La magia nel pensiero di Marsilio Ficino

La magia nel pensiero di Marsilio Ficino

Come ogni altro aspetto della cultura anche la magia conosce una sorte di esplosione nel periodo rinascimentale. In tale periodo iniziando dall’ Italia una generale ansia di rinnovamento percorre l’Europa.

L’io vuole sempre più decisamente farsi tutt’uno con un mondo in cui sente di dover ormai condividere sino in fondo le sorti. Nel Rinascimento vennero rese disponibili a tutti opere di un passato mai davvero conosciuto.

Per fare un esempio Marsilio Ficino traduce in latino varie opere tra cui i 14 trattati del “Corpus hermeticum” attribuiti a Ermete Trismegisto che venne ritenuto un sapiente dell’antico Egitto.

Dobbiamo mettere in evidenza che nel Rinascimento anche l’universo magico subì l’influsso dell’atmosfera di quel periodo storico e divenne la fucina di una straordinaria fioritura di idee opere e indicazioni di altissimo valore teoretico. Pertanto il mago rinascimentale offrì alla cultura europea già in ebollizione uno slancio nuovo e sorprendente influenzando una straordinaria rinascita dell’arte della filosofia e della scienza. Pertanto nel Rinascimento la magia fu sempre sul punto di risolversi in arte in scienza in psicoterapia e in religione.

Dobbiamo dire che nel Rinascimento teoria e pratica sono sempre più rigorosamente intese come un unico plesso sapienziale. Per tale ragione nel Rinascimento risulta assai difficile separare chiaramente alchimia magia astrologia medicina e filosofia.

Nel periodo rinascimentale era considerato vero sapiente non solo chi sapeva ma anche chi agiva coniugando pratica e teoria.

In tale periodo storico la natura era concepita come un essere animato. Pertanto per intervenire efficacemente sul mondo bisognava sapersi rapportare a un’anima mundi che reagiva alle azioni degli uomini secondo principi di vita e dinamicità suoi propri. Per il mago rinascimentale tutto parlava di Dio.

Infatti mondo uomo e Dio costituivano un unicum caratterizzato da relazioni manifeste e relazioni nascoste che il mago sapiente doveva conoscere perfettamente.

Nella sua anima l’uomo secondo il sapiente rinascimentale rifletteva il mondo, infatti l’uomo era considerato un microcosmo mentre l’universo un macrocosmo.

Di conseguenza tutto era connesso con tutto cosicché ogni cosa era considerata la nota di una sinfonia cosmica da decifrare ed interpretare.

In definitiva il mago rinascimentale attraverso immagini definite da una simbologia che proveniva da diverse tradizioni il mago evocava gli spiriti che animavano le realtà dell’universo caratterizzato da una simpatia cosmica. Come tutti sanno l’influsso platonico e neoplatonico dominava anche la magia rinascimentale. Dopo tale introduzione prenderemo in considerazione il pensiero intorno alla magia di Marsilio Ficino.

Egli si dedicò a tradurre tutto Platone e i platonici e avendo tradotto anche Ermete Trismegisto sviluppò quella teologia platonica che giocò un ruolo fondamentale nel suo pensiero sulla magia

Nel pensiero di Marsilio Ficino per farci illuminare dalla luce divina era necessario innanzitutto liberarsi dagli inganni dei sensi.

In generale possiamo dire che Ficino difese le pratiche magiche ma a determinate condizioni.

Per esempio egli sostenne che i demoni presenti nelle statue (secondo una tradizione magica che si può far risalire fino all’antico Egitto) dovevano essere adoperati soltanto come mezzi dal momento che il loro uso sarebbe diventato illegittimo se venivano utilizzati come dei.

Ficino era molto attento nel difendere il sapere magico anche se era turbato da molte perplessità riguardanti soprattutto l’uso dei talismani. L’autore rinascimentale per essere legittimato nelle proprie teorie citava spesso Tommaso d’Aquino.

Marsilio Ficino pure con tutte le sue perplessità credeva nell’esistenza dei demoni e nelle loro capacità di influire sullo spirito e sul corpo degli uomini.

Non  esiste nessun dubbio che tale autore rinascimentale riconosceva innegabilmente una funzione positiva alla magia almeno in una sua opera ovvero il “De Vita”.

In tale opera Ficino richiama alla memoria i Maggi che portarono doni a Gesù Cristo. Nell’opera di Marsilio Ficino è senz’altro presente una “contaminatio “di astrologia e religione Cristianesimo e Paganesimo.

L’autore rinascimentale nel “De Vita” non dimenticò assolutamente gli aspetti più pratici della magia.

Tale autore cercò in ogni modo di trovare una mediazione tra dottrine diverse e spesso antitetiche.

La stessa volontà di mediare tra dottrine diverse e spesso antitetiche la si ritrova nel ruolo che Ficino attribuisce alle immagini.

Esse giocavano un ruolo rilevante nella tradizione magica dell’antichità ruolo ripreso dal neoplatonismo dei primi secoli dell’era cristiana e dal magismo arabo medievale.

Continuando a prendere in esame sempre il De Vita di Marsilio Ficino dobbiamo mettere in evidenza che egli riesce a cogliere uno degli aspetti più importanti della dimensione magica la cui legittimità è stata solo da poco tempo riconosciuta dalla scienza medica ufficiale sotto la spinta di una prospettiva a indirizzo omeopatico.

In definitiva l’umanista italiano comprende che in questo complesso gioco di influssi e relazioni tra astri immagini entità soprannaturali e vita dell’essere umano un ruolo non indifferente deve essere giocato dal potere della immaginazione. Appare evidente che ancora un passo e Ficino si sarebbe trovato in pieno nell’ambito delle teorie moderne sulle malattie psico somatiche. In ogni caso la cosa non deve sorprendere poiché nel pensiero dell’umanista italiano mente e corpo non sono due realtà distinte e autonome ma sono strettamente collegate. Inoltre per l’autore in questione l’efficacia dell’azione magica viene inscritta nel contesto di una relazione ben più complessa di quella individuata fino ad allora. Infatti nella realizzazione dei prodigi di natura magica a svolgere un ruolo centrale non sono soltanto l’azione del mago e la configurazione degli elementi magici.

Per Ficino è importante anche la disposizione di chi subisce il rito magico.

Inoltre tra il mondo (ordinato da Dio) e l’agire del mago non poteva non esistere secondo Ficino un terzo elemento ovvero la disposizione di chi è oggetto dell’azione magica.

Per dirla in altro modo nell’azione magica quello che appare davvero sorprendente a Ficino è l’impossibilità di ricondurla ad un rapporto univoco. In pratica possiamo dire che quella teorizzata da Ficino è per così dire una magia particolarmente consapevole ed attiva. Egli coglie e articola una molteplicità di elementi presenti nella dimensione magica che vibrano in seguito all’esistenza di una simpatia universale. In effetti Ficino scorge ed individua qualità occulte nelle cose qualità che rinviano all’azione e all’influenza dei pianeti.

Ma secondo l’umanista italiano perché si abbia un fenomeno magico non basta disporsi ad un uso meccanico di tali qualità occulte delle cose nonché dei loro rapporti con i pianeti.

Per dirla in maniera sintetica la magia teorizzata da Ficino è nel senso più esatto della parola una magia naturale poiché si basa sul presupposto che siano attivate nei riti magici senza nessuna esclusione tutte le forze della natura di volta in volta messe in gioco.

Concludiamo tale articolo ribadendo che agire ed essere agiti azione e passione non sono nettamente distinguibili nella magia teorizzata da Marsilio Ficino.

 Prof. Giovanni Pellegrino

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