Orazio e le Odi | Temi e analisi

Orazio e le Odi | Temi e analisi

Orazio è un poeta sfuggente il quale, nonostante la sua popolarità millenaria e la perfezione formale, ha prodotto opere il cui messaggio umano è aperto ad interpretazioni diverse e mai completamente afferrabile. L’opera più rappresentativa del poeta Orazio è sicuramente Le Odi.

Chiunque legga Orazio trova in lui innumerevoli modi di comprendere e analizzare la sua poesia: c’è chi di lui apprezza più di ogni altra cosa l’atarassia di ispirazione epicurea oppure la perfezione formale o ancora l’umorismo, la sua visione dell’amore, sulla morte e l’angoscia che ne deriva.

Il timore della morte e dell’invecchiamento è, infatti, un sentimento che non lascia mai del tutto il poeta che per combatterlo cerca l’eterno nell’attimo (il suo Carpe Diem, sempre di ispirazione epicurea) e la “via di mezzo” ovvero la misura, necessaria per godere dei piaceri della vita senza lasciarsene coinvolgere completamente, perché questo provocherebbe turbamento e dolore. La “via di mezzo” permette a chi la conquista di mantenersi in uno stato di relativo distacco dalle passioni, e questo è un ideale che Orazio persegue in tutte le sue opere, dalle Satire alle Odi, alle Epistole, non solo sul piano dei contenuti ma anche dal punto di vista formale: l’equilibrio formale, da lui perseguito con tanta diligenza, attenzione e fatica (il labor limae) fa di lui il poeta più classico della letteratura latina.
È solo attraverso l’arte e la poesia che Orazio riesce a raggiungere una sorta di immortalità nella memoria umana ed egli scrisse al riguardo in una delle sue Odi: «exegi monumentum aere perennius… non omnis moriar» ovvero «Ho innalzato un monumento più duraturo del bronzo… non morirò del tutto».

Le Odi

L’intero mondo poetico di Orazio è racchiuso all’interno di Le Odi, 4 libri che contengono complessivamente 103 carmi. Il modello poetico principale a cui attinge Orazio è Alceo: se questo poeta può essere paragonato ad “un cigno che si innalza nell’aria”, Orazio, invece, può essere accostato solo all’ape del monte Matino, che con molto lavoro mette insieme il miele. Altre influenze sono: Saffo, Anacreonte e Callimaco.

I 103 carmi vantano una grande varietà di temi: primo tra tutti è il Carpe Diem ovvero un invito a trovare nell’attimo finito l’eterno all’insegna della misura;

  • L’ineluttabilità della morte, grande livellatrice alla quale neanche l’uomo più ricco e potente può sfuggire;
  • L’amicizia, mezzo attraverso cui alleviare la tristezza;
  • La religione, Orazio vede il mondo come un luogo controllato dal caos piuttosto che dall’intervento divino;
  • L’amore, vissuto con un certo distacco senza essere travolto dalle emozioni (al contrario, ad esempio di Catullo) e che presenta varie figure femminili, tra cui: Glicera, Lidia, Pirra e Leuconoe;
  • La questione civile attraverso cui Orazio condanna le guerre civili (tale condanna legata alla continua ricerca di pace del poeta lo porterà ad aderire al programma di Augusto);
  • La questione poetica con la quale Orazio mette in evidenza la sua specifica professione di poeta, distinta da tutte le altre attività umane e da un lato rifiuta di cantare temi epici perché non adatti alla propria indole di poeta lirico, dall’altro ora afferma di aver realizzato, attraverso Le Odi, un’opera immortale.

Fonte immagine: Freepik

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