L’Inquisizione romana, quale fu la sua vera natura?

L'inquisizione romana, quale fu la sua vera natura?

La bolla Licet ab inizio, come nasce l’Inquisizione romana

Il 21 luglio 1542 con la bolla Licet ab inizio promulgata da Paolo III nasce l’Inquisizione romana. Alla radice del provvedimento, che seguiva alcune misure precedenti, prese durante il colloquio di Ratisbona, vi era la preoccupazione causata dal diffondersi delle eresie di matrice protestante soprattutto nelle zone di Modena, Lucca e Napoli. L’organo del Sant’Ufficio fu un’istituzione essenzialmente italiana, che esercitò la sua influenza unicamente su tutta la penisola, isole maggiori escluse, dove vigeva l’Inquisizione spagnola.

Un Trentennio Angoscioso: 

Il periodo che intercorre tra il 1542, anno di nascita dell’Inquisizione romana, e il 1572, anno della scomparsa di Pio V, fu il momento di massima espansione dell’influenza romana, durante il quale si alternarono vicende sanguinose, violenti interventi, provvedimenti restrittivi e la nascita di diversi apparati burocratici di controllo. 

Gli inizi e l’affermazione dell’Inquisizione romana

Negli anni immediatamente successivi alla nascita dell’Inquisizione romana, la sua imposizione  non ebbe conseguenze di particolare rilievo, oltre ad alcune azioni deboli e saltuarie, non vi furono interventi emblematici. L‘affermazione del potere romano fu inizialmente contrastata dal peso delle istituzioni locali e dalla complessità di alcune situazioni, dove le proteste dei cittadini, resero impossibile la nomina di inquisitori scelti, ne sono un esempio i regni di Milano e Napoli.

La svolta arrivò nel 1557,quando  dopo l’inizio del Concilio di Trento e soprattutto in seguito alla nomina di Paolo IV infatti, l’influenza dell’inquisizione romana crebbe a dismisura , soprattutto il nascente tribunale iniziò a trovare un’organizzazione ben precisa. Si configurò un organismo centralizzato, basato sulla collaborazione tra i cardinali del Sant’Ufficio e i responsabili della lotta antiereticale locale. Due processi fondamentali aprirono la strada all’affermazione dell’inquisizione romana e furono: il ben documentato processo Morone, che ci consegnò una vera e propria mappa di come il potere centrale del Sant’Ufficio funzionasse; e il processo al cardinale Pole il quale allontanamento sancì la sconfitta definitiva delle posizioni ereticali degli spirituali anche all’interno dell’organizzazione ecclesiastica.

La Svolta sanguinosa di Pio V 

Con il pontificato del cardinale Ghislieri, l’Inquisizione romana giunse al suo apice in quanto a controllo e violenza. Vi furono proprio in questi anni una serie di eventi drammatici come la strage dei Valdesi in Calabria o la vicenda del fiorentino Pietro Carnesecchi. Inoltre a questi sanguinolenti interventi si affiancarono misure coercitive estreme, come quelle di mandare a morte anche chi non era recidivo. Fu ampliato persino il campo di intervento, includendo tra i casi di persecuzione anche i bestemmiatori, gli omosessuali, i simoniaci, i greci ortodossi e gli ebrei (emblematico è l’episodio dei roghi di Talmud). 

L’indice romano dei libri proibiti: 

Inizialmente nata come una soluzione temporanea, ma l’indice si trasformò in un provvedimento consuetudinario. Promulgato nel 1558, in una versione più rigida e definitiva rispetto alle prime proposte già nel 1549, l’indice romano comprendeva un migliaio di opere vietate dalla santa chiesa e contestava soprattutto la Bibbia in volgare, affermando ancora una volta così il suo ruolo di mediatore per le pratiche devozionali. 

Dopo aver spento essenzialmente il sangue dell’eresia, negli ultimi anni del millecinquecento si diffuse, soprattutto in Europa – e moderatamente anche in Italia – una vera e propria ossessione per la stregoneria diabolica e per il Saba. Ne è un esempio la Bolla Coeli e Terrae di Sisto V  del 1586, con la quale il pontefice  sanciva la natura criminale della magia, l’astrologia e la negromanzia. A differenza delle altre inquisizioni però, per quanto riguarda i tribunali italiani, vi furono poste delle precise limitazioni: come per esempio il non luogo a procedere per terzi imputati di crimini di natura diabolica, per evitare di trasformare singoli processi in epidemie di caccia alle streghe.

La campagna di persecuzione, portata avanti soprattutto da frati domenicani, portò alla condanna a morte centinaia di persone, essenzialmente donne, a testimonianza di come l’inquisizione romana fu un’organizzazione guidata da sentimenti  profondamente misogini

I veri numeri delle vittime dell’inquisizione

Bisogna tener presente che l’Inquisizione romana fu un’organo nato essenzialmente per riportare sulla retta via i fedeli che erano caduti preda del fascino dei pensieri eretici. Il vero fine che muoveva l’Inquisizione romana era quello di rieducare all’ortodossia, in maniera tale da poter preservare l’integrità dello Stato Pontificio, il suo potere e la sua influenza sulla popolazione.

Per questo motivo, solo una piccola parte dei processi inquisitoriali, soprattutto contro i più ostinati, si concludevano con una sentenza di morte. Si stima, attraverso i pochi documenti accessibili, che dei quasi settantacinquemila processi intentati per eresia, solo il 2% circa si concludesse con una condanna a morte il che genera una media molto inferiori alle vittime di condanna a morte ordinaria. Seppur in maniera ridotta rispetto ad altri tipi più violenti di inquisizioni, l’operato dell’Inquisizione romana fu qualcosa di tragico e profondamente coercitivo, che purtroppo influenzò la penisola italiana grandemente a livello culturale, relegandola all’isolamento, all’impoverimento culturale e a un terribile stato di arretratezza.

Fonte Immagine: Picryl

A proposito di Giuseppe Musella

Laureato in mediazione linguistica e culturale presso l'Orientale di Napoli. Amo tutto ciò che riguarda la letteratura. Appassionato di musica, anime, serie tv e storia. Visceralmente legato a Napoli.

Vedi tutti gli articoli di Giuseppe Musella

Commenta