Lord Byron e il incredibile rapporto con l’Italia

Lord Byron e il rapporto con l'Italia

Lord Byron è stato uno dei più grandi poeti romantici inglese (della seconda generazione) particolarmente noto anche per il suo rapporto con l’Italia.

In questo articolo verranno delineate le esperienze di vita principali di Lord Byron e in particolare, prendendo in considerazione la raccolta epistolare, si affronterà il suo dinamico rapporto con l’Italia.

George Gordon Noel Byron (1788-1824), o più comunemente “Lord Byron”, nasce a Londra da una famiglia scozzese, studia in Scozia e poi al Trinity College a Cambridge.
In giovane età pubblica la sua prima raccolta di poesie intitolata inizialmente “Juvenilia” e poi modificata in “Hours of Idleness” che fu aspramente criticata dalla Edinburgh Review.

Durante la sua vita Byron compirà il “Grand Tour”, dal 1809 al 1811, che gli permetterà di visitare Spagna, Portogallo, Albania e Grecia.
Alla fine del suo Grand Tour pubblica i primi due libri dell’opera che finirà per renderlo famoso, ossia “Childe Harlod’s Pilgrimage”: un diario, o più semplicemente un lungo poema, in versi che narra delle avventure di Byron-Harold che ormai disilluso da una vita di ozio cerca la salvezza in terre lontane.
Nel quarto libro di quest’opera comincia ad apparire l’immaginario dell’Italia: luogo in cui scapperà in seguito ad alcune eccentricità e scandali legati ad una condotta impropria, in particolare nei confronti delle donne.

Quando parliamo del rapporto di Lord Byron con l’Italia facciamo riferimento in particolare a quel periodo compreso tra il  1816 e il 1823, anni nei quali Byron visse in Italia ed ebbe occasione di visitare molte città italiane, tra cui Venezia, Ravenna, Pisa, Roma, Genova e Livorno
In particolare, trascorse molto tempo a Venezia e fu proprio in Italia che Byron scrisse gran parte delle sue opere più famose, ispirato dalle bellezze naturali del paese, dall’arte e dalla cultura italiana. Nel suo rapporto con l’Italia, la città che più affascinò Byron, e allo stesso tempo causò la sua dipartita, fu Roma: nella primavera del 1817 Byron decise di interrompere il suo soggiorno veneziano per visitare questa città, per ventidue intensissimi giorni, che da lungo tempo lo aveva affascinato.

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E fu proprio il suo medico che gli consigliò di interrompere il suo soggiorno veneziano poiché l’umidità del posto stava peggiorando il suo “mal di petto”, Byron allora colse l’occasione e decise di partire per Roma.

Arrivato a Roma decise di alloggiare presso Piazza di Spagna al numero 66, dove oggi sorge la “Keats-Shelley House” l’ultima dimora di John Keats, il posto in cui morì a causa della tubercolosi soltanto all’età di 21 anni: oggi resa una casa museo, è aperta al pubblico dal 1909.

Appena giunto nella capitale, Byron sin da subito decise di mettersi in sella al suo cavallo per esplorare le vie romane: visitò il Pantheon, il Palatino, il Colosseo e giunse addirittura in periferia, ad Ariccia e a Frascati.
In questi ventidue giorni Byron conobbe anche gli aspetti più crudi e negativi dell’Italia dell’epoca, in una lettera che Byron inviò al suo editore John Murray descriveva con dovizia di particolari un episodio assai tragico: l’esecuzione capitale di tre ladri nella piazza del Popolo. Nel suo rapporto con l’Italia, questo episodio fu decisivo: Byron ne rimase particolarmente sconvolto, definendolo agonizzante, macabro e tragico e probabilmente fu proprio questo evento a causare l’interruzione del suo soggiorno romano e a spingerlo a tornare verso Nord.

Fonte immagine di copertina: Pixabay

 

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