L’opera teatrale “Salomè”, scritta da Oscar Wilde, è diventata col tempo il prototipo della femme fatale. Sebbene Wilde sia principalmente ricordato per Il ritratto di Dorian Gray, le sue opere teatrali (plays) furono centrali nella sua produzione. Tra queste, “Salomè” occupa un posto unico per la sua carica sensuale e trasgressiva.
Scritta originariamente in francese durante un soggiorno a Parigi e tradotta in inglese nel 1893 da Lord Alfred Douglas, l’opera in un unico atto reinterpreta una figura biblica, trasformandola in un’icona del desiderio e del potere femminile distruttivo, in piena sintonia con la corrente dell’Estetismo.
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La trama: desiderio, rifiuto e vendetta
Salomè è la giovane figliastra di Erode, tetrarca di Giudea, il quale nutre per lei un’attrazione incestuosa. La ragazza, infastidita dagli sguardi del patrigno, sente la voce del profeta Iokanaan (Giovanni Battista), imprigionato da Erode per aver condannato la sua unione con Erodiade. Attratta irresistibilmente da quest’uomo ascetico, Salomè si innamora perdutamente di lui. La donna sensuale, la femme fatale, perde il senno per chi ha giurato castità e purezza.
Decide a tutti i costi di volerlo baciare, ma Iokanaan la rifiuta con orrore. Incapace di accettare il rifiuto, Salomè escogita un piano crudele. Esegue per Erode la conturbante ‘Danza dei sette veli’ e, come ricompensa, chiede la testa di Iokanaan su un piatto d’argento. Erode, sebbene inorridito, è vincolato dalla sua promessa e acconsente. Salomè ottiene così la testa del profeta e finalmente bacia le sue labbra senza vita. Disgustato da tale atto necrofilo, Erode ordina alle sue guardie: “Uccidete quella donna!”.
Dalla bibbia a Wilde: la trasformazione del personaggio
È fondamentale capire l’innovazione di Wilde. Nei Vangeli (Marco 6:21-29 e Matteo 14:6-11), Salomè è una figura quasi passiva, una giovane che danza per compiacere Erode e chiede la testa del Battista solo su istigazione della madre Erodiade. Wilde, invece, la rende la protagonista assoluta: la sua non è obbedienza filiale, ma un’azione mossa da un desiderio autonomo, perverso e irrefrenabile. È questa centralità della volontà femminile a rendere l’opera così moderna e scandalosa.
Analisi della femme fatale
Emblematica e seduttrice, la Salomè di Wilde fece molto scalpore e fu duramente criticata, considerata blasfema. All’epoca era raro assimilare alla figura femminile un potere sessuale così forte, capace di distruggere un uomo. Salomè incarna la ‘virgin whore’, la vergine prostituta: usa la sua purezza apparente come arma di seduzione. Si ribella alla sessualizzazione subita dagli sguardi maschili, trasformandola in uno strumento di potere. Non accetta la perdita del controllo, ma anzi, vuole controllare e trae piacere nel farlo.
Tratto distintivo | Manifestazione in Salomè |
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Potere seduttivo | Utilizza la “danza dei sette veli” non per semplice intrattenimento, ma come arma strategica per piegare la volontà di Erode. |
Desiderio perverso | La sua ossessione non è per l’amore, ma per il possesso. il bacio necrofilo è il simbolo massimo di un desiderio che trascende la vita. |
Crudeltà e distruttività | Pur di soddisfare il suo capriccio, non esita a ordinare la decapitazione di un uomo. la sua volontà è assoluta e non conosce pietà. |
L’opera divenne molto popolare, ispirando artisti come Gustave Moreau e, soprattutto, Aubrey Beardsley, le cui illustrazioni per l’edizione inglese sono diventate inseparabili dal testo. Wilde era consapevole dello shock che avrebbe provocato. Il suo intento era proprio mettere in scena temi tabù in una società rigida, affermando il principio dell’estetismo: l’Art for Art’s sake, l’arte per il puro amore dell’arte.
Fonte immagine: Di Tiziano Vecellio – https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14910779
Articolo aggiornato il: 11/09/2025