La persecuzione omosessuale nel regime nazista: cosa avvenne?

persecuzione omosessuale nel regime nazista

La persecuzione omosessuale nel regime nazista tedesco si verificò  dal momento in cui numerosi omosessuali furono internati nei campi di concentramento insieme ad ebrei, rom, sinti, jenisch e testimoni di Geova. Nel gennaio 1933, soltanto un mese dopo l’ascesa al potere di Hitler, la persecuzione omosessuale da parte del nuovo governo nazista ebbe inizio proibendo tutte le organizzazioni omosessuali, devastandone i luoghi di incontro e di socializzazione nell’estate dello stesso anno.

La persecuzione omosessuale nel regime nazista e la nascita della Costitutio Criminali Carolina

Da un punto di vista storico, la persecuzione omosessuale nel regime nazista ha inizio nel maggio 1933, anno in cui la gioventù hitleriana devastò la sede dell’Istituto di sessuologia, distruggendo irrimediabilmente i libri della biblioteca e sequestrando presunte identità di omosessuali conservate all’interno di essa. Nel 1935 il governo nazista modificò il Paragrafo 175 promulgato da Bismarck, mentre del 1936 venne costituito l’Ufficio Centrale per la lotta all’omosessualità e all’aborto. Le origini del Paragrafo 175 del Codice Criminale del Reich si fanno risalire all’art. 116 della Costitutio Criminali Carolina, promulgata dall’imperatore Carlo V nel 1532, che recitava: «Quelle persone coinvolte in condotta lasciva, sia uomo con uomo, che donna con donna, o essere umano con animale, perderanno la loro vita bruciando sul rogo».

Tale principio venne ripreso dal Nuovo Codice del 1847 della Prussia, nella sezione nº 143: «Perché tale comportamento dimostra una speciale degenerazione della persona ed è così pericoloso per la moralità». Nel 1871, la persecuzione omosessuale nel regime nazista trovò conferma anche in Otto von Bismarck, il quale promulgò con il numero 175 una nuova normativa antiomosessuale, estesa a tutto l’Impero tedesco, la quale recitava: «L’immoralità contronatura, commessa fra persone di sesso maschile o fra uomini e animali, è punita con l’imprigionamento; inoltre può comportare la privazione dei diritti civili».

Sul finire degli anni Venti del XX secolo si fece pressione al fine di abrogare il Paragrafo 175; già nel 1929 i socialdemocratici, contrari alla persecuzione omosessuale in atto, votarono per abrogare la normativa antiomosessuale di Bismark, seppur nel ’33, però, gli stessi socialdemocratici ridicolizzarono l’omosessualità del colonnello e comandante dei Reparti D’Assalto (Sturm Abteilungen), Ernst Rhöm. Nel giugno 1934, con l’imboscata che prese il nome di Nacht und Nebel Aktion (Azione Notte e Nebbia), Hitler fece arrestare Rhöm ed eliminare fisicamente i vertici delle SA.

Le distinzioni fra i prigionieri durante la persecuzione omosessuale nel regime nazista 

Come accennato precedentemente, a causa della persecuzione omosessuale, numerose persone vennero deportate nei campi di concentramento già a partire dal 1933: ciò che però distingueva gli omosessuali dagli altri prigionieri era, nel caso degli uomini, un triangolo rosa cucito sulla divisa all’altezza del petto; nel caso delle donne un triangolo nero nel medesimo posto.

 L’Omocausto: quante vittime ha mietuto?

Si è soliti riferirsi allo sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti come Omocausto. Si stima che gli omosessuali internati nei lager furono almeno 50.000. Negli anni che vanno tra il 1933 e il 1945 si stima che almeno 100.000 uomini furono arrestati in quanto omosessuali, di cui circa la metà furono condannati; la maggior parte di questi uomini trascorse il periodo di detenzione assegnato nelle prigioni regolari, ma circa 15.000 uomini finirono per essere internati nei campi di concentramento. Nonostante la gravità dell’avvenimento, solo a partire dagli anni ’80 del ‘900 le repressioni naziste vennero riconosciute come tali, e solo nel 2002 il governo tedesco ha chiesto ufficialmente scusa alla comunità gay.

La città di Berlino prima del Terzo Reich

Per parlare di persecuzione omosessuale nel regime nazista, è doveroso fare un passo indietro. Prima dell’avvento del Terzo Reich in Germania, Berlino veniva considerata una città liberale con molti locali gay, nightclub e spettacoli di cabaret; vi erano altrettanti locali dove turisti e residenti eterosessuali e omosessuali potevano praticare il travestitismo. Dall’inizio del secolo apparvero specialmente nella città di Berlino alcuni significativi movimenti di liberazione omosessuale, come il WHK (Wissenschaftlich-humanitäres Komitee), creato nel 1897; il primo movimento omosessuale stesso, operante tra il 1870 e il 1940, nacque e si sviluppò soprattutto in terra tedesca. Il Secondo Reich, infatti, (nonostante fosse in vigore il paragrafo 175) fu patria e culla dei massimi esponenti dell’attivismo a favore dei diritti LGBT in quel periodo. Sia pure in misura minore, nella Germania prenazista si sviluppò anche un timido movimento lesbico, che gravitava intorno a locali berlinesi quali il Dorian Gray, il Monbijou des Westens e il Flauto Magico, i quali divennero luoghi nei quali l’omosessualità femminile incominciò a organizzarsi.

