Le 5 teorie anticapitaliste: quali sono?

Le 5 teorie anticapitaliste: quali sono?

Le 5 teorie anticapitaliste: quali sono? Scopriamole! 

Il capitalismo è un sistema economico basato sull’accumulazione del capitale, un meccanismo che permette di trasformare il capitale di un determinato periodo in uno maggiore in quello successivo. Sebbene rappresenti il paradigma dominante nell’economia globale, ha suscitato critiche significative da parte di studiosi e teorici che hanno analizzato i suoi limiti e le sue conseguenze sociali. In questo articolo, approfondiremo le principali teorie anticapitaliste e i pensatori che si sono opposti al capitalismo.

Le ideologie pro capitaliste: il contesto storico

Prima di esaminare le teorie critiche, è essenziale comprendere le basi del pensiero pro capitalista e i motivi del suo radicamento storico. Il capitalismo si sviluppa come sistema economico predominante a partire dalla Rivoluzione Industriale, un periodo caratterizzato da un rapido aumento della produzione, delle innovazioni tecnologiche e del PIL pro capite, soprattutto in Inghilterra.

Gli economisti e storici che hanno analizzato il fenomeno capitalistico si sono posti domande cruciali:

  • Perché il PIL pro capite è cresciuto rapidamente nel Settecento?
  • Perché la Rivoluzione Industriale si è verificata in Inghilterra e non altrove?
  • Perché Paesi con un’economia avanzata, come la Cina, hanno impiegato più tempo per recuperare il divario economico?

Le risposte a questi interrogativi hanno dato origine a varie teorie pro capitaliste. Tra i principali sostenitori del capitalismo, troviamo:

  1. Joel Mokyr, che attribuisce il successo della Rivoluzione Industriale alle innovazioni tecnico-scientifiche, come macchinari più efficienti per la produzione.
  2. David Landes, che sottolinea l’importanza dei fattori culturali e istituzionali, evidenziando come la cultura inglese fosse particolarmente favorevole allo sviluppo economico.
  3. Gregory Clark, che collega il capitalismo a una cultura che promuoveva il lavoro e l’accumulazione di ricchezza.
  4. Kenneth Pomeranz, che analizza la divergenza tra Cina e Inghilterra, attribuendo il successo inglese alla disponibilità di carbone, una risorsa cruciale durante la Rivoluzione Industriale.
  5. Douglass North, che enfatizza la protezione della proprietà privata come elemento chiave per lo sviluppo economico.
  6. Jack Goldstone, che propone un’analisi integrata di tutti i fattori sopra citati.
  7. Altri economisti, che mettono in relazione il capitalismo con l’etica protestante, considerata superiore a quella cattolica per il suo forte accento sul lavoro.

Queste teorie celebrano il capitalismo come un sistema che ha favorito la crescita economica e il progresso tecnologico. Tuttavia, il capitalismo ha generato anche profonde disuguaglianze sociali, economiche e ambientali, che hanno ispirato critiche radicali.

Le 5 teorie anticapitaliste

Le teorie anticapitaliste nascono dall’esigenza di analizzare e mettere in discussione i fondamenti del capitalismo, evidenziandone le contraddizioni e le conseguenze negative. Vediamo in dettaglio i principali contributi critici.

1. Karl Marx e il marxismo

Il marxismo è senza dubbio la teoria anticapitalista più influente. Karl Marx analizza il capitalismo come un sistema basato sullo sfruttamento della classe operaia da parte della borghesia. Secondo Marx:

  • La produzione capitalistica genera disuguaglianze, poiché il profitto è ottenuto espropriando il surplus prodotto dai lavoratori.
  • Il sistema capitalistico è caratterizzato da crisi cicliche, dovute alla contraddizione tra la crescente capacità produttiva e il calo della domanda effettiva.
  • L’inevitabile conflitto tra le classi sociali porterà, secondo Marx, al superamento del capitalismo attraverso una rivoluzione socialista.

