Il dio norreno Balder: analisi e interpretazioni del mito

Il mito del dio norreno Balder: Analisi e interpretazioni

Nell’ articolo analizzeremo il mito del dio norreno Balder, uno dei misteri tuttora irrisolti della mitologia nordica.

Il dio norreno Balder nella mitologia norrena era conosciuto come Balder il luminoso, Balder il lodato, di tutte le erbe il più bianco. Era il più saggio tra tutti gli Asi, il più bello, e nessuno poteva contraddirne il giudizio. Chi era davvero questa divinità tanto perfetta?

La storia di Balder è narrata in vari frammenti dell’Edda poetica e sistematizzata più coerentemente nel racconto in prosa di Snorri. Un’altra fonte, che espone i fatti in maniera piuttosto diversa, sono invece le Gesta Danorum. Saxo Grammaticus, erudito scrittore danese pressocché contemporaneo di Snorri, è l’autore di una storia della Danimarca in latino, all’interno della quale narra la vicenda di due eroi antagonisti, Balderus e Hotherus.

Il mito del dio norreno Balder nell’Edda

Tutto ebbe inizio, con una serie di sogni premonitori. Il dio norreno Balder, figlio di Odino e Frigga, era funestato da fosche visioni di morte durante il sonno. Allora il sommo Odino si decise a scendere negli inferi, il regno di Hel, per interrogare lo spirito di un’indovina.

Una volta confermate le inquietudini, ne discusse con la consorte, Frigga. Ella, da buona madre terrorizzata per la sorte del figlio prediletto, ebbe un colpo di genio e si recò in ognuno dei nove mondi ad ottenere da ogni elemento esistente il giuramento di non nuocere al figlio.

Iniziò dunque un curioso passatempo tra gli dei, che sovente si riunivano intorno a Balder cercando invano di ferirlo scagliandogli contro ogni oggetto possibile.

Loki era l’unico che non sembrava divertirsi, così un giorno, corroso dall’invidia, si presentò a Frigga sotto mentite spoglie e la convinse a rivelargli un segreto.

Quando la madre di Balder aveva ottenuto il giuramento per il figlio infatti aveva tralasciato un piccolo e innocuo elemento, il vischio. Considerandola una pianta troppo giovane e non in grado di nuocere, Frigga non ne pretese il voto, e quello fu un errore fatale.

Loki non dovette far altro che costruire un’arma servendosi della pianta e convincere uno degli dei, il cieco Hod, fratellastro di Balder, a scagliarla. Fu così che durante l’ennesima sfida goliardica tra le divinità che tentavano di colpire Balder, questi fu trafitto dall’unica arma in grado di ucciderlo.

La morte di Balder e il Ragnarok

Gli dei erano atterriti, nessuna vendetta poteva aver luogo essendo il fatto avvenuto su suolo sacro. Fu Frigga a scuotere gli animi dallo shock, chiedendo ai presenti se vi fosse un volontario disposto a scendere negli inferi per recuperare l’amato Balder. Hermond, ennesimo figlio di Odino, si offrì per tentare l’impresa.

Così, mentre si compiva questa missione impossibile, gli dei organizzarono un funerale con tutti gli onori per il più amato tra loro. Deposero il corpo del dio norreno Balder su una pira costruita sul ponte della sua nave colossale e chiamarono la gigantessa Hyrrokin, famosa per la smisurata forza, a spingerla in acqua. Dopo aver placato gli animi gli dei assistettero all’ultima tragedia: Nanna, la moglie di Balder, infatti, non potendo sopportare il dolore si gettò nelle fiamme che stavano consumando il corpo del consorte.

Nel frattempo, Hermond il Veloce si era recato nella dimora della terribile Hel, la divinità degli inferi dal volto per metà normale e per metà mostruoso, che aggiunse di tutta risposta «solamente se tutte le cose, vive o morte, piangeranno per Balder acconsentirò a lasciarlo andare». Allora tutti piansero per il triste destino di Balder.

Tutti tranne una vecchia chiamata Thokk, che promise di versare solo lacrime asciutte per colui dal quale non ebbe mai nulla. Fu così che Balder rimase nell’oscurità per colpa di quella che forse era stata l’ennesima metamorfosi di Loki. La fine del mondo però porterà nuova speranza, Balder figurerà, insieme al suo involontario assassino Hod (ucciso da un altro fratello, Vali), tra i pochi superstiti del Ragnarok.

Interpretazioni del mito del dio norreno Balder

Sin dagli albori degli studi antropologici comparativisti, il mito del dio norreno Balder ha sempre rappresentato un problema affascinante. Innegabili sono le somiglianze con numerose altre figure divine morte e poi risorte. Per non parlare del binomio conflittuale luce-tenebra incarnato dalla coppia Balder-Hod, la cecità di quest’ultimo infatti è stata spesso relazionata all’oscurità dei mondi sotterranei. Non manca chi ha persino paragonato la figura di Balder a quella di Cristo.

Uno degli studi più citati in tal senso è senza dubbio il Ramo d’Oro di James G. Frazer. Una pietra miliare nell’ambito degli studi su credenze religiose e pratiche magiche nell’antichità. Secondo l’antropologo il mito di Balder mostrerebbe sorprendenti somiglianze col mito sumero di Tammuz, conosciuto in Grecia come Adone. Entrambi sarebbero infatti collegati alla sfera della natura, con la sua ciclicità di morti e rinascite.

Che Balder fosse in origine una divinità legata alla natura è deducibile dai suoi attributi solari, dalla pioggia di lacrime che segue la sua morte, e dall’atto stesso della sua uccisione ad opera del fratello. Il periodo trascorso negli inferi sarebbe legato alla semina, la sua rinascita alla stagione primaverile e alla raccolta. E il vischio?

Il significato del vischio

Elencare tutte le proprietà del vischio sarebbe ardua impresa. Basti sapere che questa pianta ha sempre avuto un ruolo centrale nella farmacopea europea antica, infatti, secondo Frazer, assumerebbe un valore particolare anche nel mito del dio norreno Balder.

L’unico oggetto in grado di ucciderlo era forse considerato tra le più sacre delle piante cultuali di sempre. L’invulnerabilità del dio sarebbe legata così alla simbiosi pianta parassitaria-albero di quercia: solo privare l’albero sacro della sua protezione, Il vischio, infatti ne consentirebbe l’incenerimento. Solo colpire il dio col vischio ne procurerebbe la morte e la successiva cremazione.

Fonte immagine: Wikipedia

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