Qual era la condizione delle donne?

Riguardo la condizione femminile, le donne non vennero legalmente perseguitate dalla legge nazista contro gli omosessuali: il paragrafo 175 discriminava infatti esclusivamente l’omosessualità maschile.

D’altra parte, il paragrafo 129 del Codice penale austriaco, rimasto in vigore anche dopo l’annessione dell’Austria da parte della Germania (1938), perseguiva indistintamente la «fornicazione innaturale» per entrambi i sessi con pene che variavano da uno a cinque anni di detenzione. Le lesbiche vennero viste come un pericolo ai valori dello stato e spesso marchiate dallo status di asociali (indossando in tal caso il triangolo nero anziché il triangolo rosa). La qualità di lesbica era considerata spesso un’aggravante rispetto appunto all’asocialità o ad altre imputazioni (ovvero all’essere ebree, ladre, prostitute, eccetera).

Gli studiosi riportano casi di lesbiche nei campi di concentramento di Dachau, Ravensbrück, Flossenbürg, Hohenstein, Moringen. Presso il campo di Flossenbürg era attivo un bordello, nel quale le lesbiche erano particolarmente ricercate ed esposte al sadismo e alle perversioni dei gerarchi. Il primo movimento omosessuale tedesco venne eliminato con l’avvento al potere del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori capeggiato da Adolf Hitler. Importante in questa situazione fu Ernst Röhm, lo stesso uomo che Hitler protesse ma al tempo stesso percepì come una possibile minaccia alla propria supremazia, e comandante della prima milizia nazista, le SA.

L’amore omosessuale di Ernst Röhm

In seno alla persecuzione omosessuale nel regime nazista, come osservato precedentemente, al centro del mirino vi è il colonnello Röhm, il quale esibì discretamente la propria omosessualità fino al 1925. Nel tentativo di gettare discredito sul partito nazista, il quotidiano Vorwärts (giornale ufficiale del Partito Socialdemocratico di Germania) pubblicò una serie di lettere d’amore scritte da Röhm e da altri comandanti delle SA come Edmund Heines.

Dopo il 1925, Röhm ebbe possibilità di esprimere più liberamente la propria sessualità e si iscrisse alla Lega dei Diritti Umani -la più grande organizzazione tedesca per i diritti delle persone omosessuali- operante in quegli anni. Hitler, sentendosi minacciato dalla presenza del colonnello Röhm, ordinò la sua uccisione ed esecuzione durante Notte Dei Lunghi Coltelli, sfruttando il pretesto della sua omosessualità per compiere ulteriori azioni contro le SA al fine di renderle innocue e docili al suo potere. Dopo essere diventato cancelliere, Hitler incluse la categoria degli omosessuali tra coloro che dovevano essere inviati nei campi di concentramento durante la Shoah.

Storicamente e simbolicamente, la Notte Dei Lunghi Coltelli avvenuta il 30 giugno 1934, fu per la minoranza omosessuale tedesca quello che la Notte Dei Cristalli avrebbe costituito nel 1938 per quella ebraica, sancendo in modo, per così dire, ufficiale l’inizio della campagna repressiva (che però aveva avuto inizio in modo ufficioso fin dal 1933).

La persecuzione omosessuale nel regime nazista non finì dunque con l’uccisione del colonnello Röhm:  il 6 maggio 1933 la gioventù hitleriana compì un attacco organizzato contro l’Istituto per la ricerca sessuale, fondato nel 1919 da Hirshfeld; pochi giorni dopo la biblioteca raccolta in 35 anni di lavoro e l’intero archivio vennero bruciati.

Vennero successivamente sequestrate lunghe liste di nomi e indirizzi di veri o presunti omosessuali che erano conservate al suo interno. Ciò che però dovettero subire gli omosessuali non si fermò di certo ad insurrezioni popolari o abrogazioni. Migliaia di uomini vennero infatti sottoposti alla sterilizzazione forzata in seguito a sentenze pronunciate dai tribunali nazisti; alcuni dei perseguitati da queste leggi non si identificarono mai come omosessuali e vennero semplicemente arrestati, imprigionati o castrati.

Alcune di queste leggi contro l’omosessualità continuarono a essere presenti nell’ordinamento giuridico occidentale fino agli anni Sessanta e Settanta e per questo molti uomini e donne ebbero paura di rivelare il proprio orientamento sessuale fino a quando queste leggi vennero abrogate. Gli omosessuali soffrirono di un trattamento particolarmente crudele all’interno dei campi di concentramento. Questo può essere attribuito sia al duro atteggiamento delle SS di guardia nei confronti degli stessi, come pure agli atteggiamenti omofobici ben radicati nella società nazista. L’emarginazione inflitta agli omosessuali nella vita sociale tedesca dell’epoca si rifletteva nei campi di concentramento. Alcuni morirono a seguito di feroci bastonature, in parte effettuate da altri deportati. Il tasso di mortalità tra gli internati omosessuali fu di circa il 60%, contro il 41% dei deportati politici e circa il 35% dei Testimoni di Geova, secondo solo al tasso di mortalità degli internati di origine ebraica.

Fonte fronte immagine: FreePik. 

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