Questa visione smonta l’idea di un capitalismo armonioso e progressivo, sottolineando invece le sue basi strutturali di disuguaglianza.

2. Eric Williams: capitalismo e colonialismo

Eric Williams evidenzia il legame tra il capitalismo e il colonialismo, analizzando il ruolo della schiavitù nello sviluppo economico delle potenze europee. Secondo Williams:

  • La schiavitù ha fornito una forza lavoro a bassissimo costo, essenziale per la crescita economica.
  • Il commercio di schiavi, soprattutto tra il Seicento e il Settecento, ha generato ricchezze significative che hanno finanziato l’industria britannica.

Questa analisi collega lo sviluppo capitalistico alle pratiche di dominio e sfruttamento globale, mettendo in luce il lato oscuro della sua storia.

3. Immanuel Wallerstein e Giovanni Arrighi: la teoria del sistema-mondo

Immanuel Wallerstein e Giovanni Arrighi elaborano la teoria del sistema-mondo negli anni Settanta e Ottanta del Novecento. Questa teoria analizza il capitalismo come un sistema globale basato sulla dominio economico di alcune nazioni su altre:

  • Il capitalismo si sviluppa attraverso una divisione internazionale del lavoro, che vede il centro (le nazioni industrializzate) sfruttare la periferia (i paesi sottosviluppati).
  • Le relazioni economiche internazionali sono caratterizzate da un processo di accumulazione che favorisce le nazioni dominanti.

Ad esempio, il Regno Unito ha dominato economicamente l’India, utilizzandola come una colonia di sfruttamento per materie prime e forza lavoro.

4. Ellen Meiksins Wood: il capitalismo come rottura storica

Ellen Meiksins Wood considera il capitalismo una rottura storica nel processo di accumulazione economica. Secondo Wood:

  • Il capitalismo si distingue dai sistemi economici precedenti per la sua centralità del mercato, che diventa l’unico meccanismo di distribuzione delle risorse.
  • La transizione al capitalismo non è stata un processo naturale, ma il risultato di forme specifiche di dominazione sociale ed economica.

Wood sottolinea come il capitalismo abbia trasformato radicalmente le relazioni sociali, mettendo al centro il profitto e la competizione, spesso a scapito delle comunità e dell’ambiente.

5. La critica ambientale: il capitalismo come sistema insostenibile

Sebbene non riconducibile a un singolo pensatore, la critica ambientale rappresenta una delle opposizioni più recenti al capitalismo. Secondo questa visione:

  • Il capitalismo, con la sua enfasi sulla crescita illimitata, è intrinsecamente insostenibile.
  • Le risorse naturali sono sfruttate senza considerare i limiti del pianeta, causando crisi ambientali come il cambiamento climatico.

Questa critica sottolinea la necessità di ripensare il sistema economico globale per garantire la sopravvivenza dell’umanità.

Conclusioni: un sistema sotto esame

Il capitalismo ha rivoluzionato l’economia mondiale, portando innovazione e crescita. Tuttavia, ha generato profonde contraddizioni sociali, economiche e ambientali. Le 5 teorie anticapitaliste analizzate in questo articolo offrono spunti di riflessione importanti:

  • Karl Marx ci invita a considerare le disuguaglianze strutturali del capitalismo.
  • Eric Williams collega il capitalismo alle pratiche di dominio coloniale.
  • Wallerstein e Arrighi evidenziano il sistema di sfruttamento globale.
  • Ellen Meiksins Wood critica la centralità del mercato e del profitto.
  • La critica ambientale ci ricorda i limiti ecologici di un sistema basato sulla crescita infinita.

Queste teorie non solo mettono in discussione il modello capitalista, ma offrono anche prospettive per immaginare sistemi alternativi più equi e sostenibili.

Fonte immagine: Wikipedia Commons

A proposito di Federica Loscalzo

Vedi tutti gli articoli di Federica Loscalzo

Commenta