Autori latini, i 4 più difficili da tradurre

Autori latini, o i 4 più difficili da tradurre

La traduzione di testi classici in lingua latina è notoriamente un’attività ostica per gli studenti. Nel corso di tutta la storia romana, innumerevoli sono stati gli intellettuali che hanno prodotto scritti in questa lingua, i quali, nonostante siano trascorsi millenni, si rivelano tutt’oggi attuali e fonte di preziosi insegnamenti. Lo stile di ciascun autore influisce in maniera decisiva sulla difficoltà di traduzione; tuttavia, capire il significato del testo e riuscire a renderlo in italiano è motivo di grande gioia. Vediamo ora quali sono i 4 autori latini più difficili da tradurre.

 Marco Tullio Cicerone: perché è tra gli autori latini più difficili da tradurre?

Marco Tullio Cicerone è stato un celebre avvocato, oratore e politico della Roma repubblicana. Si tratta di un autore particolarmente prolifico e molto temuto dagli studenti innanzitutto per la vasta gamma di tematiche da lui trattate: politica contemporanea, riflessioni teoriche sulla formazione dell’oratore, filosofia della religione ed etica e morale pratica. In secondo luogo, Cicerone risulta particolarmente insidioso per lo stile della sua prosa, la quale si basa sulla cosiddetta “concinnitas” (equilibrio armonioso delle parti) e sulla “isocolia” (corrispondenza dei vari cola delle frasi). I periodi sono molto ampi e distesi e ricchi di proposizioni subordinate. L’autore ricorre a diversi registri stilistici e all’uso di artifici retorici a seconda delle necessità; frequenti sono quindi figure retoriche quali l’amplificatio, ovvero la dilatazione verbale di un argomento, l’anafora e l’allitterazione. Non bisogna dimenticare le innovazioni riguardanti il lessico, soprattutto nelle opere di carattere filosofico, per cui Cicerone si ritrova a dover creare neologismi o ad utilizzare perifrasi per esprimere concetti propriamente greci. Le opere di argomento filosofico, più di tutte le altre, sono senza dubbio le più ostiche da tradurre, non solo dal punto di vista della complessità grammaticale, ma anche per lo sforzo di comprensione e interpretazione richiesto dal tipo di testo. Cicerone entra di diritto nella lista degli autori latini più difficili da tradurre.

 Publio Cornelio Tacito: perché è tra gli storiografi latini più difficili da tradurre.

Tacito è uno dei principali esponenti del genere della storiografia, famoso soprattutto per i suoi “Annales”, opera che ricopre un arco temporale che va dalla morte di Augusto fino a quella di Nerone, passando in rassegna numerosi eventi della storia romana. Lo stile della prosa del grande storiografo è in primo luogo caratterizzato dalla brevitas, per cui ritroviamo periodi ricchi di espressioni sottintese e difficili da decifrare proprio per la loro brevità, e dalla variatio, che consiste nell’utilizzare parole o espressioni diverse ma dal significato affine per evitare la ripetizione. Dal punto di vista prettamente grammaticale abbiamo un frequente utilizzo di costrutti quali ablativi assoluti, infiniti storici e participi congiunti. Tutto ciò conferisce al testo un andamento estremamente spezzato e veloce, rendendo il corpus di opere tacitiano molto ostico da approcciare. Per questi motivi, Tacito rientra senza dubbio nel novero degli autori latini più difficili da tradurre.

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 Lucio Anneo Seneca: perché è tra i filosofi latini più difficili da tradurre.

Seneca è stato un filosofo e un politico durante l’età imperiale, nonché un esponente della corrente filosofica dello stoicismo. Se fino ad ora abbiamo visto autori la cui prosa è caratterizzata in prevalenza da ipotassi, ovvero dall’uso di numerose subordinate, nel caso di Seneca a prevalere è la paratassi, ovvero frasi brevi e coincise e un uso della coordinazione. Per lo stile di Seneca si parla appunto di inconcinnitas, opposta alla concinnitas di Cicerone, per cui abbiamo un andamento della prosa asimmetrico, frasi ridotte e piene di sentenze al fine di attirare l’attenzione del lettore. Da ricordare è anche l’ampio impiego di figure retoriche, tra le quali ricordiamo in particolare metafore, ellissi e anafore, che contribuiscono a creare uno stile particolarmente spezzettato. Anche se dal punto di vista grammaticale non si riscontrano particolari problemi, ciò non lo si può dire per ciò che riguarda la resa in italiano. Seneca è autore di opere di argomento prettamente filosofico, cosa che richiede uno sforzo notevole per la comprensione del significato figurato del testo, che spesso va oltre il significato letterale delle parole. Proprio per questo motivo, Seneca non può non rientrare nella lista degli autori latini più difficili da tradurre.

Gaio Sallustio Crispo: perché è tra gli autori latini più difficili da tradurre.

Meglio conosciuto come Sallustio, è stato senza dubbio il principale storico di epoca repubblicana. Anche nel caso di Sallustio, i caratteri principali del suo stile sono: la brevitas, cioè la capacità di sintetizzare concetti in una forma molto concentrata; la variatio, ossia il rifiuto di strutture simmetriche; la gravitas, ovvero l’uso di espressioni arcaiche; l’inconcinnitas, cioè l’asimmetria, il rifiuto di periodi ampi, regolari e scorrevoli. Gli strumenti con cui Sallustio realizza questo tipo di stile sono innanzitutto l’asindeto, ovvero l’assenza di congiunzioni per legare proposizioni o parole, e la paratassi. Entrambe queste forme stilistiche permettono di abbreviare i periodi e di condensare il racconto, facendolo procedere come a balzi. Ancora una volta ci troviamo di fronte a uno stile oscuro ed estremamente sintetico, cosa che rende necessario, nella resa in italiano, utilizzare frasi più lunghe e articolate di quelle presenti nel testo latino, per una migliore traduzione.

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