Nato a Wapakoneta, Ohio, il 5 agosto 1930, Neil Alden Armstrong è stato un astronauta, ingegnere e aviatore statunitense, passato alla storia per essere stato il primo uomo a camminare sulla superficie della Luna. Il suo nome è indissolubilmente legato alla missione Apollo 11, un evento che ha segnato una delle più grandi conquiste tecnologiche e umane del XX secolo.
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Dalla passione per il volo alla carriera da pilota
La passione di Neil Armstrong per il volo iniziò fin da bambino, un interesse che lo portò a costruire modellini di aerei e a leggere avidamente riviste di aviazione. Riuscì a ottenere il brevetto di volo a soli 16 anni, prima ancora di conseguire la patente di guida. Nel 1947 iniziò a frequentare la facoltà di ingegneria aeronautica della prestigiosa Purdue University, grazie a una borsa di studio della Marina Militare statunitense. I suoi studi furono interrotti dalla chiamata alle armi: divenne un pilota della Marina e partecipò a 78 missioni di combattimento durante la Guerra di Corea. Terminato il conflitto, nel 1955 si laureò e divenne pilota collaudatore per il National Advisory Committee for Aeronautics (NACA), l’ente che precedette la NASA. Come pilota di velivoli sperimentali, tra cui il famoso aereo a razzo X-15, Armstrong si distinse per la sua abilità e il suo coraggio, accumulando un’esperienza fondamentale per la sua futura carriera di astronauta.
L’ingresso alla NASA e la missione Gemini 8
Armstrong entrò a far parte del corpo astronauti della NASA nel 1962, con il secondo gruppo di pionieri selezionati dall’agenzia. Il suo primo volo spaziale fu come comandante della missione Gemini 8. Durante questa missione, il 16 marzo 1966, insieme al pilota David Scott, realizzò il primo aggancio (docking) tra due veicoli spaziali in orbita, una manovra essenziale per le future missioni lunari. La missione, tuttavia, fu interrotta prematuramente a causa di un grave malfunzionamento di un propulsore, che innescò una rotazione incontrollata del veicolo. Armstrong mantenne il sangue freddo e riuscì a stabilizzare la capsula, compiendo un rientro di emergenza che mise in luce le sue eccezionali doti di pilota.
Apollo 11: la storica missione che cambiò la storia
La missione che consacrò Neil Armstrong alla storia fu l’Apollo 11, culmine della “Corsa allo Spazio” contro l’Unione Sovietica. Armstrong fu selezionato come comandante dell’equipaggio, un ruolo di enorme responsabilità. La storica missione partì il 16 luglio 1969 e fu seguita con il fiato sospeso da tutto il mondo.
Membro dell’equipaggio | Ruolo nella missione Apollo 11 |
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Neil Armstrong | Comandante della missione |
Buzz Aldrin | Pilota del modulo lunare (Eagle) |
Michael Collins | Pilota del modulo di comando (Columbia) |
L’allunaggio e la famosa frase
L’allunaggio si rivelò una delle fasi più complesse. Armstrong, che all’epoca aveva 38 anni, si accorse che il computer di bordo stava dirigendo il modulo lunare Eagle verso un’area piena di massi. Assunse quindi i controlli manuali e, con grande abilità, riuscì a far atterrare il modulo in una zona sicura, con meno di 30 secondi di carburante residuo. L’allunaggio avvenne alle 20:17 UTC del 20 luglio 1969. La prima frase di Armstrong fu: «Houston, Tranquility Base here, the Eagle has landed» («Houston, qui Base della Tranquillità, l’Eagle è atterrato»).
Alle 02:56 UTC del 21 luglio 1969, Neil Armstrong scese la scaletta del LEM, diventando il primo essere umano a posare il piede su un altro corpo celeste. In quel momento, pronunciò la celebre frase, trasmessa in diretta a circa 650 milioni di persone in tutto il mondo: «That’s one small step for [a] man, one giant leap for mankind» («Questo è un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l’umanità»).
Le attività sulla Luna e il rientro sulla Terra
Buzz Aldrin raggiunse Armstrong sulla superficie circa venti minuti dopo, diventando il secondo uomo a camminare sulla Luna. Insieme, i due astronauti piantarono la bandiera degli Stati Uniti, raccolsero 21,5 kg di campioni di roccia e installarono l’ALSEP (Apollo Lunar Surface Experiments Package), una suite di strumenti scientifici. Come documentato dagli archivi ufficiali della NASA, l’attività extraveicolare durò circa due ore e mezza. Rientrati nel modulo, si ricongiunsero con il modulo di comando Columbia, pilotato da Michael Collins, e iniziarono il viaggio di ritorno. Il 24 luglio 1969, la capsula ammarò nell’Oceano Pacifico. L’equipaggio fu accolto come un eroe mondiale dopo un periodo di quarantena.
La vita dopo la NASA e la sua eredità
Neil Armstrong, uomo di natura estremamente riservata, lasciò la NASA nel 1971. A differenza di altri astronauti, evitò le luci della ribalta e una carriera politica, preferendo dedicarsi all’insegnamento. Accettò un incarico come professore di Ingegneria Aerospaziale all’Università di Cincinnati fino al 1979. Armstrong si spense il 25 agosto 2012, all’età di 82 anni, per complicazioni seguite a un intervento cardiovascolare, come riportato anche dall’Ufficio Storico della NASA. La sua eredità va oltre l’impronta lasciata sulla Luna; egli rappresenta un simbolo di coraggio, competenza e umiltà, un pioniere che ha spinto i confini dell’esplorazione umana.
Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay
Articolo aggiornato il: 01/10/2025