Poesia di protesta: come la poesia può cambiare il mondo

Poesia di protesta: come la poesia può cambiare il mondo

La poesia è una forma d’arte. Tecnicamente, è una forma di scrittura in versi che prevede l’accostamento di parole secondo particolari leggi metriche. Essa rappresenta il canto dei sentimenti e delle emozioni. All’intero di un genere che si è sviluppato e modificato per millenni, è possibile ritrovare un filo conduttore che unisce i primi canti lirici e le moderne poesie di protesta: l’urgenza di esprimere una realtà emotiva. La poesia di protesta è l’evoluzione estrema della necessita di dare una voce a chi non la possiede, di dare forma a quei problemi che caratterizzano la società.

Origini

La poesia nasce prima della scrittura: i primi componimenti poetici venivano infatti recitati oralmente, spesso accompagnati dalla musica. Le origini della poesia si fanno risalire all’antica Grecia, sebbene esistano esempi di componimenti anteriori. I primi due grandi componimenti in versi messi per iscritto furono l’Iliade e l’Odissea. Con l’avvento della stampa la poesia si stabilizzò definitivamente in forma scritta. Tuttavia, il carattere dell’oralità non è completamente scomparso, esso ritorna specialmente in determinati generi poetici, come la performance poetry, di cui fa parte anche il filone della poesia di protesta.

La poesia di protesta

Per poesia di protesta si intende qualsiasi forma di manifestazione poetica che intende proporre una critica in merito ad eventi o circostanze esistenti. La tematica principale dei componimenti riguarda gli aspetti politici di una società, tuttavia, tra le tematiche più sviscerate ritroviamo anche: il razzismo, la guerra e i suoi effetti sulla popolazione, le discriminazioni di genere o sessuali e qualsiasi altro problema sociale. La poesia di protesta riesce ad unire le regole formali stilistiche ad un grande fervore ed interesse verso gli argomenti trattati, permettendo anche al lettore, o ascoltatore, del componimento di sviluppare un certo grado di interesse ed empatia che può, talvolta, stimolarne l’azione sociale. In molti casi, il fulcro dei componimenti è rappresentare l’insoddisfazione del poeta, o anche della società in generale, nei confronti di uno specifico regime governativo, in questo la poesia di protesta si dimostra essere necessariamente non oggettiva. Molti altri testi riguardano mali sociali più generali, tra questi la guerra rappresenta uno degli argomenti più popolari. I poeti mostrano attraverso i propri testi gli effetti devastanti delle guerre sui civili e sulla civiltà. È importante ricordare che, pur trattando argomenti sociali, si tratta sempre di componimenti artistici che rispondono a delle caratteristiche standardizzate che devono essere rispettate dagli autori, la poesia di protesta resta una forma d’arte e a produrla restano poeti, artisti, che non devono lasciarsi travolgere dalle emozioni e stravolgere l’aspetto formale del componimento. La poesia di protesta è collegabile a quella branca del genere che ne rivendica la dimensione orale: i testi acquistano maggiore credibilità se recitati oralmente. Si tratta, tuttavia, di una oralità mediata dalla forma scritta, dunque una oralità definita secondaria, rispetto a quella primaria delle origini pre-alfabetiche. Tra gli esempi più validi di poesie e poeti di protesta figurano sicuramente i poeti che rivendicano le lotte per i diritti civili degli afroamericani statunitensi. Tra questi ricordiamo personalità quali Langston Hughes, Amiri Baraka, Nick Cannon… Nel corso degli anni la poesia di protesta si è diffusa anche al di fuori degli Stati Uniti, per esempio:

in Palestina, dove figurano i componimenti di Rafeef Ziadah che raccontano l’oppressione israeliana,

in Brasile, con i testi di Emerson Alcalde contro il presidente Bolsonaro,

ed infine in Sudan, dove il genere di protesta è particolarmente diffuso grazie all’impegno di poeti come Yousra Elbagir, Emtithal Mahmoud o la studentessa Alaa Salah.

La poesia di protesta in Italia

In Italia il genere poetico di protesta non è molto diffuso. Ciò è probabilmente dovuto al ruolo ancora oggi giocato dalla tradizione poetica classica, che è strettamente legata al concetto di scrittura. L’Italia resta il paese del “bel canto”, la patria di maestri come Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Alessandro Manzoni, personalità che hanno fondato la lirica sulle regole stilistiche e temi metafisici. La poesia resta, nel panorama italiano, un’arte destinata ad una élite quasi aristocratica. Sebbene, dunque, risulti più difficile lasciar emergere l’aspetto orale della poesia di protesta, anche in Italia si è cercato di dare spazio a questo genere. Possono essere considerati poeti di protesta, ad esempio, i cantautori degli anni ’70, come Fabrizio de André, Francesco Guccini e Claudio Lolli. Inoltre, la poesia di protesta italiana sta trovando un suo canale di sviluppo e diffusione all’interno di attività ed eventi come poetry slam, open mic, workshop di poesia orale. In questi casi, la poesia raggiunge contesti emarginati e diventa strumento di integrazione ed espressione. Tra i pochi artisti italiani che hanno tentato la via della poesia di protesta è da citare Wissal Houbabi, nata in Marocco e cresciuta in Italia, esponente attivista del movimento Non Una di Meno.

La speranza è che, anche nel nostro paese, questo genere si sviluppi, permettendo alle tematiche sociali d’interesse di emergere anche in un contesto più artistico, come può essere quello lirico, sdoganando un’immagine statica della poesia, ferma a correnti, pur sempre d’effetto, ma anacronistiche. In questo passaggio i giovani rappresenterebbero un fattore centrale.

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Alessia Nastri

Studentessa di venti anni iscritta all'università l'Orientale di Napoli. Appassionata dell'arte in ogni sua forma, amo particolarmente leggere e studiare le letterature. La mia personalità si costruisce su pochi aspetti: i libri, la scrittura, Taylor Swift e la mia frangetta.

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