L’arte di conoscere se stessi, Arthur Schopenhauer | Analisi

L'arte di conoscere se stessi

Arthur Schopenhauer è stato uno dei filosofi tedeschi più influenti del XIX secolo, noto per la sua visione pessimistica dell’esistenza. L’opera L’arte di conoscere se stessi (in greco εἰς ἑαυτόν, “a se stesso”) è una raccolta di annotazioni, riflessioni e massime compilata a partire dal 1821 ma pubblicata postuma da Adelphi solo nel 2003. In queste pagine, scritte in un periodo di isolamento e difficoltà, Schopenhauer traccia un percorso di autoanalisi che, partendo dalla critica alla superficialità umana, trova la propria meta nella tranquillità della solitudine.

Il contesto: un diario filosofico nato dalla crisi

Schopenhauer iniziò a scrivere queste note in un momento cruciale della sua vita. Aveva preso piena consapevolezza della sua vocazione filosofica e si sentiva investito di una missione verso l’umanità, ma la sua opera principale, Il mondo come volontà e rappresentazione, era stata largamente ignorata. A questo si aggiunsero la rottura con la madre, problemi finanziari e una crescente difficoltà nei rapporti con gli altri. Questo isolamento acuì la sua visione pessimistica e lo spinse a un’intensa autoanalisi, trasformando questo testo in una sorta of Zibaldone personale.

Analisi dei temi principali

La raccolta si apre con una massima che ne riassume l’intero spirito: «Volere il meno possibile e conoscere il più possibile è la massima che ha guidato la mia vita».

La conoscenza contro la volontà

Fin dalla giovinezza, Schopenhauer sentiva di essere diverso dal resto dei “bipedi”, come li definisce con disprezzo. Mentre gli altri aspiravano a beni esteriori e superficiali (ricchezza, fama, piacere), egli perseguiva un bene superiore: l’educazione spirituale e l’indipendenza intellettuale. Questo obiettivo, secondo il filosofo, si raggiunge solo mettendo il proprio intelletto al servizio di una conoscenza più profonda della realtà, in contrapposizione ai desideri ciechi e irrazionali della “volontà di vivere” che dominano l’esistenza comune.

La misantropia e il disprezzo per la società

Se in gioventù Schopenhauer mostrava una certa propensione alla socievolezza, l’esperienza lo portò a una crescente repulsione per il genere umano. Concorda con l’idea di Demostene, secondo cui la migliore difesa è la diffidenza, e con il pessimismo di Leopardi, per cui «l’impostura è l’anima della vita sociale». Per Schopenhauer, la società limita l’intelletto, mentre la solitudine lo espande. Il disprezzo, secondo lui, è superiore all’odio, perché chi odia non ha ancora superato l’oggetto del suo risentimento. Il saggio, invece, guarda gli uomini dall’alto, con distaccata freddezza.

Il rifiuto del matrimonio e degli affetti

Il filosofo analizza il matrimonio con cinismo, vedendolo come un contratto i cui presunti vantaggi (la cura nella vecchiaia) sono illusori. Per una mente superiore, il celibato è la condizione ideale, poiché, come afferma citando Bacon, «Chi ha moglie e figli ha messo ostaggi in mano alla Fortuna». Il matrimonio è un debito che si contrae in gioventù e si paga in vecchiaia, un tranello della natura in cui l’uomo diventa una “bestia da soma” per la donna. Sacrificare l’amore per gli altri è necessario per preservare l’amore per se stessi e la propria libertà intellettuale.

Massime chiave per la conoscenza di sé

Quest’opera è un manuale di saggezza pratica, il cui pensiero può essere distillato in alcune regole di comportamento.

Concetto guida Massima di Schopenhauer
Sulla gestione dei desideri L’uomo saggio non persegue il piacere, ma l’assenza di dolore. La felicità è negativa: è la cessazione di una sofferenza.
Sui rapporti con gli altri Non mostrare mai a nessuno la tua collera o il tuo turbamento, ma solo la conoscenza che ne hai. Il mondo è pieno di maschere.
Sull’importanza della solitudine Chi non ama la solitudine, non ama la libertà, poiché si è liberi soltanto quando si è soli.
Sulla morte La morte è il grande risultato, il coronamento della vita. La solitudine a cui ci si è abituati in vita aiuta a morire bene.

Infine, per quanto riguarda la morte, Schopenhauer la vede non come una fine terrificante, ma come il compimento della propria missione, un ritorno allo stato originario. La sua filosofia, delineata in modo così intimo in quest’opera, è un invito a trovare la pace non nel mondo esterno, ma dentro di sé. Per approfondire il suo pensiero, si può consultare la voce su Treccani o su Wikipedia.

Fonte immagine per l’articolo “L’arte di conoscere se stessi, Arthur Schopenhauer | Analisi”: Wikipedia

Articolo aggiornato il: 10/09/2025

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