con il passaggio dalle stampe ukie al più affermato genere dell’ukiyoe.
In passato, la concessione della base di Deshima alla VOC segnò un momento di svolta nelle relazioni tra Giappone e Occidente. L’accesso esclusivo permise alla compagnia di monopolizzare il commercio tra l’Europa e il Giappone, creando un flusso stabile di merci che includevano seta, tessuti, medicinali, zucchero e articoli di lusso. In cambio, il Giappone forniva rame, argento e altri materiali richiesti dall’Europa.
Fu dal 1639 che la VOC iniziò a trasferirsi dalla sua base a Hirado 平戸, innaugurata nel 1609, verso la base commerciale sull’isola artificiale a largo di Nagasaki, che divenne il principale centro di scambio tra il Giappone e l’Europa.
La scelta olandese di evitare l’ingerenza religiosa contribuì notevolmente alla solidità della loro posizione commerciale nel paese, permettendogli di mantenere un ruolo predominante anche durante il periodo di isolamento selettivo oggi conosciuto come Sakoku.
Analisi della caduta
Il declino della VOC in Giappone va analizzato e spiegato prendendo in esame due macroaree: il contesto delle dinamiche commerciali marittime asiatiche e l’evoluzione dello scacchiere marittimo globale.
Il predominio della compagnia olandese si basava su un modello monopolistico che, alla lunga, non riuscì a sostenere la concorrenza libera che caratterizzava il commercio asiatico. Le economie locali, rispondendo ai mutamenti di quel periodo, riuscirono a prosperare, dimostrando che un commercio competitivo stimola l’economia. Al contrario, la VOC, incapace di adattarsi a questo contesto, fu costretta a ritirarsi nel XVIII secolo, segnando il fallimento del suo tentativo di dominare il commercio in Asia.
In conclusione, l’iniziale successo della VOC e il fallimento della sua rivale inglese, la EIC (Compagnia Britannica delle Indie Orientali), in Giappone, furono il risultato di differenze strutturali, strategiche e culturali. La capacità degli olandesi di adattarsi alle politiche locali, la solidità della sua rete commerciale e il sostegno finanziario delle città nella madrepatria le permisero di dominare il commercio asiatico per gran parte del periodo moderno, mentre la EIC, limitata da problemi interni e dalla concorrenza, non riuscì a mantenere una posizione rilevante nell’arcipelago estremo orientale.
Tuttavia, il declino della VOC in Giappone era un’evento inevitabile, frutto del naturale sviluppo della politiche e dell’economia internazionale.
Fonte immagine: Queensland Art Gallery